~tosu~

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Nelson, Francesco e Cesare si ritrovarono alle 19, più o meno precise, sotto casa del primo.
Erano pronti per la serata.
Nulla di che: una di quelle classiche cose organizzate all'ultimo, perché ci si accorge troppo tardi che "oh mio Dio, è sabato sera". Non si sa bene chi verrà, non si sa che cosa si farà; l'unica certezza è l'alcol.
Tanto alcol.
Che, in un qualche modo, arriva sempre.
<Che palle, devo sempre guidare io>

Si lamentò Cesare, sedendosi al posto del guidatore.
<Dice sempre così, ma infondo è contento di poter bere troppo>

Pensò Francesco mentre si allacciava la cintura; in quel momento arrivò un messaggio di Enrico, il ragazzo che aveva sacrificato la casa per la serata.
"sta sera c'è anche mia cugina, badate che vi tengo d'occhio"
<Tranquillo vez, non te la tocca nessuno>

Disse il biondo ridendo
<Che ne sai, magari è figa>

Ribadì Nelson dal sedile davanti, voltandosi per guardare l'amico con fare malizioso.
<Ho capito che sono single, ma non è che ci provo con ogni ragazza che mi passa davanti>
<Ah, davvero?>
<Nelson, stai zitto per favore!>

Disse secco Cesare, che si frugava nelle tasche alla ricerca delle chiavi. I due sapevano bene a cos'era dovuto tutto quel nervosismo; da quando aveva rotto con Sofia, per motivi a loro sconosciuti, s'irritava facilmente quando si toccava l'argomento "ragazze".
<Scusaci, non volevamo->
<State tranquilli>

Girò le chiavi e finalmente partirono alla volta della festa, verso quella casa situata poco fuori Bologna.

Capirono di essere arrivati quando un ragazzo vestito con un giubbotto di pelle nera prese ad agitarsi sul ciglio della strada sterrata, all'entrata di una via buia in cui, molto infondo, si scorgeva una piccola luce.
<Grazie a Dio non avete beccato la pozzanghera, sareste stati i terzi di oggi>

Indicò le macchie scure sui pantaloni, abbastanza spazientito
<Spero che tu abbia un cambio>
<Vecchio, è casa mia, vuoi che non ne abbia un paio di riserva?>

Poi allungò una borsa bianca a Tonno, con la cerniera dorata, a cui era appeso un candido batuffolo di pelo.
<Devo stare qui ad aspettare altra gente, potete portare questa a mia cugina?>
<Ma vez, non so che faccia abbia>
<Tranquillo, se non porti tu la borsa alla ragazza, sarà lei a venire alla borsa. È scientificamente provato, fidati>
<Se lo dici tu>

Si avviarono lungo la buia via. La macchina sobbalzava nelle buche che tappezzavano il terreno, purtroppo inevitabili.
E dopo lunghi minuti di dolore arrivarono a destinazione.

Un grande spazio li accolse, fili e fili di lucine dorate erano tirati in lungo e in largo ad illuminare l'ambiente. Facevano concorrenza alle argentate stelle del cielo, che lontane, si limitavano ad arricchire la notte.
Le luci artificiali formavano una sorta di barriera tra l'opera silenziosa che sopra si stagliava, e la festa che sotto si festeggiava.
Non c'era ne tanta ne poca gente, almeno così si contava dal parcheggio improvvisato fuori dal cancello.

Si distinguevano due gruppi: uno che si accalcava attorno al tavolo degli alcolici e degli stuzzichini, e il secondo accumulato sulla pista da ballo.
Da quest'ultimo si staccò una ragazza castana, i lunghi capelli ondeggiavano mentre si avvicinava al trio appena arrivato.
<È la mia borsa quella>
Disse indicando la Pandorina che Tonno stringeva nella mano destra.
<Si, tuo cugino mi ha chiesto di ridartela>
<Grazie, molto gentile>

La ragazza la prese sorridendo timidamente al biondo.
<Mi chiamo Cecilia, piacere>

Disse allungando una mano e senza calcolare minimamente i due ragazzi che gli stavano vicino, era totalmente catturata dagli occhi verdi che la osservavano.
<Piacere mio, Francesco>
<Siete amici di Enrico?>
<Sì, ci siamo conosciuti due anni fa>
<Beh, gli amici di Enri sono amici miei. Lá potete prendervi da bere. Divertitevi!>

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