||Quattro||

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||Quattro||

                             St

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                             St. Louis, 1986.

La catena alimentare prevede prede e predatori; la prima categoria è facilmente distinguibile, debole nella maggior parte dei casi, piccola e indifesa mentre per quanto riguarda la seconda categoria, i suoi esponenti sono forti, astuti e veloci, muniti degli accessori adatti per catturare e uccidere la loro preda. La regola vigeva per qualsiasi essere vivente.
Dunque esistevano prede e predatori. E lui era un feroce predatore affamato; spesso si paragonava ad un leone che sceglieva la sua gazzella tra tante, la scrutava con i suoi occhi felini fin quando non riusciva ad azzannarla con quei suoi denti aguzzi.

Nascosto nell'auto la guardava. Gli piaceva osservare i particolari e lo faceva per giorni prima di attaccare. La sua gazzella si chiamava Elisabeth, aveva letto il nome sul cartellino il giorno in cui l'aveva vista, da allora se la studiava da lontano. Aveva imparato a memoria i suoi orari e tutte le sere, nascosto nell'ombra, l'accompagnava a casa per quella scorciatoia isolata che lei spesso prendeva. Quella sera però le cose sarebbero andate diversamente.
La ragazza uscì dalla caffetteria avvicinandosi all'auto parcheggiata sul retro del locale. Non sarebbe andata tanto lontano, era tutto nel piano malvagio dell'uomo. Vide l'auto azzurra uscire dal vicolo e immettersi sulla strada, subito mise in moto e la seguì. Ben presto però, fu costretto a fermarsi poiché vide la ragazza scendere dall'auto e controllare le ruote.
"Oh poverina – disse ad alta voce l'uomo – qualcuno deve soccorrerla." Accostò e si precipitò da lei.
La giovane era di spalle, i capelli biondi le cadevano lungo la schiena esile. Debole. Indifesa. Preda succulente.

"Posso aiutarla?" Le chiese toccandole la spalla con la mano guantata.

Elisabeth sobbalzò e lanciò un piccolo urlo per lo spavento. "Ma che diavolo!" Si portò una mano al petto.

Il giovanotto assunse un'espressione mortificata. "Scusami. Non volevo spaventarti – spostò lo sguardo e indicò la ruota perforata."Vuoi una mano?"

La ragazza si strinse le braccia al petto. "Ne capisci qualcosa?"

"Ma certo, aiutami a prendere la ruota di scorta nel cofano!" Annuì sfoggiando un bel sorriso sornione. Una volta presa la gomma si allontanò da lei per chinarsi sulla parte anteriore dell'auto azzurra. Fece finta di analizzare il problema anche se sapeva perfettamente cosa era successo. Era stato lui a fare un piccolo squarcio nella gomma. Tolse quella rotta, agganciò quella nuova avvitando i bulloni con l'apposita chiave a croce.

"Mio padre mi ucciderà." Sentì piagnucolare la ragazza dietro di lui.

Non credo potrà farlo, quando ti troverà sarà troppo tardi pensò il riccio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 12, 2020 ⏰

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