La finestra sul cortile

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Bella cosa la gioventù, peccato solo che quando ce l'hai, non la consideri.

Il nostro Claude non eccepiva da questa regola, anzi, era il classico dodicenne con la testa tra le nuvole.

La sua vita era imperniata su cose semplici, il pallone, gli amici e il modellismo.

Si, c'era pure la scuola.....purtroppo, ma a questo difficilmente pensava. Oddio, non è che non ci pensasse, ma era un pensiero un po diverso; del tipo....Come posso andare a giocare subito?....e questo voto?mi devo inventare qualcosa mmmh.

Comunque tutto sommato la sua vita viaggiava placidamente, come una giunca cullata nel tramonto di una laguna.

Aveva, un po come tutti, un amico del cuore, Roy. Altro discolo come lui, vivace e strafottente come solo a quell'età si può essere.

Insomma i classici inseparabili. Poi un bel giorno, o brutto a seconda dei punti di vista, Claude la vide.

La sua finestra si affacciava su un cortile interno, contornato da altre abitazioni, alcune vecchie altre più recenti. Era un posto semplice, ma pulito e ordinato. Al centro della corte un pergolato di glicini con due panchine. Non le aveva mai sopportate, e non passava giorno insieme all'amico fedele, a spregiarle. Non ci fossero state, sai che belle partite a pallone? E invece no! I vicini, come pure i suoi, erano innamorati di quel pezzetto di pace. Vabbè gli adulti son tutti scemi, e come lui  anche gli altri ragazzi concordavano.

Il caso volle, perché bene o male è spesso quello il motivo, che il nostro “eroe” provasse un modellino di elicottero. Ovviamente di nascosto a sua madre.

Mentre il giocattolo si librava in volo, Claude, fantasticava di trovarsi alla sua guida in una spedizione di soccorso nella giungla più selvaggia. Naturalmente la fantasia vola, e quel pergolato si era trasformato nel covo di temibili mostri che impedivano la sua missione. Era già pronto ad accingersi ad una picchiata al grido “BANZAIIIII”, quando l'inaspettato avvenne.

Una delle finestre perennemente chiuse si aprì di colpo. La sua attenzione andò a farsi benedire, come si suol dire, e dimentico delle evoluzioni del suo mezzo, si concentrò per vedere cosa sarebbe apparso da quei vetri mai svelati. Un fulmine a ciel sereno non lo avrebbe distratto. Apparve, quello che per lui era opera di magia, una ragazza all'incirca della sua età.

Il fatto che gli risultò strano, era come fosse possibile, provare un misto di sensazioni indefinite e di imbarazzo.

Poi accadde l'imprevedibile, quando la ragazza che si trovava più in basso rispetto a lui, alzò gli occhi.

Dapprima inquadrò il modellino e subito dopo incuriosita dalle sue evoluzioni, cercò quel filo invisibile che doveva terminare nelle mani del proprietario......e lo vide.

Claude con la salivazione a zero e gli occhi spalancati come dei fari di un tir, era rimasto li, immobile, come una statua di cera. L'unica cosa che tradiva la sua appartenenza alla razza umana, era il leggero ed inconsapevole movimento sui comandi del velivolo. L'elicottero aveva cambiato direzione e come se una forza esterna lo manovrasse stava puntando la mistica finestra. Prima ancora che riuscisse a riacquistare un minimo di facoltà mentali, il disastro si era compiuto. Il giocattolo dapprima così aggraziato, giaceva come un rottame in una discarica, nella persiana di questa oscura signora.

Lo sguardo stupito accompagnato da un disarmante sorriso della ragazza lo risvegliò.

La vide aprire la finestra e delicatamente estrarre come un uccello ferito, il suo marchingegno. Ai suoi occhi questi semplici gesti sembravano l'incarnazione di un angelo giunto per salvare il mondo.

Quando l'operazione fu terminata, la giovane indicando il modellino, gli fece cenno per restituirlo. Claude non sapeva che pesci prendere. A suo modo di vedere si era comportato da perfetto imbranato, e quella presenza lo metteva in soggezione. Comunque, non si sa come, riuscì a rispondere al gesto.

Scese a rotta di collo le scale di casa, come nemmeno per la festa del suo compleanno aveva fatto, e si diresse in strada. Una rapida corsa ed era già nella corte interna in attesa.

Sembrava uno di quei cani che riportando il bastoncino aspettano smaniosi che il padrone lo rilanci.

Poi nuovamente un flash, ancora più intenso del primo....stava arrivando.

“Ciao sono Annette e questo è tuo” disse con voce gentile. Non capiva di cosa stesse parlando, sentiva solo un gran caldo in volto e le gambe pesanti. Forse si stava ammalando, forse la mamma con tutte le sue raccomandazioni tanto torto non aveva.

A quel punto lei lo squadrò come un'opera di Picasso e aggiunse “Prendilo devo tornare a casa, ma se ti fa piacere possiamo rivederci qui.”

Quel “rivederci qui” era l'unica cosa che aveva metabolizzato, e non era poco.

Preso l'oggetto galeotto tornò verso casa, camminando immerso nei suoi pensieri....cavolo non gli ho detto nemmeno grazie...

Fece per girarsi e correrle dietro ma urtò contro Roy che era venuto a trovarlo.

“Allora la nostra Aquila Imperiale come va?” chiese allegramente mimando un volo ricco di emozioni.

“Bene” fu la laconica risposta di Claude.

“Ma, ti senti bene? È successo qualcosa? Hai lo sguardo più fesso del solito!” e così dicendo gli assestò una pacca sulla schiena che lo fece tossire.

“Non ho nulla, ma devo andare a studiare, o mia madre mi fa la festa, e non parlo di compleanno” tentò una battuta.

“Non me la racconti giusta” insistette l'amico che ormai lo conosceva come il palmo delle sue mani.

“Ho conosciuto una ragazza!”,  lo disse di getto, così. Roy s'impietrì, come se avesse pronunciato chi sa che cosa.

“Ah! Le donne” ribattè appena si fu ripreso dalla notizia. Del resto suo padre pronunciava sempre quella frase. Doveva fare effetto.

“Va bene, ci si vede non appena ti sarai ripreso” e con questo si allontanò ripetendo l'ultima frase.

Da quel giorno e per diverso tempo Claude non si riprese, anzi, era pure peggiorato agli occhi degli amici. Ora quel pergolato con panchine al seguito era diventato il suo rifugio romantico.

E ancora oggi a distanza di molti anni ricorda con profondo affetto e nostalgia la finestra sul cortile e la bambina che fu il suo primo amore.

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