Sdraiata sul mio letto fisso le stelle sul soffitto: le avevamo attaccate quando ero più piccola, mi erano piaciute tanto perché si illuminavano al buio.
Un'altra mia grande passione: gli astri e tutti i corpi celesti in generale.
Sono rimasta con mamma per un po',sentivo che aveva bisogno di stare in compagnia.
Lei è andata giù per preparare la cena, ma prima di uscire mi ha detto: "Ricordati che nella vita arriverà il momento in cui 'no' sarà l'unica risposta".
Non ho ben capito perché mi abbia detto quella frase, ma ci rifletterò su.
Chiudo gli occhi, sono stanca. Ho riflettuto sulla frase di mia madre: "lui mi vuole bene" e sono arrivata alla conclusione che io, anche se piccolina per certi pensieri, da un uomo voglio il rispetto, non l'amore.
Il rispetto è una cosa indispensabile,secondo me da lì nasce tutto il resto, l' amore compreso.
L'affetto invece, se non te lo da, non te lo da.
Non puoi obbligare una persona a volerti bene o ad amarti.Non si può.
Con tutti i pensieri che girano per lamia mente, finisco con l'addormentarmi.
... <<È pronta la cena, alzati.Muoviti!>>
Mi viene a svegliare uno dei gemelli,Farid o forse Khalid non so, avevo ancora gli occhi troppo chiusi per capirlo.
A cena mangio il più veloce possibile,sento un fastidio che non dovrei sentire solo a guardarlo.
La sua indifferenza, la sua disinvoltura, mi urtano. E non riesco a smettere si pensare alle parole di mia madre.
<<Mamma stai bene?>> la domanda di Zenab spezza il filo dei miei pensieri: non ho mai pensato tanto in tutta la mia vita.
Mio padre la guarda di sottecchi.Quindi qualcosa l'ha fatta.
Mamma guarda Zenab, come se le avesse parlato in un altra lingua e poi guarda me
<<Sì, si. sono solo un po'stanca>> quasi sussurra.
"No.tu non stai affatto bene" dico,ma mi sa che è rimasto nella mia testa, ed è meglio così: sento che se lo facessi, succederebbe qualcosa di brutto.
I gemelli alzano le spalle, troppo occupati a giochicchiare con il cibo per prestare attenzione a qualcos' altro.
Chiedono il permesso di alzarsi e vanno in salotto a guardare la televisione, perla mezzora che è concessa loro dopo cena.
Zena li raggiunge poco dopo, lasciando i piatti sul tavolo.
Normalmente li richiamerei a levare il tutto, ma oggi non ho voglia di discutere.
Io mi alzo prendendo il mio piatto e quello delle pesti, a tavola rimangono i miei genitori.
Mamma arriva poi con i piatti: il suo e quello di papà.
Per lui la regola non vale, anche se è il solo a mangiare,anche se è mezzanotte, li lascia sempre sul tavolo dovunque abbia mangiato e mi infastidisce la cosa perché poi il giorno dopo tocca a me o la mamma raccogliere, e sono sempre più convinta che non passerò la mia vita a fare cose ingrate.
È una promessa a me stessa.
Lavo velocemente tutto quanto, stando attenta a pulirli bene.
Pulisco i fornelli,il piano da lavoro e poi tutto il tavolo.
<<Su, a dormire, è finito il tempo>> sento dire mentre spazzo le briciole sparse per il pavimento, li sento sbuffare tutti quanti alla frase di papà, ma obbediscono.
Una volta finito auguro la buonanotte ai miei, (o meglio a mia madre, ma non voglio sfidare mio padre apertamente) che se ne stanno in salotto e mi preparo per andare a dormire.
Li sento discutere,come succede da qualche giorno a questa parte.
Si dicono tante cose ma una mi arriva nitida, chiara, indelebile, indimenticabile.
<<Sono io che decido in questa famiglia, l'ultima parola spetta a me, indifferente dalla tua>> la voce di mio padre così ferma, tesa, mi fa pensare una cosa sola.
Il rispetto prima di tutto.
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Senza Barriere
General FictionQuanto è disposta una persona per essere felice? Safia non lo sa, al dire il vero non se lo chiede. Non sa nemmeno quanto il padre sia disposto, insieme alla zia, a marchiare le proprie figlie di un orrenda cicatrice di castità e dolore, per raggiu...