02 | 𝑫isperazione e Giorgio Armani

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𝐼𝑜 𝑎𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑛𝑐𝑒𝑠𝑠𝑎𝑛𝑡𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒
𝑙'𝑖𝑛𝑎𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎𝑡𝑜.

- 𝐸𝑙𝑖𝑎𝑠 𝐶𝑎𝑛𝑒𝑡𝑡𝑖


ℂ𝐚𝐧𝐳𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨: 𝐒𝐧𝐚𝐩 𝐨𝐮𝐭 𝐨𝐟 𝐢𝐭, 𝐀𝐫𝐭𝐢𝐜 𝐌𝐨𝐧𝐤𝐞𝐲𝐬 🔊


Camille 🌪

«Scappa.» Mi suggerisce il cervello nel momento in cui la macchina supera l'elegante cancello in ferro battuto situato fra due mura, le quali proseguono a circondare il perimetro verdeggiante della scuola. E che perimetro signori miei.

Avete presente quella brutta sensazione che vi prende alla bocca dello stomaco quando sapete che state per fare qualcosa di sbagliato? È una percezione forte e potente; tutto il corpo grida "NO"

Dovresti scappare, dartela a gambe e trasferirti nel posto più remoto ed introvabile sulla terra, ma forse non sarebbe abbastanza. Forse dovresti puntare proprio ad un altro pianeta.

Tutti almeno una volta ci siamo sentiti così nella vita. Però, quando si tratta di reagire, ci sono due categorie di persone: la prima riguarda la gente che ascolta l'impulso dato dal suo cervello e scappa lontano, mettendosi al sicuro da ogni male.
E poi ci sono quelli che agiscono troppo tardi, quelli che rimangono per quel fatale secondo in più immobilizzati dal panico, cercando di decidere sul da farsi e fidatevi se vi dico che sono quelli che rimangono fregati.

Io appartengo decisamente alla seconda categoria: appena la macchina del mio caro genitore ha superato l'elegante cancello in ferro battuto della J.F.K., il primo istinto è stato quello di saltare fuori dall'auto in corsa. Non avrei dovuto pensarci troppo, ma farlo e basta. Al diavolo l'arte dell'arrangiamento, al diavolo la mia abilità nell'adattarmi alle situazioni: la verità è che io lì dentro non ci voglio proprio stare e solo al pensiero di doverci trascorrere il resto dell'anno mi sento svenire. Io odio i cambiamenti. E se prima non ero totalmente sicura di ciò, adesso che ho l'imponente ed elegante struttura sbattuta in faccia in tutto il suo potere, sono assolutamente certa che sia così.

Poi - come se tutto questo non fosse abbastanza - mio padre fa scattare la sicura agli sportelli della macchina, come ultima prova tangibile a dimostrazione di essere definitivamente in trappola. Ormai non posso più uscirne. No way out. Ed è tutta colpa del mio esitare sul da farsi. Micheal evidentemente deve avermela letta in faccia la voglia di fuggire e si è adoperato di conseguenza. Accidenti.

Gli lancio un'occhiataccia che lui si preoccupa di ignorare con la nonchalance che lo caratterizza, il che non fa altro che farmi imbestialire. Ma decido di mordermi la lingua. Adesso sono troppo demoralizzata, posta di fronte al mio triste destino: non ho nemmeno voglia di argomentare un'accusa condita nei suoi confronti, cosa che solitamente adoro fare. È tipo un hobby.
Mi limito ad uno sbuffo, mentre mi lascio andare sul troppo confortevole sedile in pelle.

«Scendi» Sentenzia il simpaticone con l'espressione marmorea non appena Omer parcheggia. Si passa la mano sulla cravatta elegante per l'ennesima volta e con un'ultima occhiata rigorosa nei miei confronti si accinge ad uscire dall'abitacolo, levando la sicura e aprendo lo sportello.

A questo punto, preferivo rimanere bloccata qua dentro. Magari per sempre.

Ora che avete visto cosa succede quando si esita sul da farsi, spero non lo facciate mai più in vita vostra. Scegliete sempre un'opzione. E se una delle due opzioni è scappare, allora correte come se vi stesse inseguendo Jack lo Squartatore mentre vi dice di aver bisogno dei vostri organi interni per arricchire la sua collezione.

𝐒𝐇𝐄'𝐒 𝐄𝐋𝐄𝐂𝐓𝐑𝐈𝐂 - 𝑪𝒂𝒎𝒊𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora