[ il principio ]
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Svegliarsi alla mattina non era già di per sé cosa buona e giusta per una persona notturna. Aggiungendoci il fatto che l'orario della sveglia si aggirasse tra le cinque del mattino e 'finché non mi rompo il cazzo del bip odioso, non muovo il culo', la giornata non si poteva che prospettare magnifica. E non dimentichiamoci poi della puzza di fumo che come un ectoplasma simile a Casper, si intrufolava in ogni maledetto spiffero libero. Ecco, questa era come la tipica giornata del povero Jeon Jungkook iniziava.
Sua madre, brava donna che era, si ostinava ogni santo giorno a provare le ricette che le sue amiche del corso di cucina le suggerivano. Al martedì preparava le pancake, al giovedì invece il pudding e al venerdì...al venerdì il suo piatto forte: apple pie con crumble. Tutto buono sì, ma se lo si fosse fatto nel modo giusto. Non riusciva mai a misurare le porzioni esatte o a dosare la temperatura del forno che ahimè, da tempo, si era ormai arreso ai maltrattamenti della "cuoca".
E Jungkook era la cavia, insieme a Matthew e suo fratello, di quegli esperimenti terribili. Nessuno di loro aveva mai osato contraddire il capolavoro culinario della dama di casa, anche perché le conseguenze sarebbero state letali. Il mal capitato non solo avrebbe dovuto pulire le stoviglie per una settimana, ma si sarebbe dovuto sottoporre a ogni prelibatezza che lei cucinava. In quel ogni, rientravano anche i terribili maccheroni & cheese con salsa Alfredo. Quella salsa che Rosalie metteva ovunque e che Jungkook odiava peggio delle chiamate a Natale dei parenti.
«Jungkook! Farai tardi a scuola!» Urlò dal piano inferiore la donna che, in quel preciso istante con l'aiuto di una rivista di moda, cercava di eliminare il fumo dalla sala.
«Altri cinque minuti...» Borbottò il figlio, girandosi dall'altro lato del letto. La scorsa sera, come appassionato di videogames qual era, non aveva rinunciato alla quotidiana partita di Tomb Raider alla play. Giocata dopo l'altra, si erano fatte le quattro del mattino e Jungkook, solo a quel punto, si era deciso ad andare a dormire.
Il suono fastidioso dell'orologio tecnologico si propagò per l'ennesima volta all'interno della camera da letto. Il corvino grugnì aprendo finalmente gli occhi, giusto per accertarsi, con una sbirciatina all'orario, di avere ancora qualche minuto disponibile.
«Jungkook! — La voce stridula di Rosalie si era fatta più vicina come i suoi passi pesanti, segno che fosse abbastanza inviperita. — E diavolo, Jungkook!» Spalancò la porta della stanza violentemente e come una molla pronta a balzare in aria, il ragazzo si tirò sù a sedere.
«Sì mamma, sono pronto.»
«Sei ancora nel letto?! Jackson ti sta aspettando da dieci minuti e tu sei qui a dormire!» Sbraitò gesticolando mentre spalancava le tende e scostava le lenzuola dal corpo quasi nudo di Jungkook.
«Che cazz...» Il quarterback si passò la mano destra tra i capelli mossi e mezzo sonnambulo cercò di infilarsi un paio di jeans strappati, lavati da tempi immemori, e una maglietta rigorosamente nera.
«Vatti a lavare i denti e corri in cucina.» La donna gli passò accanto, non prima però di aver dato un bacio sulla guancia del figlio che disgustato si era scansato. Era nel pieno dell'adolescenza: ogni forma di affetto era vietata, a meno che non gli si fosse fatta da una bella bionda. O mora. O rossa. Jungkook non aveva pretese particolari.
Si fiondò nel bagno spazioso che condivideva con suo fratello maggiore dedicandosi ai suoi bisogni primari. Con estrema nonchalance, prese del gel azzurro e se lo spalmò sui capelli scostando alcune ciocche di lato. Non si reputava un brutto ragazzo, ma nemmeno bello quanto il suo migliore amico...Porca puttana, Jackson!
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The chinese biscuit effect || 𝒕𝒂𝒆𝒌𝒐𝒐𝒌
Fanfic𝐢𝐧 𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨 | Anni '90. Stati Uniti d'America. Essere il quarterback e per giunta anche il capitano dei Bulldogs, la squadra della scuola, era una bella gatta da pelare per Jeon Jungkook. Lui, che in quel campo di erba battuta ci era cresciuto e...