1.*Lo senti anche tu questo odore?*

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Domenica 23 febbraio 2020...

"Mi sento come se mi fossero venuti addosso con una zappatrice".

Kadija mi stava analizzando dall'alto, mentre io ero comodamente (si fa per dire) distesa a terra, impegnata nel far rallentare il battito cardiaco. Non allarmatevi, niente di grave: soliti acciacchi post partita conclusasi 40 a 15... per la squadra avversaria eh, ovvio.

"Pensi di svenire come la scorsa volta?". Aspetta, Kadija, dammi un minuto che penso sul da farsi, poi ti aggiorno.

"Guarda, Kadi, se fosse per me io, ora, preferirei essere in un bel campo di margheritine ad acchiappare farfalle, piuttosto che stesa qui a terra con un ginocchio che pulsa dal dolore.". No, nessun infortunio durante la partita. Mesi prima era capitato che, il tipico anziano uscito di casa per raggiungere gli amici al bar, lo incontrassi io. Evidentemente impegnato a pensare se giocare a briscola o a scala quaranta, quel giorno, non aveva dato la precedenza a me ed alla mia migliore amica, seduta al posto del passeggero. Gli avevamo letteralmente sfondato la portiera posteriore, ragazzi. Saranno stati una cosa come 1.500 di danno alla sua auto, mentre della mia moto si era 'solamente' incrinato un po' il manubrio. Io e Tatiana, invece, ce l'eravamo cavata con qualche bottarella, tra cui quella sul ginocchio sia mio che suo, e due o tre graffi ed, in più, un giro gratis in ambulanza...che spasso, non avete idea. Sarebbe ancora più esaltante il ricordo se, a distanza di ora mai 4 mesi, i dolori evitassero di ripresentarsi quando gli pare.

"Ce la fai ad alzarti ed andare a fare la doccia?". Stavolta era il mio Coach che parlava: riccio, alto, bello, giovane. Oh sì, per lui assolutamente tutto.

"Certo Coach, vado". Kadija mi aveva aiutata a tornare in posizione eretta, per quanto il mio ginocchio me lo permettesse, ed aveva accompagnato una Lea zoppicante verso lo spogliatoio.

Quello che mi ci voleva era una bella doccia sotto l'acqua calda, sempre che le altre me ne avessero lasciata un po': il palazzetto non era sicuramente noto per le sue super tecnologie nel campo del riscaldamento dell'acqua.

Uscita da una doccia dall'acqua agghiacciante quasi come l'aspetto che avevo in quel momento, non mi mancava altro che infilarmi i soliti pantaloni larghi della tuta e la felpona rubata dall'armadio di uno dei miei fratelli. Niente vestiti eleganti per il pranzo del week-end: quella domenica avrei pranzato da sola, poiché avevo deciso di saltare il battesimo della mia cuginetta per dedicare ancora più tempo allo studio di Dante, maledetto lui ed il suo Vulgaris Eloquente... no, Eloquentis... vabbè, quello.

"Ragazze, le Carte d'Identità!". Ah, la Fede, quanto mi mancava sentirla urlare in campo e non poter vedere le sue simulazioni visto che, ora, aveva superato la fascia d'età che le permetteva di giocare in Under 17. Vi starete chiedendo di cosa, ecco: io gioco a pallamano e no, non è pallanuoto, vi prego di non confonderli.

"Wow pensavo di essere poco fotogenica io, ma guardando la tua foto, Lea, ho il piacere di ricredermi!". Terri, ma i cazzi tuoi mai, eh.

"Tu non hai la minima idea di quali torture medievali abbia usato mia madre per provare a farmi sorridere in questa foto, Terri! Sono stata una guerriera." Pugno contro il petto ed ero pronta con il borsone sulle spalle per tornarmene a casa.

"Lea, scendo con te!"
~
"Chissà quale brodaglia mi aspetta appena arrivo a casa" Sì, Kadija si disperava spesso per il cibo, ma dopo una partita del genere, probabilmente, chiunque si sarebbe volentieri sfondato di qualunque cosa la dispensa di casa avesse offerto.

"Kadi, quando sarai a casa, mi prometti che mentre ti starai gustando un piatto fumante di minestra penserai a me, sola, con un piatto di insalata davanti?" Mentre camminavo ero intenta ad esaminare le mie care vecchie Vans: forse, e dico forse, avrei dovuto lavarle...

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