~celson~

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Era un bel casino.
Una situazione complicata, piena di "perché?" "ma" "e se poi..?"
Una tempesta
Una burrasca.
Nata durante una limpida giornata invernale, una di quelle che il gelo poche volte concede. Le grigie nubi non erano che un lontano ricordo, un cielo azzurro illuminava una Bologna innevata.

Parco di Villa Ghigi.
La città la si poteva ammirare dal delicato pendio della collina.
Un immacolato silenzio regnava, rotto solo da delle risate.
Cesare e Nelson si godevano la giornata di riposo, il primo aveva proposto al secondo di fare un giro per il centro, ma parlando del più e del meno non si erano accorti dove li avessero condotti i loro passi.
<Ma quanto abbiamo camminato?>

<Non lo so, non ci ho badato>

Rispose Cesare ridendo.
Erano soli, soli tra quei fiocchi caduti, soli in quel posto molto diverso dal solito verde parco pieno di gente.
E pareva tutto così tranquillo, troppo tranquillo.
I due rimasero a contemplare il panorama, stringendosi nei cappotti.
<Cesu?>
<Mmh?>
<Di cosa volevi parlarmi?>
<Eh?>

Cesare aveva proposto a Nelson di uscire, dicendo che doveva urgentemente parlargli. Ma in quelle ore passate non avevano nemmeno accennato a un discorso serio
<Hai detto che era importante>

Cazzo se era importante.
Si parlava di una bomba, che Cesare da un po'...un bel po' di tempo si rigirava tra le mani. Una miriade di fili diversi, una forbice e un'unica possibilità.
Erano dei sentimenti, ambigui, strani, che si manifestavano nei confronti di Nelson: ogni momento passato con lui, ogni risata, ogni sorriso...una qualsiasi cosa fatta in sua compagna, era in grado di illuminare anche il periodo più buio. Come se fosse dipendete da lui, sentiva il bisogno di spingersi oltre, sapeva ormai da un anno buono che non gli bastava più quell'amicizia.
Amore? Attrazione? Boh...

Cesare tremava, non era un buon artificiere, per niente.
Non sapeva quale cavo recidere, non sapeva se l'ordigno sarebbe esploso o cosa.
Non sapeva nulla.

E quelle labbra carnose, quel viso dolce; arrossato sulle guance per via del vento freddo, non aiutavano.
Si era perso in quei suoi occhi color nocciola.
<Va beh>
Non voleva perderlo, non lui, non Nelson
<Se non te la senti non importa>
Ma quel peso lo avrebbe distrutto. C'era un timer che non riusciva a scorgere.
<Me ne parli un'altra volta, okay? Ora è meglio avviarsi verso casa>

Zack
Un cavo venne separato in due parti, mentre due visi ne diventarono una.
La sua bocca, leggermente screpolata, ma comunque calda e morbida.
Chiuse le palpebre per godersi quel desiderato bacio, ed il cuore sembrava voler uscire dalla cassa toracica.
E si separarono.

Boom

Lì scoppiò quella tempesta.
Un ragazzo corse via, con le lacrime agli occhi.
L'altro rimase immobile, con lo sguardo perso nel vuoto.

Il cielo quel giorno rimase limpido, furono due anime ad ospitare il mal tempo.

***
Per un mese non ci fu altro se non silenzio e sorrisi finti. Nelson e Cesare lavoravano insieme, non potevano dicerto permettere a una stupida questione personale di rovinare quel progetto meraviglioso.

Seh...stupida questione.

Ma fortunatamente agli occhi attenti di un amico non scappa nulla. Tonno e Nicolas intuirono subito che qualcosa non andava.
Così diedero a Nelson una piccola spintarella fuori dalla porta.
Quest'ultimo si presentò un lunedì mattina a casa di Cesare con delle valigie, uno zaino e tanta tanta ansia.
<Nelson? Che cosa ci fai qui? E perché...?>
<Annulla ogni impegno e preparati>
<Cosa?>
<Vado quattro giorni in montagna e tu verrai con me>

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