Capitolo 4

140 10 0
                                    

Varsavia, 1942

Ero entrata a far parte della Resistenza Polacca, avevo imparato ad usare sia la pistola che il fucile.

L'unico mio desiderio era far fuori tutti quei macellai, non mi importava essere diventata a mia volta un'assassina, uccidevo per salvare vite mentre loro lo facevano per puro piacere.

Facevamo saltare carri armati e tendevamo imboscate ai camion da rifornimento.

Non mi ero più messa in contatto con Fredrich, era troppo rischioso per entrambi, gli avevo detto di venirmi a cercare solamente se avessero trovato Hansel.

Era inverno quando durante una ronda fummo sorpresi da soldati tedeschi, io ed un'altra ragazza riuscimmo a trovarci un nascondiglio dentro il rottame di una macchina ma non ci misero molto ad individuarci.

La ragazza venne freddata per prima poi mentre il soldato stava per premere il grilletto, il suo superiore lo fermò -Lei no! Serve viva- mi fecero loro prigioniera, forse sapevano chi fossi ma non fui mai interrogata e dopo una settimana ero su un treno per Auschwitz.

Quel campo, dall'illusorio aspetto coperto dalla scritta ''Arbeit Macht Frei'', era la peggior­ cosa che avessi mai visto in vita mia, scheletri viventi si muovevano cercando di sopravvivere un giorno in più, esseri umani ridotti allo stremo, senza cibo, un giusto vestiario, rasati, tumefatti, incapaci di reagire e definiti dei numeri.

Arrivata, non sapevo quale sarebbe stata la mia fine, ero tedesca si, ma una tedesca moglie di un traditore che aveva preferito voltare le spalle al proprio Führer per combattere con i partigiani.

Non fui portata via con le altre donne, un soldato mi scortò fino al commando generale dove sedeva Rudolf Höß, primo comandante, accompagnato da Karl Fritzsch, vice comandante -Signora Herrmann, è un piacere conoscerla di persona, suo marito è stato molto fortunato ad averla come moglie- rise di gusto alle sue stesse parole come se fossero divertenti -E' stato?- chiesi- E' un traditore e per lo più un fuggitivo, quando verrà catturato verrà giustiziato- mi spiegò mettendo da parte alcune scartoffie -Cosa volete da me? Non so dove si trova e se lo giustiziaste, mi fareste un favore- affermai con fermezza, scambiò un lungo sguardo col suo vice -Vuole la sua morte?- chiese curioso -Si, potete far quello che volete di lui- ero in piedi davanti alla sua scrivania -Karl, portala da mia moglie, sarà felice di avere una serva tedesca ai suoi ordini-

Norimberga, 1946

-Per quale motivo era così importante trovarlo?-

-Non sapevo cosa avesse fatto per essere ricercato ma rimasi nel campo il tempo necessario per scoprirlo-

Auschwitz, 1942

Ero diventata una cameriera in casa di Höß, sua moglie Hedwig mi trattava con più riguardo, mi permetteva di avere una razione in più di cibo che dividevo con gli altri servi della casa che non smettevano mai di ringraziarmi.

Rispetto ai prigionieri del campo, eravamo messi meglio, non avevamo lo stesso trattamento che le SS riservavano agli altri.

Ogni giorno l'odore nauseabondo di carne bruciata mi faceva contorcere lo stomaco, urla, spari, morti erano la costante, era impossibile trovare un momento di pace.

Hedwig teneva sempre la musica del grammofono ad alto volume e per un po' la voce di Marlene Dietrich districava l'aria pesante intrisa di violenza.

I servi venivano discriminati ed umiliati, non avevano modo di sfuggire all'odio degli uomini che frequentavano assiduamente casa Höß durante cene e ricevimenti.

Fu proprio durante uno di quegli incontri che ebbi il coraggio di origliare la loro riunione, però sul più bello, quando finalmente cominciavano a parlare di informazioni utili fui scoperta da una guardia.

-E così stava ascoltando delle informazioni riservate, sa questo cosa significa? Saremo costretti a farla fuori- disse il tenente colonello Liebehenschel -Via via Arthur, non sia troppo duro con questa donna- mi schernì Höß facendo ridere gli altri componenti del gruppo -E' la moglie di Herrmann- lo informò, il tenente mi guardò con nuovo interesse -Ma davvero? Sa cosa ha fatto suo marito? No? Allora glielo rivelo- disse bevendo quel che rimaneva nel suo bicchiere di vetro -Herrmann ha ucciso due suoi superiore dopo che quest'ultimi lo avevano arrestato per cospirazione contro il Reich, adesso si nasconde alla giustizia da mezz'uomo qual è- lo ascoltai in silenzio, sapeva tanto di menzogna il suo racconto -Ne è sicuro? Mio marito era leale al Führer al tal punto da fare del suo lavoro la sua missione personale, in che cosa avrebbe cospirato?- domandai -Suo marito cospirava con gruppi anti-nazisti al fine di attentare alla vita del Führer, dalla sua faccia posso dedurre che non ne era a conoscenza, curioso, davvero curioso- ripensai a tutte le volte che mi parlava dei grandi piani che aveva per il futuro, del suo essere una SS esemplare, del mio stupro -Era una spia comunista, tutta la sua famiglia era un ammasso di sporchi comunisti- il nostro matrimonio era stato una copertura, un grosso paravento, mi aveva usato e quel che in quel momento mi premeva sapere era se anche Fredrich era un cospiratore, se anche lui stava facendo il doppio gioco -Perchè quel giorno mi disse che non le importava di suo marito?- chiese Höß -Perchè oltre ad avermi preso in giro, mi ha tolto l'unica cosa bella che avrei potuto avere da tutta questa faccenda- risposi dura tentando di rimanere il più composta possibile -Cosa?- avevo tutti gli sguardi puntati addosso -Mi ha stuprato, mi ha preso a botte, quasi a morte, facendomi perdere il bambino che avevo in grembo-

Norimberga, 1946

-Hansel Herrmann era un comunista? Stento a crederci-

-Stentavo a crederci anche io, ma come già detto prima, tutto quello che vi sto raccontando sul suo conto, mi è stato riferito a voce, non ho mai potuto accertare se fosse una menzogna o la verità-

-Schulz era anche un comunista?-

-No, non se sapeva nulla-

Auschwitz, 1942/43

Fui risparmiata ma venni punita con due settimane di lavori forzati nelle quali divenni un numero che riporto tutt'ora sull'avambraccio, 140603, sperimentando quel che era la vita dei milioni di deportati in quei campi della morte.

Proprio in quelle due settimane fui graziata dalla vista di Fredrich, venuto fin lì con altri prigionieri -Eva! Credevo fossi morta- mi abbracciò incredulo di avermi ritrovato -Mi hanno catturato dopo aver sterminato il mio gruppo, ma tu che ci fai qui? Hai trovato Hansel?- gli chiesi con l'impellente urgenza di sentire la risposta -Mi hanno obbligato con la forza a prendere il suo posto, di lui nessuna traccia, mi hanno convocato al commando- sospirai delusa -Scoprirai che non è l'uomo che conoscevamo- mi guardò stranito -Ti tirerò fuori da questo posto-

Ritornata a ricoprire il mio ruolo precedente mi fu più facile comunicare con Fredrich.

-Quel bastardo schifoso comunista, come ho fatto a non accorgermene?- gli sorrisi cercando di rassicurarlo -Non è colpa tua, nessuno ne era a conoscenza ma adesso l'importante è l'esserci ritrovati e sapere di essere ancora vivi-

Norimberga, 1946

-Come ha fatto a scappare da un campo tanto controllato come Auschwitz?

-Con l'aiuto di Hedwig-

Auschwitz, 1943

Fredrich provò più volte a far ragionare Höß chiedendogli Do lasciarmi partire con lui.

Naturalmente non ricevette una risposta positiva, avendo fatto parte della Resistenza Polacca, ero considerata una traditrice.

Fu Hedwig ad aiutarmi, mi disse di nascondermi in uno dei camion rifornimenti e così pagando profumatamente l'autista riuscii ad arrivare illesa a Varsavia.

Quando le chiesi spiegazioni del suo gesto non ebbi risposta, mi salutò velocemente e voltandosi corse verso casa.

Giunta nella capitale polacca, Fredrich programmò il mio rientro a Berlino promettendomi che presto mi avrebbe raggiunto.

EvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora