ti lascerei

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Nelson's pov

Ho i ricci tutti spettinati e ho non porto gli occhiali quando apro la porta della stanza. E' buia e la sveglia sul comodino segna le 02:09. Sul mio letto, c'è Irene, seduta, mentre stringe il cuscino fra le braccia.  

"Va tutto bene? Ti ho sentita gridare." le dico, preoccupato.

"Ho avuto un incubo," spiega. "scusa per averti svegliato."

"No, non preoccuparti." la tranquillizzo. La guardo per qualche secondo. Respira affannosamente e tiene lo sguardo fisso sul cuscino. Indico il bordo del letto vicino a lei "Ti dispiace se...." scuote la testa.

Accendo la luce. Mi avvicino e prendo posto vicino a lei.

Lei inizia a parlare. "Grazie per..."

"Non devi ringraziarmi per ogni cosa, sai?" le dico, ridendo un po'.

"E' che hai fatto davvero tanto per me." si giustifica sorridendo. "Mi stai facendo dormire in casa tua."

"E' il minimo che possa fare." rispondo

"Mi hai persino lasciato camera tua e hai dormito sul divano!"

"Già, e credimi, questo non è proprio da me!" le dico, ironico. Entrambi ridiamo.

"Scherzi a parte," riprendo, tentando di tranquillizzarla. "puoi restare per tutto il tempo che desideri."

Irene mi rivolge un lieve sorriso, prima di posare di nuovo gli occhi in basso. Non riesco a smettere di guardare quegli occhi verdi. E non riesco a smettere di pensare a quando li ho incontrati su quel marciapiede... 

"Ehi." Irene sussulta quando le mie parole la destano dai suoi pensieri. La sua espressione è malinconica e il suo sguardo perso mi preoccupa un po'. Le prendo la mano, nella speranza di tranquillizzarla. Restiamo in silenzio per un po' a guardarci negli occhi, la mia mano nella sua. Ho l'impressione di rivivere le emozioni di qualche sera prima. Il silenzio attorno, la vicinanza di Irene... le nostre labbra che si sfiorano...

Per qualche motivo, però, distolgo lo sguardo.

"Me ne vado, se vuoi." dico, gli occhi fissi sul pavimento.

"Non voglio."

Torno a guardarla. In realtà, non dovrei essere qui. Non sono sicuro di quello che sta succedendo. Dopo quello che le ha fatto Riccardo, non voglio farla soffrire. Dopo qualche secondo di silenzio, glielo dico:

"No..." mollo la sua mano. Mi alzo piano dal letto e mi dirigo verso la porta. "E' meglio che vada adesso."

Prego, dentro di me, che capisca. Mi fa male lasciare questa stanza, lasciare la sua mano. Vorrei rimanere qui, a dirle che per lei ci sarò, sempre. Vorrei rimanere al suo fianco, come l'altra sera, in albergo. Vorrei andare da lei, in silenzio, e darle un  bacio. 

Da sotto le coperte, mormora un "Buonanotte." senza rivolgermi lo sguardo.

"Buonanotte." dico. "Chiamami se hai bisogno di qualcosa."

Come stelle ad agosto || rovere || NELSON POVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora