Capitolo I

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- No, ti prego!
- Spostati, stupida! Voglio il bambino!
- No, ti prego. Non lui. Prendo me! Lascia Harry!
- Ho detto spostati!
- Sev!
- Lily... Lily!
- Sev! Non lasciare che ci uccida! Severus!
- No! Non lei! No!
- AAAAAAAAAAH!

- LILY! - , gridò e balzò a sedere sul letto. Si portò una mano al petto: il cuore all'impazzata, la fronte grondante di sudore, la camicia da notte bagnata e appiccicosa, il fiato corto e le gambe tremanti. Fece dei respiri profondi, poi si lasciò cadere sulla schiena per cercare di calmarsi. Ancora quel sogno. No, non era un sogno. Era un incubo. Sempre lo stesso. Tutte le notti.
Si alzò lentamente, aprì un cassetto del comodino accanto al letto e ne tirò fuori un quadernino dalla copertina marrone e molto vecchio e una penna d'oca. Aprì ad una pagina nuova e in alto a destra scrisse la data. Poi scrisse poche righe al di sotto di essa: "Di nuovo quell'incubo. Vorrei potertelo raccontare direttamente. Purtroppo non è più possibile". Ripose tutto nel cassetto e si alzò dal letto. Andò in bagno e si lavò il viso con dell'acqua fresca. Rimase fermo a guardarsi nello specchio: il suo volto pallido come quello di un cadavere mostrava tutti i segni di ansia, paura e rimorso. Era divorato dalle emozioni tristi. Si vestì velocemente ed uscì dai suoi alloggi situati nei sotterranei. Salì le scale per raggiungere la Sala Grande e unirsi a tutta Hogwarts per la colazione, ma a metà strada incontrò il preside Albus Silente.
- Buongiorno, Severus. - , lo salutò.
- Non è un buongiorno per me. - , sbuffò.
- Ah, non lo è mai per te. - , sorrise il preside.
- Cosa ci fai qui sotto, Albus? - , chiese Severus, roteando gli occhi.
- Stavo giusto venendo da te. Devo parlarti.
- Sì, ne parliamo stasera. Ho le lezioni questa mattina e non posso tardare. - , cercò di evitarlo.
- Come desideri, Severus. Questa sera passerò da te nei tuoi alloggi. Dopo cena, naturalmente.
- Bene. - , sputò leggermente irritato. Severus era tollerante con i comportamenti di Albus leggermente invadenti, a parer suo, ma se c'era una cosa che non sopportava era quando, di prima mattina, gli doveva parlare di cose complicate che potevano solo appesantire ancora di più il suo malumore.
- Andiamo? - , chiese Silente con un sorriso, indicando le scale e facendosi superare dal professore.
Severus non rispose, si incamminò a passo svelto su per le scale verso la Sala Grande. Mentre entrava, incontrò Harry Potter con i suoi due amici Ron Weasley e Hermione Granger. Sbuffò nel vederli discutere su un tema da fare e sentire l'insopportabile so-tutto-io esprimere tutto il suo sapere su una pozione. Erano sei anni, ormai che sopportava. Ma vedere soprattutto Harry Potter, il Prescelto, gli faceva venire uno stretto alla gola. Non sapeva spiegarselo neanche lui. No, era semplice la cosa: non voleva spiegarselo, non voleva accettare il fatto che dopo la conversazione avuta con Albus qualche mese prima, aveva capito di essersi affezionato al ragazzo. E questa era la cosa che gli dava più fastidio. Non voleva affezionarsi a lui, lo aveva promesso a se stesso la prima volta che lo aveva visto mettere piede a Hogwarts. Ma non ci era riuscito. E ora si era affezionato a Harry.
Lì superò velocemente e i due si unirono al tavolo degli insegnanti per la colazione. Si godette abbastanza i pasto. Cera un pensiero che lo tormentava: il pensiero di ciò che sarebbe accaduto l'indomani, dopo che Silente sarebbe tornato dalla sua "missione" insieme a Harry Potter.
Poco dopo iniziarono le lezioni. Severus entrò nell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure e si mise in piedi vicino la cattedra. Scrutò i suoi studenti con il suo solito sguardo tagliente e pieno di disprezzo. Quella giornata sentiva che sarebbe stata la più pesante di tutte. La lezione di quella mattina era con Grifondoro e Serpeverde.
- Come naturalmente sapete, a breve ci soranno gli esami. - , cominciò a dire, - E molto di voi non sono capaci di usare neanche gli incantesimi verbali, figuriamoci quelli non verbali. - , aggiunse con sarcasmo e guardò Neville Longobottom, che cercava il più possibile di tenere lo sguardo basso per non incrociare gi occhi del professore, - Oggi farete un ripasso di tutti gli incantesimi verbali. Poi, nella prossima ora, comincerete il primo dei due rotoli di pergamena sui Thestral che voglio sulla mia scrivania entro domani.
Tutta la classe sbuffò. Severus abbassò un telo bianco e accese, con la bacchetta, un proiettore in fondo alla stanza. A fine lezione, la classe si svuotò molto velocemente.
- Due rotoli di pergamena sui Thestral in un giorno! Ma dico, ma siamo fuori? - , esclamò Ron sottovoce ai suoi due amici, mentre uscivano dall'aula, per non farsi sentire dal professore. Ma lui lo aveva sentito benissimo e sorrise nel vedere persino l'insopportabile so-tutto-io in difficoltà con il tema.
Come Severus aveva previsto, la mattinata fu molto lunga e sembrava non finire più. Ma, finalmente, si fece sera e raggiunse gli altri professori al tavolo degli insegnanti nella Sala Grande. Quella darebbe stata la sua ultima sera tranquilla. L'indomani avrebbe dovuto adempiere alla sua promessa.
Si era dimenticato di dover parlare con Silente, o almeno aveva finto di essersene dimenticato, perché non aveva né la voglia né le forze di affrontare l'argomento che conosceva benissimo ormai e che lo frustrata grandemente. Così, dopo cena, andò dritto nei suoi alloggi, ma, ai piedi delle scale che conducevano ai sotterranei, c'era proprio Silente.
- Ti sei dimenticato, Severus? Oh, lo immaginavo. - , disse con un sorriso, - Bene, andiamo. Dobbiamo parlare. - , aggiunse e, senza aspettare risposta, si Incamminò per il freddo e male illuminato corridoio.
Severus lo raggiunse, estrasse la bacchetta, segnò le due lettere, una P e una L, con la punta sul muro, e questo si aprì su un piccolo salotto arredato con un camino, una divano e un piccolo tavolino e addossati alle pareti c'erano molti scaffali pieni di libri e altrettanti con sopra delle ampolle contenenti chissà quale membro di animale, o quale organo, o quale strano intruglio.
- Albus, so già di cosa devi parlarmi. E la mia risposta, se pur te l'ho data tempo fa, resta ancora titubante. Non posso. Non voglio. Non voglio più farlo. - , disse, mente il muto si richiudeva alle loro spalle.
- Severus, non puoi tirarti in dietro ora. Mi hai dato la tua parola.
- Non mi interessa! Perché non lasci che sia Draco ad ucciderti? È questo che vuole il Signore Oscuro. Perché per forza io?
- Severus, Draco è ancora un ragazzo. Non lasciare che la sua anima si sporchi con l'omicidio...
- La sua anima? E alla mia non ci pensi? È la mia di anima che verrà macchiata, Albus! La mia! - , sbottò irritato e furioso.
- Lo capisco bene Severus. Ma ne abbiamo già parlato. Se mi uccidi tu sarà anche un motivo per far sì che il Signore Oscuro torni a fidarsi di te. - , gli spiegò con tono calmo l'anziano mago.
Severus era furioso più che mai, ma sapeva che aveva ragione Albus. Serrò le mani in pugno lungo i fianchi, strinse i denti e sospirò per evitare di urlare.
- Severus, c'è una cosa che devo darti. - , disse Albus, infilando una mano nella tasca del suo abito e tirandone fuori una busta sigillata che sul retro recava il nome di Severus scritto in corsivo. La porse al professore, che la rigirò e, notando il suo nome scritto, gli venne un tuffo al cuore. Quella calligrafia la conosceva. L'aveva vista anni fa, molti anni fa, ma non ricordava dove.
- Una lettera?
- Ascoltami Severus: questa lettera non la devi aprire finché non sarà tutto finito. La dovrai leggere solo dopo che avrai compiuto il tuo compito. Mi hai sentito?
- Sì, ti ho sentito benissimo! - , sputò. Posò la lettera su un tavolino difronte al camino acceso.
- Severus, anche se volessi, hai pronunciato il Voto Infrangibile e non puoi più tirarti indietro, o morirai anche tu se Draco dovesse fallire.
- Ora puoi andare Albus. Immagino che la nostra conversazione finisca qui. - , aggiunse, senza rispondergli, prendendo la bacchetta e tracciando le due lettere sul muro, che si aprì.
- Sì, immagino di sì. Buonanotte, Severus. - , rispose il preside con rammarico ed uscì.
Quando il muro si richiuse, Severus lasciò cadere a terra la bacchetta, si tolse il mantello e lo gettò da una parte del salotto, si avvicinò al divano e vi si lasciò cadere di peso, sprofondando nella stoffa. Quello che Silente gli aveva detto gli dava grandemente fastidio, ma non perché fosse sbagliato, anzi: sapeva benissimo che era vero. Ma gli dava fastidio che Silente ne parlasse com tutta quella tranquillità. Come se niente fosse. Quando invece non era cosa da poco. Sapeva che Albus non era andato via, sapeva che era ancora li fuori, davanti a quel muro che li decideva. Si alzò in piedi e andò verso la parete, si passò una mano tra i capelli e fece due passi avanti indietro un preda all'agitazione. Fece dei grossi respiri per cercare di calmarsi, ma senza riuscirci. Si fermò difronte alla parete e gridò con tute le sue forze quanto bastava per far passare la sua voce attraverso lo spesso muro.
- SI TRATTA DI UN OMICIDIO! UN OMICIDIO CHE DOVRÒ COMMETTERE IO! E TU NE PARLI COSÌ, COME SE NIENTE FOSSE! NON SAI DI COSA PARLI, VECCHIO PAZZO! NON SAI COSA VUOL DIRE ESSERE ME ED ESSERE COSTRETTO A FARE CIÒ CHE DOVRÒ FARE! NON SAI COSA VUOL DIRE GUARDARE HARRY POTTER NEGLI OCCHI E RICORDARSI TUTTE LE VOLTE DI LEI! NON SAI CHE VUOL DIRE AMARE! - , urlò e tirò un pugno alla parete, - Non lo sai... - , ripeté, lasciandosi scivolare a terra con la schiena contro la parete. Si coprì il volto con le mani e sentì che le lacrime non resistevano più. Pianse. Era distrutto: quello che doveva fare era una cosa orrenda che, sapeva, avrebbe macchiato la sua anima per sempre.
Come aveva previsto, Albus era rimasto fuori davanti al muro e aveva sentito le sue grida ovattate dalla parete gelida. Il preside sospirò triste. Poi si incamminò su per le scale e tornò al suo ufficio.
Severus continuò a piangere lacrime amare, il viso nascosto ancora tra le mani, rigato.
- Non lo sa... - , ripeté di nuovo.
Sollevò lo sguardo per cercare di trattenere le lacrime che oramai gli uscivano a frotti dagli occhi.
- Vorrei che tu fossi qui. - , sussurrò.

Due lettere, una verità e l'addio [SNILY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora