Non fare agli altri...

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Classica giornata festiva in centro città, una coppia di amici con mogli e figli al seguito. Come sempre gli uomini si tengono in disparte per meglio raccontarsi le loro fantasie. I bambini perennemente irrequieti, mettono a dura prova le mamme intente a commentare le vetrine.

La famiglia del nostro protagonista è composta da lui, Alessio, stimato cardiochirurgo; la moglie Simona, scrittrice di modesto successo ed il figlio di 8 anni Andrea, detto “l' apocalisse”.

Tutto pare scorrere regolarmente, quando avviene l' inaspettato. Un mezzo fuori controllo irrompe in quella zona interdetta al traffico, tutti lo seguono ammutoliti.

L' amico fa un cenno ad Alessio, che visibilmente perso nei suoi pensieri, non si era accorto di nulla.

Il tempo di focalizzare la scena ed è tutto finito....si....finito, come la sua vita e quella di Simona.

L' auto dopo poche sbandate era piombata sulle donne, che con un po' di fortuna ed agilità, si erano scansate. Solo Andrea “l' apocalisse” viene colpito in pieno e schiacciato pesantemente contro un muro. Gli occhi del bimbo intrisi di stupore hanno solo il tempo di volgersi verso la mamma, per poi spegnersi per sempre.

L' azione è così irreale e repentina da congelare tutti i presenti, come se la clessidra del tempo avesse interrotto il suo flusso.

Il primo a riprendersi è Alessio che da persona metodica quale è, cerca subito il polso al figlio. Riesce a districarlo dalle lamiere che lo comprimono. Controlla gli occhi, cerca con dei leggeri schiaffetti di farlo riprendere, tenta una sorta di rianimazione bocca a bocca, intervallata da un massaggio cardiaco.......nulla. Riprendendo lucidità capisce che se non fosse “apocalisse” avrebbe controllato l'orologio per stabilire l'ora del decesso. Ma non poteva, gli occhi di tutti erano su di lui, quasi fosse il colpevole. E più di ogni altra cosa pesava lo sguardo della moglie, un misto di terrore e speranza che sembrava dirgli.....”non fallirmi proprio ora”.

Così aveva continuato come un automa, per un tempo interminabile, quelle pratiche imparate all' università e che poche volte aveva messo in pratica. Solo l'arrivo dell' ambulanza lo distoglie da quel compito gravoso.

Ora iniziava forse la parte peggiore. Doveva trovare la forza d' animo da trasmettere a Simona. Gli venivano in mente le numerose frasi di rito che negli anni aveva dovuto esternare ai parenti di casi difficili, quasi impossibili, per prepararli al peggio. Ma non uscivano, per quanto si sforzasse non usciva niente dalla sua bocca. Simona lo guardava, come si guarda un' immagine sacra, cercando di scrutare quella verità non detta.

“Se non c'era lei sarebbe morto” sentenziò il medico del soccorso, “al momento anche se in fase critica è stabile”. A quelle parole la moglie svenne, come se tutta la tensione fosse stata rilasciata in un attimo.

Nel frattempo i soccorritori estraevano il guidatore; un uomo sulla quarantina visibilmente ubriaco. La nota triste della vicenda, se mai occorresse, è che l'uomo non solo non provava emozioni per l'accaduto, ma cercava insistentemente la bottiglia. La cosa che più dava fastidio è che non si fosse fatto nemmeno un graffio nell' urto, ma imprecasse come uno scaricatore di porto per aver danneggiato pesantemente la macchina.

Gli astanti avevano già pianificato il tutto e si apprestavano a trasformarsi in giudici e carnefici; solo l' arrivo....non so quanto provvidenziale.... delle forze dell' ordine aveva evitato l' escalation.

Nel frattempo l'amico recuperava l'auto e d' accordo con Alessio che sarebbe restato sul posto, avrebbe accompagnato le mogli e i figli all' ospedale dietro l'autoambulanza.

Rimasto solo e fornito le proprie generalità, fantasticava su ciò che sarebbe avvenuto di lì a breve. Sicuramente avrebbero preso in consegna quell' uomo, così sgraziato nei modi, mettendogli delle manette. Certamente un tale energumeno avrebbe opposto resistenza; lui sarebbe dovuto intervenire per dare manforte ai poliziotti. Cominciò subito a cercare qualcosa da brandire per l'evenienza.

Gli occhi caddero su un pezzo del paraurti anteriore; non era molto, ma meglio che niente. Quindi con fare indifferente, si era avvicinato alla vettura, dove penzolava la sua arma segreta. E se non fosse bastato? Con la scusa di verificare i danni quasi fosse un perito dell' assicurazione, aveva notato che una delle cinghie era uscita dal suo alloggiamento. Stava per impossessarsene, pronto a scattare come un cobra sulla vittima.

Venne riportato alla realtà dalla prova del palloncino e dal verbale che veniva redatto dagli agenti. Ciò che supera la fantasia e incute incredulità, avvenne davanti ai suoi occhi. Una volta terminato i rilievi e chiamato il carro-attrezzi, l'uomo, se così si può definire, veniva rilasciato come nulla fosse accaduto.

Lo sgomento si impossessò di Alessio; ma che giustizia era?

Lasciato il luogo del sinistro, si diresse all'ospedale. Simona era lì, nuovamente in stato catatonico. Non le avevano permesso di vedere il figlio tutt'ora in sala operatoria. Solo la vista di Alessio la risvegliò dal torpore. “Devi informarti subito delle condizioni di Andrea” disse con un tono che non ammetteva repliche. Alessio annuì. Cominciò una serie di telefonate allucinanti ai colleghi, per poter ottenere informazioni che apparentemente erano li a pochi metri da lui. Ma così va il mondo.

Alla fine le ottenne, ma come si aspettava erano inconcludenti. L' operazione volgeva al termine, il bambino era stazionario, ma sempre in condizioni critiche. Allora decise di giocarsela “ Sta bene! È in coma farmacologico, ma presto potremo riabbracciarlo”. A quelle parole Simona scoppiò in un pianto liberatorio che sembrava senza fine.

“Arrivo a casa a prendergli un po di cose pulite, tu resta qui e stai calma, vedrai che tutto si sistemerà” e così dicendo si incamminò.

Alessio tremava al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere se qualcosa fosse andato storto, ma al momento optò per il male minore.

Passarono giorni che parvero mesi. E' proprio vero l'amore ti trasforma, anche in negativo. Erano l'ombra di loro stessi, ma non se ne curavano. Amici e parenti si succedevano in visite, come accade spesso, sempre più rare.

All'imbrunire del cinquantaquattresimo giorno, quando ormai una squallida routine si era ammantata su di loro, una vocina esclamò “Ho sete!”.

Come per incanto tutto era sparito, e i genitori di Andrea “l'apocalisse” misero in mostra un sorriso a 32 denti da far invidia a una ditta di dentifrici.

Il decorso fu lungo e non privo di difficoltà, ma quello che importava era averlo nuovamente vicino.

Passarono altri mesi, in attesa di un processo che non arrivava. L'avvocato, un amico, li aveva consigliati di non seguire personalmente la questione, per evitare “complicanze psicologiche”. Ma di che complicanze voleva alludere? Comunque Alessio, d' accordo con la moglie, decise di seguire la vicenda.

Finalmente arrivò la data dell'udienza in data venerdì 17. Non aveva mai creduto in queste cose, ma nella vita mai dire mai. Il giorno del processo “l'uomo” si presentò con uno stuolo di avvocati. In quella occasione, Alessio, capì la differenza tra ricco e povero. Quando tutto ebbe fine, si ritrovò un assegno in mano di poche migliaia di euro e il ghigno di quell'essere che se ne andava via senza scontare altre pene, e con la patente in tasca per giunta.

Al suo ritorno non aveva il coraggio di guardare in faccia la moglie, come se una tale vergogna fosse frutto di una sua manchevolezza.

Trascorse altro tempo. La vita era tornata a sorridere e la coppia, questa volta impegnata in un picnic si gustava il primo sole estivo.

Di ritorno verso sera, si imbatterono in un capannello di gente intorno ad un auto, schiantatasi contro un albero. Alessio scese di macchina, ed avvicinatosi, scorse all'interno della vettura “l'uomo”. Tutto intorno un gran vociare....”Non toccatelo potreste fargli male” disse uno....e un altro “ma fa fatica a respirare, se lo lasciamo li per quando arriva l'ambulanza è troppo tardi”....”ci vorrebbe un medico” aggiunse il più vicino alla macchina guardando i presenti come a cogliere un cenno di assenso.

Tutti tacquero e per un attimo l'autista riconobbe Alessio, allungò il braccio, e più di mille parole giunsero all'interessato.

Alessio si voltò e tornò alla sua macchina.....

”Cosa è successo?” chiese Simona.

“Nulla tesoro, hanno picchiato la macchina, ma stanno bene” e così dicendo ripartì con un ghigno simile “all'uomo”, ma con una pace interiore che avrebbe fatto impallidire un bonzo. 

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