Capitolo 1

191 12 0
                                    

Berlino, fine estate 1933

Avevo diciasette anni quando Adolf Hitler ascese al potere cominciando a dirottare la Germania verso una nuova capitolazione.

A quel tempo ancora non conoscevo nè Hansel nè Fredrich.

Mio padre, che aveva combattuto nel primo conflitto mondiale, per colmare i sogni di conquista infranti si era iscritto al partito nazista nel 1920 ed era fermamente convinto che la Germania con l'ascesa del Führer avrebbe governato l'Europa.

Orgoglioso raccontava che il cancelliere tedesco aveva piani di gloria per il Reich, che sarebbe divenuto il più potente e leggendario Impero e la sua egemonia sarebbe arrivata alle ricche pianure del Don ed oltremare, e tutti i popoli germanici si sarebbero riuniti sotto un'unica bandiera, quella nazista.

La mamma ascoltava ricamando in silenzio, io, invece, quelle parole le consideravo folli, folli perchè non rispettavano le clausole del trattato di Versailles che aveva portato allo smembramento dell'esercito e alla quasi totale assenza di mezzi bellici di ogni tipo, alla perdita di diverse province quali l'Alsazia-Lorena, parte della Polonia e della Prussia, la città portuale di Danzica e dei possedimenti coloniali, per non parlare dell'enorme cifra, ovvero 132 miliardi di marchi, che dovevamo rendere ai vincitori.

Non ero del tutto ignorante, sapevo che un passo falso avrebbe potuto scatenare enormi ripercussioni su di una nazione già stremata dall'inflazione e dai disordini pubblici.

Era un azzardo voler provocare le altre nazioni, era un azzardo troppo pericoloso permettere ad un uomo del genere di prendere il potere assoluto.

La mia era una famiglia benestante e naturalmente nazista ma l'unico vero praticante era mio padre, Answald Hömm.

Avevo deciso di iscrivermi all'università berlinese Humboldt nella facoltà di storia e filosofia perchè era mio desiderio insegnare.

Erano gli ultimi giorni di Agosto, ricordo che trovai mio padre seduto sulla poltrona in pelle mentre fumava il sigaro leggendo il quotidiano mentre mia madre era intenta a sistemare delle rose rosse in un vaso di fine porcellana.

-Eva, siediti, ho bisogno di parlarti- mi ordinò con tono autoritario, feci come disse sedendomi composta sul divano, mio padre chiuse il giornale e lo posò sul tavolino che si trovava di fianco alla poltrona, si tolse gli occhiali e mi fissò freddamente -E' mio volere che tu smetta di frequentare la famiglia Schäfer e la famiglia Schröder- lo guadai confusa non capendo la richiesta -Sono ebrei e noi persone rispettabili non possiamo avere spazzatura che ci cammina vicino- spalancai la bocca allibita, Annabeth Schäfer ed Irene Schröder era le mie più care amiche, le nostre famiglie si conoscevano da tempo immemore -Perchè? Loro sono tedeschi come noi!- ero sull'orlo di una crisi -Perchè loro sono le feccia dell'umanità, sono una razza inferiore, non paragonarci mai più a loro! Noi siamo ariani, ti proibisco di avere qualsiasi contatto con quelle due- detto ciò riprese la sua lettura concludendo la questione.

Rimasi seduta sul divano per un tempo indefinito sotto lo sguardo triste di mia madre, spettatrice passiva della sua insignificante vita.

Quella sera, nel mio letto, capii che la nuova politica non solo avrebbe sconvolto l'intera storia tedesca ma anche la vita di milioni di persone.

Quella sera scrissi una lettera d'addio ad Annabeth ed Irene chiedendo loro scusa, poi pregai la mia cameriera di fargliele avere senza che i miei lo venissero a sapere.

Non le rividi più.

Norimberga, 1946

-Ci sta dicendo che suo padre le ha proibito di frequentare quelle due ragazze perchè temeva ripercussioni da parte del partito?-

Annuisco tristemente -Mio padre si suicidò subito dopo aver scoperto che i russi erano entrati a Berlino, mia madre, invece, fu tanto saggia da scappare e rifugiarsi in campagna-

-Prosegua-

Berlino, Ottobre 1933

Studiavo alla Humboldt da un mese ormai insieme ad altri giovani già di stampo nazista che sognavano ad occhi aperti di servire il Führer con lealtà.

Ero entrata a far parte della Bund Deutscher Mädel, la sezione femminile della Gioventù Hitleriana per volere di mio padre.

Avevo fatto la conoscenza di alcune ragazze ma legai maggiormente con Gretchen, una biondissima giovane classe 1915.

Durante uno dei tanti raduni conobbi Fredrich Schulz che in poco tempo divenne mio amico alla pari di Gretchen e poi Hansel Herrmann, suo compare.

Entrambi frequentavano l'università da un anno e fu questo uno dei motivi per cui continuai a frequentarli.

Eravamo inseparabili, facevamo quasi ogni attività insieme e ciò portò alla nascita della prima coppia all'interno del gruppo.

Fredrich si era innamorato della mia amica e lei ricambiava i suoi sentimenti, dopo gli studi progettavano di sposarsi e allargare la famiglia, ero felice per loro.

Sulla scia di quella novità e forse anche un po' invidioso, Hansel decise di farmi la corte, ero lì a portata di mano e si servì dell'occasione per mostrare le sue doti da seduttore in cui, per mia sfortuna, caddi.

Rappresentava l'ariano perfetto sia nel fisico che nel carattere, proveniva da una famiglia facoltosa e sognava la carriera militare -Vedrai, mein liebling, diventerò un uomo temuto e rispettato, ci sposeremo e ti farò vivere come una regina- a quelle parole sorridevo, aveva iniziato a piacermi nonostante ero contraria al suo voler diventare uno di loro, ma fui abbindolata per bene.

Fredrich era un tipo più pacato ed era sempre lui che riusciva a freddare la testa calda del suo amico, studiava legge ma era cosciente che anche lui alla fine si sarebbe arruolato.

-Sai, Eva, alle volte mi domando per quale ragione io continui a studiare, sono sicuro che nel giro di qualche anno verremo tutti chiamati a combattere, purtroppo noi tedeschi non abbiamo molte scelte con i tempi che corrono- buttò il mozzicone della sigaretta che stava fumando baciandomi sulla fronte -Ti voglio bene, ci sarò sempre per te- sorrisi -Anch'io ci sarò sempre per te-

Norimberga, 1946

-Quindi Herrmann e Schulz li ha conosciuti all'interno della Gioventù Hitleriana-

-Si, è quello che ho detto, Hansel già mostrava i chiari segni di quello che sarebbe diventato-

-Per quale motivo ha sposato l'accusato conoscendo le prospettive?- domanda l'accusa incuriosita.

-Oltre ad essere ancora un'adolescente, ero anche stupidamente innamorata-

-Vada avanti-

EvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora