Cap.1 "Un nuovo inizio"

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Mi sveglio di colpo a causa di un suono a me completamente sconosciuto; non sono più degli uccellini che alla mattina cantavano appoggiati alla mia finestra... ora sono dei clacson, che le persone stressate di questi tempi schiacciano ripetutamente, come se poi potesse servire a fare camminare il traffico.
Era solo ieri che ero ancora nella mia amata villa in campagna: vivevo in un paese di una settantina di abitanti, e tutti ci conoscevamo a vicenda.
E ora... beh, ora abito in un palazzo in un centro città popolato da un milione e mezzo di persone.
Svogliatamente mi alzo dal letto e raggiungo il bagno per lavarmi e vestirmi: il mio primo giorno di scuola in questa città inizierà a breve.
Non esagero con l'outfit, come non l'ho mai fatto d'altronde; sono una ragazza semplice, felpa e jeans mi vanno più che bene.
Finito di sistemarmi mi dirigo in cucina dove ci sono ad aspettarmi i miei genitori.
"Buongiorno tesoro" dice mia madre vedendomi scendere le scale.
"Buongiorno" rispondo e mi precipito a mangiare i pancake che mi cucina da sempre (e sono sempre ottimi devo dire)
Iniziamo a parlare, per quel poco che posso visto che devo essere a scuola entro 20 minuti.
Dopo l'ultimo boccone vado verso la porta, intenta ad uscire, ma mia madre mi ferma e mi spiazza con una frase.
"Ti prego y/n, non fare sempre la timida... cerca di fare amicizia o di trovarti una cotta, che ne so, cose normali per una della tua età!"
Resto in silenzio; se parlo potrei dire delle cose in una maniera non tanto carina.
Faccio per aprire la porta che mi separava dall'andare via da quella situazione imbarazzante ma ricomincia il suo discorso.
"Y/n, è un nuovo inizio per tutti, puoi ricominciare tutto da capo... perché sprecare questa opportunità così? Y/n, dimmi se c'è qualcosa che non va... non dirmi che hai paura di innamorarti o-"
Non la lascio terminare... o dico qualcosa o da questa situazione non ne esco più.
"Mamma, farò del mio meglio. Non è facile per me, mi avete appena catapultata in una realtà così diversa da quella in cui ero abituata a vivere. E no, non ho paura di innamorarmi" pft, nemmeno io credevo a ciò che avevo appena detto.
Finalmente esco e mi dirigo verso la mia nuova scuola.
Arrivata la scruto meglio: sembra molto più prestigiosa della mia vecchia, anche perché ha una facciata che non la lascia passare inosservata.
Entro e un grande atrio si spalanca davanti ai miei occhi... inizio a girarmi meravigliata più che mai.
"Tutto ok?" chiede una voce femminile alle mie spalle.
"O-oh beh s-si, stavo solo g-guardando la scuola" rispondo presa alla sprovvista.
"Credo che tu sia quella nuova quindi... piacere, mi chiamo Elisabeth, ma puoi chiamarmi semplicemente Eli... sono di 2AL e sarò una tua compagna"
Parla in un modo così veloce ma chiaro nello stesso momento: sembra una ragazza ok, vestita in un modo comune, non tanto vistosa ma di certo non passerebbe inosservata.
"Piacere, mi chiamo Y/n" dico abbassando di poco lo sguardo.. mi sento un po' al centro dell'attenzione dato che tutti, passando, si girano a guardarci.
Come dargli torto, siamo impalate in mezzo all'atrio mentre la campanella sta per suonare da un momento all'altro.
E come l'ho pensato succede subito dopo.
"Oh, vieni ti porto in classe.. non è tanto distante da qua" dice e mi affido a lei, iniziando ad inseguirla su per delle ampie scalinate.
Arriviamo in classe e, dopo aver fatto l'appello, la lezione inizia.
Nessuno sembra voler avere a che fare con me.. nessun 'oh, benvenuta' cosa che, sinceramente, mi va più che bene.
Devo dire che l'ora passa molto in fretta: sarà che è matematica, e che quindi passo sognando ad occhi aperti, senza dare tante attenzioni all'argomento che spiega il prof.
Finisce così la prima parte della giornata: dopo la mensa, infatti, mi sarebbe toccata un'altra ora di lezione... ginnastica. Che odio.
A parte ciò, esco dall'aula cercando di capire dove sia la mensa.
"Problemi?" mi chiede Elisabeth, forse vedendomi un attimo in difficoltà.
"Ehm, n-no no, tranquilla. Penso proprio che ora debba andare in mensa, ci vediamo" dico e me ne vado il più in fretta possibile... non voglio fare amicizia, non ora sopratutto.
E ora eccomi qua: ho negato di aver bisogno di aiuto e ora sto girando l'intera scuola alla ricerca del posto in cui mangiare... che scema.
Immersa nella cartina della scuola che stavo cercando di leggere dal cellulare, vado a sbattere contro qualcuno.
"Attento a dove vai!" dico furiosamente, anche se in realtà mi aveva solo scostata di poco, nulla di grave.
"Mi dispiace ma quella che deve stare attenta dovresti essere tu" risponde una voce maschile.
Alzo lo sguardo pronta per rispondere ma mi fermo nel farlo.
Tutto ciò che vedo sono degli occhi color nero, che se vogliono, potrebbero leggerti l'anima.
Distolgo subito lo sguardo.
"Scusami ma ora devo andare" dico e riapro la cartina che mi si era tolta dal cellulare.
"Hai problemi nel trovare qualche aula?" chiede vedendo la pianta della scuola sullo schermo.
Ormai, non avendo alternativa, chiedo informazioni.
"B-beh si...sapresti dirmi d-dove si trova la m-mensa?" chiedo, stavolta a testa china.
"Certamente, ci stavo andando proprio ora" risponde e subito dopo mi fa cenno di seguirlo.
Durante il percorso cerco di memorizzarlo, non vorrei doverlo richiedere a qualcun altro in futuro.
"Eccoci qua" dice indicando uno spazio stracolmo di adolescenti intenti a mangiare il proprio pranzo.
"Grazie" dico accentuando un mezzo sorriso, giusto per non sembrare tanto scortese.
"Di nulla... ora scusa ma devo andare, se hai bisogno di qualcosa e mi trovi in giro, beh, non farti problemi a chiedere." conclude per poi andare via.
Lo guardo mentre si allontana, andando verso un tavolo con altre 6 persone "sedute"... tra virgolette perché facevano più casino che altro.
"Oh eccoti y/n" Elisabeth si presenta davanti a me.
"Ehi" dico distogliendo lo sguardo da quei ragazzi.
"Ah, hai già adocchiato i più popolari della scuola?"
Faccio un'espressione stranita e lei vedendola si fa capire meglio.
"Beh sai, sono del quinto anno, i più belli, i più grandi e i più desiderati da tutte" dice con sguardo sognante mentre fissa uno di quei 7 che ha un sorriso rettangolare.
"Uhm, capisco" dico... pft, i più desiderati? Non credo proprio, mi sembrano solo dei senza cervello che si credono chissà chi.
Detto ciò l'ora della mensa passa piuttosto velocemente e in poco tempo, grazie all'aiuto di Eli, mi ritrovo in palestra: maglietta a maniche corte e pantaloncini.
Iniziamo a palleggiare sui muri con delle palle da pallavolo, quando noto che il ragazzo di prima, del quale non so ancora il nome, mi osserva con braccia conserte.
Cerco di non farci caso e continuo a palleggiare quando, non so come, me lo ritrovo di fianco.
"Sei brava" sentenzia e io sussulto.
"O-oh, grazie" dico fermando la palla.
Questa cosa che ci sono più classi in palestra mi mette stra a disagio.
"Comunque prima non mi sono presentato... mi chiamo Jungkook, Jeon Jungkook, e sono di 5SA" dice sorridendomi.
"Uh, io mi chiamo y/n y/s" dico anch'io cercando di ricambiare il sorriso. Sinceramente non so se mi stia simpatico: dopo ciò che mi ha detto Eli mi sembra solo il tipico "bad boy" di turno... insomma, un qualcuno con il quale non avere a che fare.
"Scusa se ti ho disturbata, ora vado... volevo solo presentarmi, sai, mi pareva scortese non farlo" dice e, come prima in mensa, se ne va senza aggiungere altro.
'Torno alla realtà' e, girandomi, vedo che tutte mi fissano, come se fossi un alieno o cos'altro.
Finalmente finisce questa giornata di scuola.
Resoconto: poteva andare peggio dai.
Prima di uscire Eli mi ferma e mi da il suo numero... dopo oggi ho capito che è una ragazza molto simpatica. Posso fare uno strappo alla regola del 'nessuna amicizia'... l'ha detto anche mia madre di fare amicizia, no?
Torno a casa e racconto com'è andata ai miei, tralasciando i fatti accaduti con quel Jungkook...
La mia giornata si conclude poi con me, sdraiata nel letto, mentre ascolto della musica per addormentarmi...

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