"Nino ha il Tocco"

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Nino cominciò ad osservare la folla di ragazzini, che quella mattina aveva occupato il parchetto, il quale, da quanto aveva sentito poc'anzi era stato rinominato "Quartiere Generale" da Lupo.
Alcuni erano seduti sulle due panchine del parco, altri stavano ai piedi dello scivolo, ormai spodestato dal ruolo di protagonista che rivestiva anni addietro, altri ancora stavano in piedi; ma tutti guardavano il nuovo arrivato, quasi sorpresi che Lupo fosse riuscito a far schiodare Nino dal divano.
Il più piccolo di quella divertente combriccola era Luigi, tutti lo conoscevano come "Fragoletto", dati i suoi luminosissimi capelli rossi e le sue lentiggini che, con ogni probabilità, nell'immaginario di colui che gli aveva attribuito il soprannome, rappresentavano i semi del gustoso frutto primaverile.
Quella calda mattina Fragoletto si avvicinò a Nino, lo guardò per un po' ed esclamò, con la sua vocina divertente "Nino ha il Tocco".
All'udire di quelle parole l'assemblea si mise a ripetere, in un assordante frastuono, quanto detto dal loro amichetto : "Nino ha il Tocco" .
Addirittura, uno di loro, che si chiamava Armando, si alzò dalla panchina in legno e con una piccola corsa raggiunse Nino per abbracciarlo.
La combriccola continuava ad esclamare, in coro, "Nino ha il tocco! Nino ha il Tocco! Nino ha il tocco !".
A quel punto, gli altri, così presi dall'eccitazione, non dovettero accorgersene ma nel viso di Nino si dipinse un'espressione di paura. "Erano impazziti del tutto?", probabilmente se il nonno si fosse trovato in quell'occasione, avrebbe detto, senza alcuna remora, che ai quei ragazzini li si era squagliato il cervello, eppure Nino lo pensava sempre che l'estate fosse pericolosa. "Il caldo fa brutti scherzi", pensò.
Il coro stava ancora ululando quando, Nino, stravolto in faccia, si girò verso Lupo, lo fece per cercare un minimo segno di conforto, un'oasi alla quale appoggiarsi per fuggire da un deserto di follia, eppure Nino fino a pochi minuti prima, mai avrebbe pensato che avrebbe dovuto cercare un guizzo di normalità nel viso di Lupo.
Eppure di normalità non ne trovò neanche nel viso del suo accompagnatore, infatti, non appena voltò lo sguardo verso di lui, vide questi sorridente e tronfio che lo osservava, probabilmente si stava gongolando del fatto che lui, Gaetano, detto "Lupo", aveva trovato quello "che ha il Tocco", lo aveva fatto lui e nessun altro.
Nino, a quel punto, deglutì, volse il suo sguardo verso la folla che, per qualche ragione, lo acclamava, poi investito da un'ondata di imbarazzo portò i suoi occhi in basso verso le sue scarpe nere, ormai impolverate.
Alla fine, con uno sforzo fisico, si decise a guardare Fragoletto e gli disse, con tutto il coraggio che aveva e con l'intenzione di tenere un tono di voce capace di sovrastare il grido della folla di ragazzini: "Ma che vuoi?".
Per un attimo sembrò che nessuno lo avesse ascoltato, ma dopo Fragoletto alzò il braccio sinistro e la folla si zittì, pure Armando, che poco prima lo aveva abbracciato, tornò verso la panchina, anche se si accorse che il suo posto era già stato occupato.
La folla si zittì, Nino divampò in faccia, ora tutti guardavano lui e Fragoletto.
Alla fine, quest'ultimo, si avvicinò a Nino a tal punto che questi ebbe l'impressione di percepire l'odore dei capelli rossi del piccoletto. Questo lo guardò negli occhi castani e ripetè, con poca soddisfazione per Nino: "Tu hai il Tocco, me ne sono accorto appena ti ho visto" Nino deglutì, ma ben presto lo sentì di nuovo dire "Tu hai il Tocco come ce l'ho io e noi due siamo gli unici in questo Paesello".
Fragoletto, si voltò e andò a sedersi ai piedi dello scivolo rovente.
La folla di ragazzini riprese "Nino ha il tocco! Nino ha il Tocco! Nino ha il tocco!"

Una piccola vita d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora