Un amore...impossibile?

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Era errivato il momento di entrare, di iniziare una nuova vita su una nuova strada, con la paura che le gelava le ossa spinse la pesante porta di legno dell'Università artistica e si diresse in presidenza segnando l'inizio del suo cammino.

Arrivata davanti all'ufficio la segretaria la annunciò e la fece accomodare.

<< Salve, sono Eve. >> disse educatamente.

<< Buongiorno, io sono il preside dell'istituto. Spero che il viaggio sia andato bene, e che ti possa ambientare al meglio nell'università. Voglio presentarti Dylan, sarà il tuo tutor. Ora scusatemi ma ho un'impegno importante, buona giornata ragazzi. >> rispose freneticamente indicando il ragazo seduto alla scrivania. I due salutarono e si diressero in corridoio.

<< Oggi non ci sono lezioni, ti mostro la scuola poi sarai libera di andare dove desideri.>> le disse lui freddamente.

<< Va bene, grazie. >>

<<Questo è il foglio dei tuoi orari, ogni settimana cambia quindi ricordati di passare in presidenza a prendere quello nuovo. ti ho messo anche una pianta dell'istituto in modo che tu non ti perda, ho segnato le aule che utilizzerai. Se hai bisogno di ualcosa chiedi a me; ah dimenticavo questa è un'università particolare, se qualcosa non ti piace fai meglio ad andartene o ad abiturtici perchè non la cambieranno, questo per dirti che condividiamo la stessa stanza.>>

<<Cosa?!>> esclamò Eve.

<<Te l'ho detto, è strana, ma io mi adeguo. La stanza è questa, ti aiuto a sistemare le tue cose.>>

La camera era grande e luminosa, ma quello che la colpì era l'impeccabile ordine che regnava nello spazio di Dylan.

<<Se hai impegni vai pure, me la cavo da sola.>>

<<Nessun impegno, sai non sei finita nel posto più caotico del mondo anzi.>>

Sistemarono le valige e il portatile in modo che potesse utilizzare la rete della scuola, poi ognuno si mise a fare altro.

Mentre disegnava Eve si voltò a guardare Dylan che dormiva, era un ragazzo alto, abbastanza muscoloso e apparentemente intelligente, ma troppo freddo. Distolse lo sguardo concentrandosi sui disegni, ma dividere la stanza con un ragazzo non l'aiutava.

Quando Dylan si svegliò il pavimento era invaso da pezzi di carta arrotolati, bicchieri di plastica e pennelli.

<<Ma che diavolo è successo?!>> esclamò tentando di ritrovare l'ordine che vi era inizialmente.

<<Scusa, rimetto a posto tra poco.>> rispose lei sbucando dal bagno con un pastello in bocca e uno tra i capelli.

<< Deduco che l'ordine non è il tuo forte vero?>>

<<Preferisco il mio disordine ordinato, l'ordine è troppo regolare finirei per perdere tutte le mie cose.>>

<<Inizio a credere che tu sia completamente matta, e che la convivenza sarà un inferno.>>

<<Tenterò di non invadere i tuoi spazi>>

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Il continuo la prossima volta, sperando che vi piaccia. :) Fatemi sapere, Katia..:)

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