Due settimane prima

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Nino parve ancora più confuso.
A quel punto vide Lupo che gli si era affiancato.
E lo sentì parlare "Nino, qui stanno succedendo cose molto strane" Lupo distolse lo sguardo dalla faccia pallida di Nino e lo portò su Fragoletto, ancora seduto ai piedi dello scivolo.
"Fragoletto dice di avere il Tocco, ma lascia che sia lui stesso a spiegartelo". A quel punto alzò il braccio e con la mano puntata nella direzione di Fragoletto, gli fece segno di avvicinarsi.
Così Fragoletto si alzò e si piantò, tutto sudato, davanti a Nino, che a quel punto non stava capendo più nulla.
La folla di ragazzini che impestava il parco guardava assorta l'imbarazzante coppia; ora tutti i ragazzi del Paesello pendevano dalle labbra di Fragoletto.
Fragoletto doveva essere alto la metà di Nino, ma si diceva che avesse l'agilità di uno che pratica ginnastica artistica e, infatti, dal fisico estremamente esile, non si sarebbe potuto dire il contrario.
Cominciò a parlare con la sua voce che ancora tradiva la sua tenera età :"Ascolta Nino, ho percepito che anche tu hai il Tocco" Fragoletto si grattò la testa, sulla quale sembrava avesse qualcosa, forse una ferita, ma Nino non ci fece molto caso e sentì ancora Fragoletto, che continuò "è da giorni che cerchiamo di farti scendere da casa per spiegarti cosa sta succedendo".
Nino ora ardeva dalla curiosità e per un attimo parve imbarazzato dal fatto che solo quel giorno si fosse deciso a scendere, cosa che non aveva fatto neanche di sua volontà ma vi era stato costretto dal nonno.
Tuttavia l'imbarazzo svanì subito, non appena sentì Fragoletto raccontate la sua storia.

Prima estate
Due settimane prima

Riccardo cercava di stare al passo di Fragoletto che camminava con passo deciso per il sentiero assolato che portava nelle campagne circostanti.
Tutt'intorno l'estate aveva bruciato qualsiasi forma di vegetazione; il colore predominante era il giallo secco dell'erba e dei campi dove, qualche mese prima, era stato mietuto il grano.
Sopra di loro il cielo era di un blu intenso, svuotato da ogni tipo di biancore delle nuvole e, pensandoci, Riccardo non vedeva una nuvola da settimane.
Il sole, anche se stava iniziando la sua discesa verso ovest, era ancora alto in cielo, per cui Il sentiero era completamente sgombro da qualsiasi essere vivente e  se non fosse stato per quei due ragazzini che stavano uscendo dal Paesello, nessuno avrebbe detto che quel sentiero fosse mai stato percorso da anima umana.
"Luigi aspetta".
Riccardo non riusciva a farsi sentire da Luigi, detto ""Fragoletto" per i suoi capelli rossi.
Riccardo, con il suo piccolo zainetto in spalla, colmo di panini e bottigliette d'acqua, decise di mettersi a correre per raggiungere l'amico che lo aveva distanziato di parecchi metri, sotto il sole cocente dell'estate.
"Luigi aspettami, non è giusto".
Riccardo cercava disperatamente di accostarsi al compagno, eppure, oltre al sole, lo ostacolavano anche le pietre districate in tutto il sentiero, per cui gli era terribilmente difficoltoso correre.
Decise di fermarsi e di portare una mano davanti agli occhi per deviare i raggi del sole che lo accecavano.
Non c'era più traccia di Fragoletto: sicuramente era arrivato a destinazione.
Glielo avrebbe detto senz'altro, a quel piccoletto, che non era giusto che lui ogni volta dovesse andare così avanti, lasciandolo indietro.
Anche perché lo zaino con le vivande lo aveva lui e così Luigi avrebbe dovuto aspettarlo prima di addentare i gustosi panini che faceva la signora Marta, madre dello stesso Fragoletto.
All'inizio dell'estate si erano imposti questa regola: ogni volta che sarebbero andati a "casa di Zia Lina" la madre di Fragoletto avrebbe dovuto fare i panini e Riccardo avrebbe dovuto portare lo zaino fino a destinazione.
La "casa di Zia Lina" era una piccola casetta abbandonata in mezzo alle campagne del Paesello: era tanto vecchia che la data della sua costruzione era ignota persino ai genitori dei ragazzini e, infatti, si doveva chiedere agli anziani del Paesello per ricavare qualche informazione in più.
Ma anche se lo si fosse chiesto al più saggio degli anziani, questo non avrebbe detto un granché di utile, infatti si sapeva solo che la casetta apparteneva ad una signora, che tutti chiamavano "Zia Lina" e che con il passare del tempo, vista la circostanza che tutti i contadini della zona in un certo momento iniziarono a trasferirsi in paese, la casa era stata abbandonata, per cui neanche i possibili eredi della "Zia Lina" dovevano avere tanto interesse a ricordarsi della casetta.
Con il tempo, quella casetta alla quale erano collegati un piccolo orticello, il quale oramai era divenuto una preda della folta vegetazione e una vecchio deposito in legno, che stava cadendo vittima di innumerevoli animali selvatici; era diventata meta di molti ragazzini del Paesello, che ci andavano per costruirsi i loro mondi fantastici, per allontanarsi per qualche ora, dalle lente e noiose giornate estive.

Quel pomeriggio Riccardo era particolarmente stanco, gli facevano male le gambe e il sudore che imperlava la sua pelle abbronzata gli dava grande fastidio.
Così, non appena arrivato, decise di mettersi sotto il grande pioppo, posto davanti la casa di Zia Lina e a destra del capanno di legno. Probabilmente Quell'enorme albero che doveva essere vecchio quanto la casa aveva fornito ombra lussureggiante ad intere generazioni di bambini, ma quel giorno Riccardo non pensò a nulla di tutto ciò perché la sua impellente priorità era quella di addentare uno di quei gustosi panini al tonno, che solo la madre di Fragoletto sapeva fare. Riccardo mentre si decideva ad aprire lo zaino nero, si guardò intorno tra l'ombra e gli sembrò di non scorgere nessuna traccia di Fragoletto, il quale senz'altro aveva fatto il giro della casa, per cui Riccardo pensò che presto sarebbe sbucato alle sue spalle.
Riccardo non si preoccupò più di tanto e decise di srotolare la carta bianca che avvolgeva il panino, non appena riuscì ad intravedere la mollica bianca  addentò il cibo e venne avvolto dal sapore del tonno, bagnato da un filo d'olio.
Proprio in quel momento venne investito da una leggera, quanto gradevole, folata di vento: la percepì come una piacevole pausa dal dolore del caldo estivo e pensò che ne era valsa la pena di aver affrontato il sentiero assolato per raggiungere quella destinazione paradisiaca.
Non ebbe il tempo di finire il panino che sentì l'impellenza di bere, così prese una bottiglietta d'acqua e la scolò per un quarto del contenuto.
In quel momento si sentì improvvisamente pieno, così decise di darsi una guardata intorno per vedere dove diavolo fosse finito Fragoletto e si meravigliò del fatto che non se ne vedeva traccia da nessun parte.
Pensò che a quel punto sarebbe dovuto andare a cercarlo, ma non se ne preoccupo più di tanto, così stese le gambe sotto l'ombra del pioppo e afferrò lo zaino, contenente ancora il panino e la bottiglietta d'acqua di Fragoletto, e lo usò a mo' di cuscino.
Incurante della posizione di Fragoletto, chiuse gli occhi e non dovette passare molto tempo prima che, cullato dal leggero venticello che accarezzava lui e le foglie del pioppo, si addormentasse.

Una piccola vita d'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora