Sei per caso fuori di testa?

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18 Aprile 2019, Randerwall.

Lea giocherellava nervosamente con i pollici, era appena stata a telefono con il suo avvocato, il signor Keller. Girovagava per l'ufficio aspettando impaziente che la richiamasse. Decise di sedersi sulla poltrona nera girevole in pelle che sua madre le aveva regalato qualche giorno prima di aprire il suo studio. La fece girare tre volte su se stessa, ma ebbe un piccolo capogiro, e la fermò bruscamente.
Il telefono squillò, si alzò dalla poltrona e rispose subito alla chiamata. Confabulò al telefono per una buona decina di minuti, il suo tono era alterato, cercava di mantenere la calma e rispondere in maniera educata, ma non poteva, era troppo coinvolta.

"No, signor Keller sig..lu-lui n-non può farmi questo" ripeteva con voce rotta.

Una lacrima le rigò il viso. Prese il telefono e infuriata, lo gettò a terra. Lea si accasciò, con le ginocchia e i gomiti a terra ed iniziò a piangere disperatamente. Qualcuno bussò alla porta del suo ufficio.

"Solo un attimo, arrivo"

Lea si alzò dal suolo, si recò al piccolo bagnetto che aveva nel suo ufficio e si lavò con acqua gelata il volto. Guardò la sua espressione nello specchio. La matita nera sciolta dalle lacrime le incorniciava il viso.

La persona che si trovava dietro quella porta continuò a bussare insistentemente.

"Un po' di pazienza" replicò.

Si ripulì con delle salviettine che trovò in uno dei cassetti del mobile del bagno per essere almeno presentabile. Lea si avvicinò alla porta ed aprì.

James Saalfald aveva i suoi occhi scuri fissi su di lei. Lea si ricompose e lo accolse nello studio, invitandolo a sedersi.

"Lea, mi spieghi cosa ti è preso; sei per caso fuori di testa?" disse l'uomo dagli occhi e i capelli color cioccolato.

Lea farfugliò qualcosa di incomprensibile simile a delle scuse."Non posso credere che mi abbia fatto questo" ripeté.

"Cazzo Lea, sai che non posso vederti così, mi è venuta una voglia matta di prendere a calci quel figlio di puttana" le disse James.

Lea era affranta, non credeva che suo marito le avesse fatto questo. Non si era comportato come l'uomo che ogni donna vuole al suo fianco, non le era mai stato vicino, neanche il giorno in cui aveva dato alla luce la piccola Sophie, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato a tanto.

"Ho promesso che ti avrei aiutata, e poiché sono un uomo di parola manterrò la promessa, ma non devi in alcun modo mettermi i bastoni tra le ruote, o fare scenate come ieri sera, okay? Davvero non riesco a capire, scusami il termine, perchè ti sia comportata  da sciocca. Credevi davvero che Tom, dopo la scenata che gli hai fatto sarebbe rimasto con le mani in mano? Eppure sei una donna intelligente, carismatica, ambiziosa..buona, bella." Le disse James severo.

Lea lo ascoltava parlare attentamente , non pronunciò neanche una parola, si limitò soltanto ad acconsentire con un cenno del capo.

"Non so davvero come ringraziarti James" gli disse abbracciandolo affettuosamente.

Sentirono dei strani rumori provenire dall'altra stanza.

"James, aspetta..." non finì neanche la frase che James si diresse cautamente verso la porta, appoggiò la mano sulla maniglia e con uno scatto l'aprì.

Un ragazzo di circa una ventina d'anni frugava nei cassetti della scrivania al centro della stanza.

"Ma che Diavolo?!" James lanciò uno sguardo di fuoco alla donna che si toccava nervosamente le punte dei lunghi capelli biondi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 04, 2020 ⏰

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