Sotto la pioggia

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17 Aprile 2019, Randerwall.

Daniel vagava per la città senza sapere esattamente dove andare, erano ormai giorni che non toccava cibo. Un brivido di freddo percosse il suo esile corpo. Si strinse nella giacca rovinata e bucherellata che le era stata omaggiata da una coppia di anziani signori che avevano provato pietà per quel giovane ragazzo che viveva da mesi per strada. Il marito della signora senza battere ciglio aveva appoggiato l'indumento al suolo lasciando nella tasca laterale una banconota da 10 euro.

Iniziò a piovere, e Daniel cominciò involontariamente a battere i denti per il freddo. Decise di ripararsi sotto il porticato di una grande e lussuosa casa, ma nonostante ciò si inzuppò dalla testa ai piedi per la forte pioggia. Quella casa doveva appartenere ad una delle famiglie più ricche della città. Le mura erano di un color rosso mattone, il portico lucido era di un legno molto pregiato, le finestre bagnate dalle goccioline di acqua che battevano contro di esse vennero illuminate dai lampi che risuonavano nel cielo macchiato di nero e grigio. Lo sguardo di Daniel sembrava essere stato catturato da quella polverina scura che aveva ricoperto il cielo.

"Mamma mamma, ho paura" sentì pronunciare all'interno dell'abitazione.

Daniel spostò lo sguardo alla finestra di quella che doveva essere la cucina dell'abitazione. Una bambina, dell'età di  dieci, o undici anni, si era affacciata alla finestra. Il suo innocente volto era spaventato ed intimorito. La mamma raggiunse la bambina, le accarezzò amorevolmente il volto e cercò di tranquillizzare la piccola. Egli scrutò bene la donna, i suoi capelli biondi le ricadevano sul viso, spostò la ciocca di capelli dietro l'orecchio e sussurrava dolci parole alla figlia. Poteva avere all'incirca una quarantina d'anni, indossava una vestaglia azzurra con una cinturina dello stesso colore che le cingeva la vita sottile. Il viso di chi, oltre ad occuparsi dei figli, deve anche dedicarsi alla cura dell'abitazione, lavare, stirare, cucinare. Nonostante l'età, e le rughe che le incorniciavano il viso, Daniel pensò che fosse molto bella.

Pensò a sua madre, anche lei era bella, anzi molto più bella della donna che stava scrutando dalla  finestra del piano terra. La madre aveva i capelli lunghi corvini, il viso olivastro e sottile, naso all'insù, vita sottile, fianchi non troppo larghi e le gambe lunghe e snelle. Anche dopo aver dato alla luce due bambini la sua bellezza non era andata perduta, come accade a molte donne che dopo il parto iniziano a sentirsi indesiderate dai propri mariti o amanti, impazzendo negli anni occupandosi della crescita dei figli, sempre di più numerosi.

La donna dai capelli biondi si accorse di Daniel e lo guardò con sguardo torvo. Pronunciò qualche parola che non riuscì a capire, e chiuse di scatto le tende. Sentì dei passi avvicinarsi, un uomo grosso di circa una cinquantina d'anni agitò a mezz'aria una mazza da baseball. Scacciò Daniel malamente, insultandolo e chiamandolo 'miserabile, barbone, schifoso' e altre parole che non riuscì a comprendere perché si era già allontanato dalla casa. Iniziò a correre sotto la pioggia per smettere di ascoltare le imprecazioni che quell'uomo gli rivolgeva. Quando si era allontanato abbastanza, sfinito, con il cuore che gli batteva forte, si voltò. L'uomo era ancora sulla soglia, con la punta della mazza appoggiata a terra, mentre la donna dai capelli biondi con la mano appoggiata sulla spalla del marito lo invitava a rientrare in casa. L'uomo scostò bruscamente la mano della moglie e arrabbiato tornò all'interno dell'abitacolo. La donna gli rivolse un ultimo sguardo che non fu in grado di decifrare, si voltò ed entrò in casa chiudendosi il portone alle spalle.

Daniel camminava sotto la pioggia, il suo stomaco cominciò a brontolare, decise di sedersi a terra accanto ad un albero cercando di addormentarsi, non perché fosse stanco o avesse sonno, ma semplicemente per cercare di non pensare al freddo e alla fame che lo attanagliava..

Immaginò di trovarsi in una casa, vicino al caldo camino, accanto a sua madre, che aveva preparato per cena del pollo con delle patate. Con quel dolce pensiero, Daniel si addormentò.

Riaprì gli occhi, non dormì molto, una macchina andando a finire con le ruote in una pozzanghera lo sporcò dalla testa ai piedi. Daniel imprecò prendendolo a male parole, neanche tanto per averlo inzuppato (era già fradicio per aver camminato sotto la pioggia) ma per averlo svegliato, ora che stava sognando sua madre.

Daniel si alzò, ma ebbe un capogiro che lo rifece cadere a terra. Vide una macchina fermarsi, ma questa a differenza della prima non lo schizzò. Dalla macchina scese una donna dai capelli biondi, gli occhi chiari, gambe lunghe e snelle, era LEI la donna che aveva scrutato dalla finestra.

******SPAZIO AUTRICE*********

SALVE AMICI DI WATTPAD, QUESTO E' IL PRIMO CAPITOLO DELLA MIA STORIA. AVETE INIZIATO A CONOSCERE DANIEL, UNO DEI PROTAGONISTI. SPERO CHE VI SIA PIACIUTO. SCUSATE SE SONO PRESENTI DEGLI ERRORI, MA NON SONO UNA SCRITTRICE, MI PIACE SEMPLICEMENTE INVENTARE STORIE. SE VI E' PIACIUTO LASCIATE UNA STELLINA E UN COMMENTO E FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE, E MAGARI POTETE DARMI QUALCHE CONSIGLIO PER MIGLIORARE. UN BACIO *Alexa* 😘

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