È ora di cena.
Siamo tutti a tavola, ed è questa la cosa strana. In casa mia non ceniamo quasi mai tutti insieme, anche se papà è in casa, a lui piace mangiare più tardi rispetto a noi.
Mio padre, a capotavola sembra avere l'aria un po' stanca, un po' tesa, questa riunione forzata di famiglia non piace nemmeno a lui.
Per me era strano averlo in casa,semplicemente per il fatto che passava più tempo fuori che dentro,era un uomo,seppur mio padre, irritabile e irritante: lui si arrabbiava con la mamma,lei se la prendeva con me e io innervosita, mi adiravo con il restodei miei fratelli, che facevano lo stesso a loro volta, tranne igemellini che rispondevano male a chiunque (compresi mamma e papà)ma venivano perdonati perché "sono piccoli". Una reazionea catena insomma.
Quando era qui, mi sembrava di nonrespirare. Per questo preferivo stare in camera mia tutto il giorno,in compagnia del mio letto e del silenzio, per stare tranquilla.
Mia madre sembra distratta, mia sorella e i gemellini litigano per chi ha la fetta di tiramisù più grande, io osservo.
Non sopportando più i loro capricci mio padre urla:<<Adesso basta! È un dolce! Se ne volete ancora è lì! Ci sono cose peggiori per cui litigare.>>
Non mi sfugge l'occhiata data a mia madre, che sembra non accorgersene.
Un improvviso silenzio, cala come un manto leggero sulle nostre spalle.
<<Mamma ho finito, posso alzarmi?>> la sincronia di Khalid e Farid è inquietante.
<<Sì, prendete i vostri piatti e pulite dove avete sporcato>> risponde con un sospiro.
In casa mia funziona così: quando hai finito, chiedi il permesso, metti il tuo piatto nel lavello e pulisci cosa hai sporcato, se invece hanno finito tutti, ma non si sono alzati, tu che ti stai alzando prendi tutti i piatti e pulisci tutta la tavola, questo compito di solito è relegato a me e a volte a Zenab. È un po' "contorto", però una cosa è certa: se mai mi sposerò, non passerò la mia vita a raccogliere i suoi piatti.
<<Posso andare anch'io?>>mia madre annuisce passandosi una mano sulla fronte, sembra così stanca, chi sa che le ha detto la zia, per farla stressare così tanto.
Io resto seduta al mio posto, mangiando molto lentamente, voglio sapere cosa si diranno.
Un colpo di tosse mi fa alzare la testa, mio padre fa finta di niente, io ritorno al mio dolce, solo che lo sguardo insistente di mio padre mi mette a disagio.
<<Mamma ho finito>>
<<Vai tesoro, lavati i denti mi raccomando>> .
<<E i piatti?>>
<<Li lava tua madre, buonanotte>> quanta fretta, la guardo quasi a chiederle conferma ma lei sembra così assente, lontana.
Esco dalla cucina, ma la voce di mio padre mi ferma, oggi sono un po' impicciona.
<<Allora, oggi mia sorella è stata qui. Non è andata molto bene mi ha detto>>
<<Poteva andare meglio>>
<<È loro zia, sa quel che fa>>
Sento il rumore delle posate quando cadono, vorrei sporgermi, ma ho paura di farmi scoprire.
<<E io sono loro madre, questo mi da un diritto in più, so quel che dico, e se tu sei d'accordo io non lo sono>>
<<Vero anche questo, ma è per il loro futuro, per il suo futuro. L'aveva detto che non collabori>>
<<Il suo futuro. Hai ragione, ma il futuro che vuoi tu, ha undici anni, deve pensare a fare il pigiama party, a piangere per i brutti voti, a fare i suoi errori ... deve ancora crescere>>.
Stanno palando di me, questo è certo.
<<Nafisa, ascolta chi ha più esperienza di te, sarai pur sua madre, ma anche mia madre è d'accordo, pensa che sia giusto, la cosa migliore>>
<<Non siamo nel tuo villaggio dove se perdi un figlio ne fai due, ok? >>non ho mai visto o meglio sentito mia madre così decisa, di solito è tranquilla.
<<Pensi che io non li sappia?Sono anche figlie mie>>
<<Non si direbbe: "La cosa migliore", ma ti senti quando parli? Pur di non deludere tua sorella e tua madre ... >>
<<Attenta a come parli>> il tono di mio padre si fa arrabbiato, quasi urla .
<< ... Faresti di tutto. E quelle bambine non saranno più loro. E sarà colpa tua. Non ti permetterò di far del male anche a loro>> una sedia cade.
Sussulto impercettibilmente.
<<Non sarà colpa di nessuno ma solo tua che non hai saputo educarle bene, si abitueranno, come la zia, la nonna e tutte le altre donne prima di loro>> un tono duro, aggressivo, arrabbiato.
<<Buona notte>> conclude.
Corro su per le scale il più silenziosamente possibile, passando davanti alla camera dei gemelli edi mia sorella. Mi fiondo subito sotto le coperte, coprendomi fin sopra la testa, cercando di regolarizzare il respiro.
Quando sento la porta della stanza dei miei chiudersi, mi cambio con il pigiama, per non far insospettire mia madre, se mi dovesse notare.
Scendo le scale, mi affaccio un po' all'uscio della porta, è di spalle: sta piangendo.
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Come vi è sembrato questo capitolo due?
Vi ha incuriosito un po'?
Grazie a chi commenterà e voterà.
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Senza Barriere
General FictionQuanto è disposta una persona per essere felice? Safia non lo sa, al dire il vero non se lo chiede. Non sa nemmeno quanto il padre sia disposto, insieme alla zia, a marchiare le proprie figlie di un orrenda cicatrice di castità e dolore, per raggiu...