Quattro

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Passano tre giorni. Tre giorni in cui Stiles ha dovuto sopportare un figlio isterico perché “Nessuno vuole farmi lavorare!” e “Perché non sarei capace di fare il parrucchiere? Che ci vuole a tagliare capelli!” Ma è comunque meglio di un figlio spiaccicato sull'asfalto.

Mancano tre giorni alla domenica successiva, al sedicesimo compleanno di Tyler e Stiles ha mandato cinque inviti per la cena: suo padre e la mamma di Scott, Scott con Allison, data la loro rinata cotta dopo dieci anni, Cora, Peter e Lydia. Torna da lavoro e trova Tyler sul divano, una busta di patatine enorme sulla pancia.

“Non sai che quelle fanno male al tuo fisico, Narciso?” scherza.

“Beh, se avessi preso da te, sì, ma ho la capacità di trasformare il grasso in addominali come l'altro lato della famiglia” risponde il ragazzo ghignando.

“A proposito di quel lato. Chiama tuo padre per la cena di domenica, ho già contattato il resto degli invitati. Prima ceni con noi e poi fai quello che vuoi con i tuoi amici.”

Tyler si mette a sedere, passandogli le patatine. “Perché non glielo chiedi tu?”

“Perché se l'avessi visto, l'avrei fatto. Ma sai che è fuori città per quella cosa” spiega.

“Quella cosa è una convention dei più grandi e famosi motociclisti! E comunque dopo gli mando un messaggio.”

“Lo sai che odia gli sms, chiamalo e basta.”

“E va bene, ora chiamo.”

Tyler afferra il cellulare e comincia a camminare come sempre quando è al telefono. Questa caratteristica, Stiles sa che è sua. Lo sente ridere e dire un paio di wow e di magnifico e urlare un fammi fare un autografo! Poi ritorna in cucina.

“Ha detto che sarebbe venuto comunque. Ah, pa’, è arrivato quello per te” dice Tyler prima di riprendersi le patatine e salire in camera. 

Stiles segue la direzione che ha indicato e lo vede. Di fianco alla porta di ingresso, in un vaso. Un girasole alto e grande, un biglietto attaccato ad una foglia. Stiles sa di chi è e il perché, per questo si avvicina piano e stacca il foglietto con le mani che tremano. 

“Sei sempre stato il mio sole e lo sei ancora. E lo sarai. Buon diciottesimo anniversario, amore mio. D.”

Stiles non riesce a trattenere le lacrime. Quello è il primo anniversario che passano separati. Solo fino ad un anno prima erano abituati a mangiare pollo fritto a letto e a fare l'amore tutto il giorno. L'aveva iniziata Derek quella tradizione. Aveva detto “Al matrimonio abbiamo mangiato tutta roba sana e di classe e c'era così tanta gente che nemmeno ci siamo abbracciati. Ogni anni faremo l'esatto opposto.” Stiles aveva riso quasi fino alle lacrime mentre lo baciava.

Era normale piangere ora, no? Era del suo matrimonio che si parlava, il suo matrimonio che era finito male. Aveva diritto ad un momento di sconforto. 

Dopo essersi asciugato le lacrime, Stiles prende il cellulare dalla tasca. 

(Ore 19:45) Grazie, ma non dovevi. SS

(Ore 19:46) Magari non dovevo, ma volevo. DH

(Ore 19:46) Non sei mio marito, Derek. Non più. SS

(Ore 19:49) Ma tu sarai il mio. E sarai sempre il marito che a quest'ora, diciotto anni fa, si stava per ingozzare con la torta nuziale. DH

Stiles sorride, un'altra lacrima traditrice gli bagna il viso. Non risponde.

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