CAPITOLO 1

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<<Ciao dicci chi sei e perché sei qui>>
Un equipe di medici laureati in non so quale tattica di cura psicologica erano davanti a me, con le penne dei loro studi personali in mano ed un insulso Block notes stropicciato davanti a loro. Se li fissavi attentamente riuscivi a capire quanto ognuno di loro fosse frustrato all'idea  di passare interi pomeriggi ascoltando ragazzini con qualche strana forma di psicosi nella testa, che sono obbligati dai genitori a parlare con estranei in camice bianco, che scrivono chissà cosa nel loro linguaggio da medici frustrati su quegli insulsi ed inutili Block notes. Beh io ero una di quei ragazzini psicopatici, o almeno questo è quello che credevano loro.

<<Sono Alice e credo di essere qui perché i miei genitori credono che io sia pazza. Ma in realtà non sono certa che mi serva tutto questo aiuto, considerando che non sono neanche un tantino pazza quanto quel ragazzino che è uscito 5 minuti fa strappandosi via i capelli dalla testa e urlando di stare diventando calvo perché gli alieni gli hanno sottratto la giovinezza. So che le domande le fate voi. Ma perché sono qui?>>

<<Allora Alice, non sei qui perché qualcuno crede che tu sia pazza, sei qui per raccontarci la tua storia, secondo il tuo punto di vista, saremo noi poi a decidere in un secondo momento se tu abbia un qualche disturbo o no, è se ne avessi uno, sta tranquilla ci accorgeremmo sicuramente quale sia il modo migliore per aiutarti. Hai passato un lungo periodo difficile, noi siamo qui solo per assicurarci che questo non ti abbia procurato qualche danno. Perciò ora dimmi Alice, da dove vuoi cominciare a raccontarci come ti sei sentita nelle diverse situazioni che hai affrontato?>>

<<Un periodo difficile. Crede che difficile sia la parola giusta? Non credo di poter raccontare di come mi sono sentita, non credo capireste considerando che lo avete appena considerato difficile.>>

<<Allora dicci come lo vedi tu Alice, parlaci di quello che vuoi, fa come ti senti.>>

<<Avete mai capito perché si dice che le persone portano una maschera diversa per ogni circostanza, e avete mai pensato a cosa possa succedere se si dovessero perdere tutte?>>

<<Ti piacerebbe spiegarcelo? >>

<<Non posso spiegarvelo,  siete persone colte ed intelligenti, sono certa che lo capirete da soli

Sono nata in un piccolo paesino con il nome che sembra quello di uno di quei schifossissimi barattoli di cibo in scatola per cani che si vede in pubblicità. Ero una ragazza come tante che frequentava una scuola come tante ed ero una figlia come tante, fingevo, mi piacesse, la prima maschera che ho indossato era anche una bugiarda, ma non solo. Con quella maschera uscivo con le solite 3 amiche dal tempo delle medie, studiavano insieme, andavamo insieme a fare shopping qualche volta, ero la figlia perfetta, quella studentessa modello che frequenta un centinaio di corsi extracurriculari, che guardava da lontano le cheerleader con gli occhi a cuoricino perché avrebbe voluto essere una di loro, ma non era abbastanza magra, ero quella che era innamorata di qualcuno che non lo immaginava affatto. La seconda maschera che ho indossato era quella che tirava fuori una volta all'anno durante il mio compleanno, quando fingevo che bere fosse una cosa che non faceva per me, mentre le mie amiche si scolavano tutti gli alolici davanti ai miei genitori ed io le guardavo ingiuriandole. La terza invece la portavo con quel ragazzo che piaceva ad ogni singola ragazza della scuola, quando lui passava era impossibile non vedere ogni ragazza sospirare o inciampare fissando spudoratamente cosa che se non volevo sembrare pazza doveva essere normale anche per me e ovviamente i loro sogni ad occhi aperti scemavano quando si accorgevano che Giovanni non aveva occhi che per Brianna, e qui scatta la quarta maschera. Bri è mia sorella, ma a scuola nessuno doveva esserne al corrente, perché io ero l'invisibile haidi che viveva tra le montagne con sogni pieni di pecore da contare, e lei era Brianna, la fidanzata di Giovanni, erano la coppia più snob di tutta la scuola, lei capocheerleader e detentrice dei primati di resistenza e velocità nella squadra di atletica, lui capitano della squadra di lacrosse,  basket, baseball, e calcio, più fighi di così non si può. Beh io non ero Bri, non volevo essere la sorella snob che si vergogna della sorella più asociale e nerd, non amavo Gio come lo amavano tutte e non volevo sospirare o inciampare ad ogni suo passaggio, non volevo essere la più snob della scuola ne la figlia perfetta, ma soprattutto, non volevo essere una come tante.
E qui viene il bello.
Perché è in questo momento che è esplosa la mia quinta maschera. Stava per ricominciare la scuola, tutti erano andati alla festa di Nicolas Addei, compiva 18 anni e io non volevo perdermi l'ultima festa prima dell'inizio del mio primo anno di college. Così mi sono calata giù dalla finestra della mia camera con una delle code che usa mio fratello Daniel per scalare.
Non avevo voluto esagerare con il trucco, avevo messo una riga fine di eyeliner, il mascara, un pò di cipria compatta perlata la matita nera sotto gli occhi ed un rossetto mat rosso mogano.
Riguardo il vestiario forse invece avevo esagerato.
Il vestito era talmente aderente che dopo 20 minuti  non riuscivo ancora a capire se mi mancava solo il fiato o ero già morta. Era una abito senza fronzoli, evidenziava tutte le mie forme al 101% , era di velluto rosso e accarezzava il mio corpo soltanto fino alla fine del fondo schiena,  per lasciare le mie gambe completamente scoperte. Mi sentivo quasi nuda. I tacchi erano semplici, neri, come la giacchina di nera pelle che avevo deciso di indossare.
Beh quella maschera rappresentava decisamente la ragazza che avrebbe potuto tenere testa persino a Brianna.
Arrivai alla festa in autobus, fortunatamente c'era la fermata a un isolato dalla casa di Nick. Quando arrivai era appena passata la mezzanotte e già il 99% dei ragazzi presenti in quel giardino erano ubriachi, la restante percentuale erano ubriachi.
"Che diavolo ci fai qui, sei impazzita? Come ti sei vestita? Sembri una squillo"
Persi la quinta maschera proprio nell'istante in cui sentii sbattere la porta dello studio del padre di Nick alle mie spalle dopo che Bri mi ci aveva trascinata dentro urlando come una babbuina impazzita.
" La mamma sa che sei qui?"
"Sono uscita dalla finestra"
"Papà ti ucciderà, e poi come ti è venuto in mente di mettere un vestito più figo del mio? Dove lo hai preso?"
Credo siano state le tante domande che si conseguivano in una sola frase a costringermi a riprendere la quinta maschera con la stessa velocità con la quale credevo di averla persa per sostituirla con una sesta che rappresentava una sorella insicura e spaventata.
"Non credo di doverti alcuna spiegazione, sta tranquilla, non ruberò il tuo ruolo di ragazza perfetta, perché sto per creare il mio."
Quando uscii dalla stanza e la porta sbatté  mi fermai lì davanti, pensando che Bri avrebbe reagito, ma rimase nella stanza in silenzio, ed io mi allontanai quando la sentii avvicinarsi alla porta per uscire. >>

Perdere la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora