ᴄᴏᴍɪɴɢ sᴏᴏɴ
Janina Baker, agente dell'FBI viene messa a capo delle nuove indagini sul caso di un noto serial killer che ha sconvolto la città di St. Louis. Ben presto si troverà a fare i conti con verità scomode e con una perversa attrazione nei c...
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Il rumore dei passi echeggiò nel corridoio silenzioso e si fermò proprio davanti alla sua cella. Com'è bello quando qualcuno si ricorda di te. Pensò Ruben. "Quinn hai visite." annunciò la guardia da dietro le sbarre. Il criminale sollevò il proprio corpo dal materasso sottile e con malavoglia si sistemò la tuta grigia. "La mia mamma ha finalmente capito di amarmi ed è venuta a dirmelo?" disse mentre si appoggiava al muro attendendo che la cella fosse aperta.
"FBI." Disse la guardia facendo roteare le manette tra le sue dita. "Vogliono farti delle domande."
Ruben si fece una piccola risata simile a quelle che si sentono nei film, malvagia e isterica. "Devo confessare i mieipeccati Bill? Davvero, si sarebbe ora di liberare la mia anima peccatrice." Erano anni che si era ostinato a mantenere il silenzio, non aveva voluto lasciare altre dichiarazioni. Era stato considerato colpevole, punto. Al mondo bastava saper questo.
"Sai cosa devi fare." affermò Bill la guardia accennando ad un sorriso. Mentre la porta a sbarre veniva spalancata Ruben spinse il suo corpo faccia a muro portando le braccia dietro la schiena poi allargò le cosce e aspettò che il materiale ferroso gli circondasse i polsi. "Fai piano Billy." Cercò di sdrammatizzare quella situazione tanto strano e ci riuscì poiché l'altro rise. Le manette gli circondarono i polsi e venne prelevato con forza dalla sua cella. Era irritante il fatto che non gli avessero nemmeno dato un minuto per darsi una sistemata, magari erano venuti a fargli delle foto e lui era poco presentabile. Sorrise tra sé e sé. Fu condotto fino alla sala luminosa in fondo al corridoio, attraversò quella porta venendo quasi accecato da quella forte luce. Istintivamente si portò le mani incatenate vicino al viso per coprirlo. Venne spintonato sulla sedia e a quel punto decise che era il caso di riaprire gli occhi ed affrontare la situazione. Davanti a lui c'era un vetro e dietro quest'ultimo una donna dai capelli rossi raccolti in una coda alta.
"Buongiorno Ruben – sorrise – sono Janina Baker, FBI." Gli fece vedere il distintivo. Gli davano la caccia anche i federali ora?
"Salve." Rispose inclinando la testa verso sinistra per stare più comodo. Billy l'aveva bloccato con le braccia dietro la sedia. La donna davanti a lui aprì un fascicolo e mise in azione quello che sembrava un registratore. "Avrei delle domande da farle." le parole vennero pronunciate con calma, Ruben seguì attentamente ogni movimento di quelle labbra carnose.
"Prego." Non aveva altra scelta se non accettare.
"Inizi col dirmi il suo nome." Lo guardò fisso negli occhi mentre intrecciava le dita sul banco.
Lui alzò gli occhi al cielo. "L'ha detto prima."
"Giusto - premette un pulsante sul registratore - il mio capo vuole che gli riporti tutte le tue dichiarazioni. La devo registrare." Spiegò.
Forse non aveva capito bene. "Può farlo?"
"Certo." L'agente sorrise mostrando due fossette proprio come le sue. Il dito affusolata fu spinto di nuovo sul tasto del registratore. Ruben guardò l'aggeggio. Bene. Quindi cosa doveva fare? Dire il suo nome? "Mi chiamo Ruben Levi Quinn."
La rossa davanti a lui lo fissava senza pietà. Fredda come il ghiaccio. "Mi racconti qualcosa di lei." disse stringendosi nell'ampia giacca, doveva far freddo con quelle gambe scoperte in gran parte a causa della gonna nera, che le arrivava parecchi centimetri più su del ginocchio. Sulle gambe non si vedeva il riflesso della luce quindi molto probabilmente erano nude.
L'uomo spostò lo sguardo sul suo viso. "Ho 29 anni, sono nato in Kansas e il mio segno zodiacale è il leone." Rispose facendo una sorta di lista della spesa. Ricevette un sorriso tirato in risposta con l'aggiunta di un: "Interessante, mi dica di più."
Ruben cercò di passarsi la mano tra i capelli, fortunatamente non l'avevano più costretto a tagliarli. Gli piaceva avere quel ciuffo, era utile soprattutto nei momenti di difficoltà come quello in cui si trovava ora. "Il colore dei suoi capelli è naturale?" Erano graziosi quei capelli rossi, un rosso simile alla ruggine e sembravano molto lunghi.
La vide socchiuse gli occhi forse pronta a perdere la pazienza che l'aveva accompagnata fino a quel momento. "Si... mi dic- mi parli della sua famiglia."
Janina accavallò le gambe magre con un movimento lento e distratto. Ruben dall'altra parte del vetro era rimasto senza parole, immobile. Ahhh, un nervo scoperto a quanto pare. Come al solito d'altronde, è risaputo che la maggior parte dei serial killer hanno vissuto in situazioni familiari disastrose che hanno segnato in modo indelebile la loro vita e ne hanno compromesso le scelte. Il criminale rimase in silenzio assorto tra i suoi pensieri, legato come un animale. Eppure non sembrava così pericoloso. Aveva un viso dolce e una bella mascella pronunciata. I cappelli ricci gli cadevano fino al naso coprendogli in parte gli occhi, il suo corpo era coperto da una tuta grigia intera e le maniche arrotolate fin sopra ai gomiti lasciavano intravedere appena alcuni tatuaggi sulle braccia. Nel fascicolo che gli aveva fornito l'FBI c'erano le foto segnaletiche che gli avevano scattato al momento dell'arresto e oltre a quello ben poco, avrebbe fatto una visita al detective che l'aveva catturato e si sarebbe fatta dare ulteriori informazioni.
"Una mamma. Un papà. Una bella famigliola felice...– parlò in un modo molto aggressivo mentre spingeva il suo corpo in avanti – ma lei per quale motivo è venuta qui? Per fare conoscenza o cosa?" Ora il suo viso era tutt'altro che dolce. Era pieno di odio e faceva quasi paura.