Capitolo 5

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Berlino, 1943

Tornata nella capitale decisi di fare la volontaria in ospedale scegliendo di non rivelare ai miei genitori la mia presenza.

I reparti brulicavano di feriti di guerra, il lavoro richiedeva stomaco di ferro, velocità e forza d'animo.

Molti soldati avevano subito l'amputazione di uno o più arti e alle volte per la mancanza di morfina si struggevano dal dolore.

Li aiutavo a mangiare, a tranquillizzarsi quando nel sonno venivano colti da incubi riguardanti il fronte ed i campi di battaglia.

I sovietici dopo la forte offensiva tedesca stavano prendendo terreno mentre gli alleati cominciavano a bombardare le prime città tedesche tra le quali Amburgo, a luglio, e Berlino il 18 di novembre causando 131 morti.

Berlino, 1944

Continuavo a lavorare senza sosta in diverse aree della città a secondo delle emergenze e dei feriti mentre la Wehrmacht era stata costretta a ripiegarsi verso la Romania, a metà marzo, dopo che i sovietici erano riusciti a porre fine all'assedio tedesco a Leningrado.

La situazione era critica, la Germania continuava a perdere terreno mentre gli Alleati e l'Armata Rossa continuavano a stringerli in una morsa su entrambi i fronti.

Il 6 giugno ci fu lo sbarco in Normandia ed il Vallo Atlantico venne violato facendo avanzare le truppe alleate.

A luglio i sovietici erano già nella capitale lituana mentre il 20 dello stesso mese Hitler rimase illeso all'attentato commesso dagli stessi nazisti.

Sempre meno speranzosi aspettavamo notizie dal fronte, pregavo per Fredrich, ero preoccupata, ero sempre in pena, avevo paura di leggere la lista sempre aggiornata dei caduti in battaglia.

Molte erano le famiglie che non sapevano dove rifugiarsi, tanti erano i bambini orfani che accudivamo in ospedale.

Partecipavo alle ricerche, sul campo, di possibili superstiti, aiutavo i medici durante le operazioni, venivo sballottata un po' ovunque lavorando tutto il giorno con delle piccole pause per mettere qualcosa sotto ai denti o per i bisogni fisici.

Ad ottobre gli americani erano entrati ad Aquisgrana mentre i russi in dicembre inoltrato avevano assediato Budapest.

Norimberga, 1946

-Non ebbe più notizie di Herrmann o Schulz?-

-Si, le ebbi-

Berlino, 1945

La guerra era persa, i gerarchi nazisti da tempo rinchiusi nel bunker con Hitler non sapevano più che carta giocare col loro Führer.

I sovietici erano stanziati sull'Oder a 80 km da Berlino, la Germania era costantemente sotto attacco aereo, sempre più distrutta.

Durante un rastrellamento di feriti, a marzo, la capitale subì un potente bombardamento, cercavo riparo quando una bomba esplose a pochi metri da me ricoprendomi di detriti, venni tirata via da un soldato che mi portò in un posto sicuro, era Fredrich.

-Sempre in costante pericolo, ti avevo detto di raggiungere Gretchen- lo abbracciai felice di rivederlo dopo due anni di lontananza -Cosa ci fai qui?- chiesi notando una benda che avvolgeva il braccio sinistro -Siamo in ritirata, Eva, ormai è tutto perduto, i russi non ci metteranno molto ad entrare in città- le esplosioni cessarono di colpo -Fredrich raggiungi Gretchen ed il bambino e scappa! Qui, finiresti per essere catturato- dissi seria -Vieni via con me, ricominceremo una nuova vita- scossi la testa con diniego, il mio posto era tra quelle macerie -Hansel si è suicidato nel suo nascondiglio con un colpo alla testa ed una capsula di cianuro in bocca, non ha mai lasciato Varsavia, è successo una settimana dopo la tua partenza- chiusi per un attimo gli occhi per poi sorridere -Grazie Fredrich, adesso è meglio che tu vada, sono felice di averti visto per un'ultima volta, va, ti copro io- mi baciò sulla fronte come aveva fatto tante volte durante quelle lontane giornate di spensieratezza e giovinezza -Sarai sempre nel mio cuore- mi guardò dolcemente per poi dissolversi nella cortina di fumo che si era creata dopo i bombardamenti.

Norimberga, 1946

-Riuscì a scappare, alla fine?- decido di mentire -Questo non ve lo so dire, non mi hai mai contattato per darmi sue notizie- in realtà, nell'unica lettera che mi scrisse mi informava che era riuscito ad espatriare per il Canada sotto falso nome, non ci pensai due volte a bruciarla.

Berlino, 1945

Ad aprile sia gli alleati che i sovietici ci avevano accerchiato, Hitler intanto si suicidava nel suo bunker, mettendo fine alla sua dittatura, il 30 d'aprile.

Il 2 maggio Berlino cadde definitivamente.

Alcune di noi fummo messe a disposizione dei feriti stranieri ed in quell'occasione conobbi Dimitriy Semyonov.

Era stato ferito ad una gamba ma i medici erano riusciti a salvargliela, parlava tedesco avendo così modo di intrattenersi con le infermiere e con me.

-Lavora sempre così silenziosamente?- mi chiese un giorno mentre mangiava la zuppa che gli avevo portato -E lei parla sempre così tanto?- chiesi facendolo ridere, -Ah, voi tedeschi! Siete delle teste dure, è un vostro gran difetto sa? Dovevate essere sconfitti due volte per essere messi in riga- lo guardai male -La guerra è finita, è giunta l'ora di far estinguere quest'odio reciproco, non crede?- scoppiò in un'altra grassa risata -Oh mia cara, ma questo è solo l'inizio, benvenuta nell'Inferno- ed era vero, era solo l'inizio.

Norimberga, 1946

-Da quanto tempo vive col signor Semyonov?-

-Da un anno- rispondo

-D'accordo, ci dia un momento per decidere il da farsi- annuisco mentre due uomini dell'accusa si avvicinano al tavolo della giuria cominciando a parlottare a bassa voce.

Dopo un paio di minuti rivolgono nuovamente la loro attenzione su di me, un giudice si alza obbligandomi a fare lo stesso -Dichiariamo l'imputato Hansel Herrmann, morto suicida, colpevole di crimini di guerra per conto del partito nazista, mentre lei, Eva Homm la dichiariamo innocente, é libera di andare- detto ciò una guardia mi accompagna verso l'uscita dove mi sta aspettando Dimitriy -Com'è andata?- chiede incamminandosi verso la porta d'ingresso -Hansel colpevole, io innocente, Fredrich non è stato neanche nominato- spiego contenta che sia tutto finito -Fredrich era un soldato semplice- annuisco, mi sorridere spostando lo sguardo verso la mia pancia tondeggiante di appena quattro mesi.

EvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora