"Questa storia non parlerà di amori da leggere tutti d'un fiato, né di cuori spezzati o addii strappa lacrime; non vi racconterò l'amore giovanile di due ragazzi o quello eterno di due anziani. Nulla di fantastico o irrealizzabile vi sarà nelle righe a seguire.
Narrerò la storia di una amore che non muore, ma neanche nasce; per meglio dire, racconterò di un flirt, di una attrazione spirituale, di giovani normali e situazioni asettiche che, provate, lasciano a tutti dei ricordi."Yaku Moriosuke era un ragazzo di ventidue anni, non tanto appariscente e anche piccolo di statura; portava capelli corti un po' arruffati con delle punte che passavano dal castano intenso a uno più chiaro, mentre i suoi occhi erano del colore delle foglie autunnali, ma di quelle così scure che il solo tocco del vento le frantuma. Non aveva grandi sogni o aspettative, sapeva che sarebbe stato destinato a una vita medio bassa, con uno stipendio fortemente nella media e mai si sarebbe potuto permettere molteplici viaggi in tutto il mondo lo stesso anno. Sapeva che aveva sbagliato a trascurare gli studi o a non approfondire le sue passioni; ma non gli importava granché, sapeva che sarebbe stato felice anche con poco, come lo sono stati i suoi genitori basando la loro vita su quello che avevano.
Lavorava in un bar di zona, aspettando che la somma dei suoi risparmi arrivasse alla quota giusta per aprire il suo locale personale; nel mentre che aspettava conduceva la vita di un qualsiasi ventenne che metteva soldi da parte: frequentava pub, locali, faceva scampagnate, si concedeva di toccare il fondo con gli alcolici e di ballare fino allo sfinimento; il tutto con il suo gruppo di amici.
[T/n] [T/c], invece, era una ragazza sulla ventina, appena nuova al mondo adulto: aveva [l/c] capelli [c/c] che le forgiavano il viso, mani piccole ma perfette, la pelle curata e candida [c/p] che metteva in risalto i grandi occhi [c/o] e le guance lievemente rosate.
Non aveva grosse aspettative, ma era una grande studiosa: era iscritta ad una università di economia e voleva diventare una commercialista, sebbene fosse solo per guadagnarsi quel tenore di vita che le permettesse di non contare ogni centesimo che spendesse e concederle qualche sfizio in più. Ma ovviamente la sua vita non si fermava solo allo studio: lavorava in una cartolibreria di quartiere, nulla di appariscente, molto piccola, ma con quel odore di cancelleria e di libri nuovi che adorava; aveva un gruppetto ristretto di amici con i quali andava nella stessa facoltà, tutti con standard molto più alti dei suoi, ma alla fine più o meno simili. Sembrava un po' la pecora nera del gruppo, ma non si sentiva mai esclusa da esso, anzi i suoi amici forse le davano troppe attenzioni.
Qual'è la correlazione fra i due?
Beh, Yaku e [T/n] avevano qualche amico in comune e si conobbero ad una serata. I due penvano che il loro parlare si sarebbe limitato a quella notte; ma quando Moriosuke venne assunto scoprì che ogni pomeriggio la ragazza sostava in quel bar.
E così iniziarono a parlare, di fretta dato che Yaku era sempre in servizio, ma comunque trovarono i loro attimi.Alle cinque di pomeriggio il bar era colmo di persone e i camerieri svolazzavano fra i tavoli prendendo le varie ordinazioni e servendo i clienti, erano super stressati e non trovavano mai un attimo di pausa; ma per fortuna Yaku quel giorno era dietro il bancone ed era assente a quel volteggiare continuo: continuava a sgrassare il bancone con un panno tenendo gli occhi fissi sulla porta in vetro, e a ogni persona che faceva per entrare o si avvicinava alla soglia della porta i suoi occhi si ingrandivano e il panno smetteva di sfregare il marmo; era in attesa di [T/n]. Solo alcuni erano i giorni in cui poteva parlarle per più di due secondi continui senza dover comunicare via sguardi o guadagnandosi una brutta condotta lavorativa (dato che trovava più interessante comunicare con la ragazza che quei pochi spicci settimanali) e il bancone era il luogo perfetto per dilungarsi in discorsi piacevoli. Yaku sentiva chiaramente i ticchettii dell'orologio da muro: erano a passo con i suoi battiti e lo sbattere delle sue palpebre; tutto il resto andava ad una velocità diversa e quel giorno sembrava infinito. Passò mezz'ora e il cervello del ragazzo stava per fondersi dalla noia; aveva passato gli ultimi trenta minuti a servire bevande e cibo rustico, che avrebbe tanto voluto assaporare, ma ogni volta lo cedeva al suo destinatario; l'unico momento in cui la noia si dissolveva era quando sullo scontrino vi era inciso -cappuccino- e il cliente alzava il dito e chiedeva una decorazione particolare: sul volto di Yaku un sorriso si faceva strada e dopo aver preparato il caffè, prendeva la brocca di latte e si addestrava nel creare una foglia o una spirale; era l'unico lì dentro a riuscirci e ne andava più che fiero, anche perché non avrebbe mai imparato se [T/N] non lo avesse incitato. Ne stava preparando un altro, con la solita curva sulle labbra, poi il campanello della porta suonò; Yaku fece per porgere velocemente il caffè nelle mani del cliente e in un sol colpo il tempo rallentò: percepì il suo volto sereno voltarsi piano verso la porta e i suoi occhi chiudersi per poi riaprirsi velocemente. "Vedo che sei migliorato nei tuoi cappuccini" La ragazza che tanto desiderava si era appoggiata al banco vicinissima a lui e gli stava sorridendo; le pupille di lui invasero totalmente le sue orbite oculari e una luce vi si accese: "Sei in ritardo rispetto al tuo solito" disse Yaku ritornando alla normalità: "Mh.. non credo avessimo un appuntamento" [T/n] si sedette in uno sgabello e incrociò le gambe: "È vero, ma pensavo che come mia cliente abituale avessi degli orari ben precisi." Yaku le diede le spalle sistemando le tazzine appena uscite dalla lavastoviglie: "Allora portami il solito se sono un cliente abituale" Disse sorridendo e lui le fece un lieve inchino e si apprestò a preparale ciò che desiderava: Prendeva sempre un cornetto al miele e un succo; Yaku l'aveva sempre trovato un'ordine 'infantile':
-Chi prende un succo alle sei di pomeriggio?-
-Beh, [T/n]...-
Si rispondeva sempre così ogni volta che notava un suo atteggiamento insolito o particolare, non si faceva troppe domande, la sua amica andava bene così.
Già, amica.. per lui non era un'amica e lo sapeva benissimo in cuor suo, ma non aveva il coraggio di dichiararsi, aveva poche fonti a disposizione e non sapeva nulla di cose frullasse in testa a lei, cosa pensasse di lui e come lo considerasse; però andava bene così, si accontentava di poco, di quei attimi fugaci e di quei pasti veloci.
[T/n] quel giorno stette solo per cinque minuti e poi si dileguò lasciando Yaku al suo lavoro.Il giorno dopo alle quattro meno cinque [T/n] camminava veloce fra le strade della città, teneva dei libri in mano e una borsa a tracolla le stringeva il petto, si capiva benissimo guardandola che avesse una meta precisa e che arrivare in tempo era cruciale; svoltò l'angolo del marciapiede e si ritrovò ad un incrocio, guardò l'altro lato della strada e vide il bar colmo di persone, attraversò di corsa la strada e si fermo davanti l'entrata prendendo un respiro profondo. Stava per entrare ma qualcosa la bloccò, nella vetrata scrutò il suo riflesso e squadrò i suoi capelli, così di fretta e furia li legò e entrò: teneva i libri stretti al petto e tratteneva il respiro; guardò fra i tavoli ma non vide il suo amico, così spostò gli occhi sul bancone e lo trovò. Per la seconda volta in una settimana Yaku era capitato lì dietro, un colpo fortunato. "Ciao!" [T/n] si avvicinò a lui, intento a pulire delle posate; Yaku alzò gli occhi le sorrise per poi lasciare posto ad un silenzio impacciato: "Guarda l'orario, le cinque in punto! Ho rispettato il mio accordo di cliente abituale." Sorrise a trentadue denti e poi si sedette al suo solito sgabello poggiando i quaderni sul tavolo: "Peccato che la tua sosta duri solo cinque/dieci minuti, quindi un'orario vale l'altro." Yaku fece spallucce mentre sistemava su un piattino in ceramica il solito cornetto al miele: "Mi sottovaluti così!" Yaku le prestò attenzione e vide la ragazza aprire un libro di scuola: "Vedi che questo non è un bar universitario ci sarà un chiasso assurdo tra poco." Yaku le poggiò di fianco il solito ordine e poi si mise di fronte lei: "Ti ricordo che la notte prima di un esame ho studiato in una discoteca, un bar sarà una passeggiata!" Tagliò corto lei: "Touchè."
Mentre i minuti passavano Yaku era sempre più sommerso dai clienti e [T/n] dallo studio, ma ad un certo punto l'affluenza si placò e il ragazzo ebbe il tempo di parlarle: "Vediamo se ti posso aiutare.." Yaku le prese il libro dalle mani e lesse il titolo del paragrafo: "No, definitivamente non è cosa mia." [T/n] rise mentre riprendeva il mattone universitario dalle mani di lui: "Oh, [T/n] ciao. Con tutta questa gente non ti avevo visto." Un collega di Yaku avvicinò i due e si intromise nella conversazione, lentamente il ragazzo ne venne escluso e fu mandato ai tavoli; i due si lanciarono un ultimo sguardo malinconico e poco dopo la ragazza se ne andò.-Sarà per una prossima volta... tanto siamo amici quindi in giro o via telefono ci sentiremo-
-Già, amici...-Il giorno dopo questa volta Yaku lavorava ai tavoli e quindi non ebbe proprio il tempo di guardare l'orologio o le persone, non si accorse che il tempo stava scorrendo più veloce del previsto e che tutto d'un tratto il buio aveva avvolto le strade e alla chiusura mancavano solo quaranta minuti; il bar era quasi vuoto e lui stava pulendo i tavoli rimasti con in testa il rimorso della ragazza: non si era presentata, non che ci potesse fare molto, ma comunque il non averla vista per quei pochi secondi aveva reso la giornata insostenibile. Pensava a lei e mentre le sue sopracciglia erano incastonate in un cipiglio e i suoi occhi piccoli gonfi di malcontento, il suo cuore bruciava.
Il campanello della porta suonò e Yaku sposto l'attenzione in un sol colpo dallo straccio e dai suoi pensieri alle gambe di una ragazza e mentre risaliva il suo corpo tutti quei sentimenti amari si sciolsero in un secondo: "[T/n].. che ci fai qui a quest'ora?" La ragazza gli andò incontro: "Hai detto che l'orario non contava se sostavo per poco." Lui fece cennò di sì col capo e calò il solito silenzio di imbarazzo: "Se è troppo tardi vad-.." La ragazza fece qualche passo indietro ma lui la fermò immediatamente: "No! Ehm, c'è ancora tempo.. a qualsiasi ora è sempre bello vederti." Sulle guance di entrambi comparvero delle chiazze rosate e le loro labbra vennero impiegate in sorrisi imbarazzati."Così i due passarono insieme quei trenta minuti scarsi che gli rimanevano, non saltando da grattacieli e facendo dichiarazioni d'amore improvvise, nessuno aveva sofferto e nessuno dei due in quel momento avrebbe detto le tre parole che tutti sognano di udire. Vedete, magari il loro amore non nascerà mai e morirà insieme ai loro più grandi rimorsi; ma lei ricorderà per sempre le dolci parole che le dedico e lui le infinite strade che lei attraversò per vederlo cinque minuti. Impariamo ad apprezzare gli attimi insignificanti che la vita ci regala."
Per @lanfryee02 spero ti sia piaciuta <3
-Mag
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Haikyuu One-shot
FanficUna collezione di One-shot sui personaggi di Haikyuu. Spero che le mie storie non risultino banali e riescano a trasmettervi qualcosa. Trovate: Sakusa Kyoomi [Love&Food] Iwazumi Hajime [Your name] Kageyama Tobio [Poker face] Kuguri Naoyasu [Snow day...