conoscerla

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Sofia, splendido nome, non so perché mi incuriosisce questa sparuta ragazza, che sembra spuntata da un fumetto. Curiosità, mi dico, di solito le donne non scappano da me in quel modo.

Sorrido osservando la sua estrema timidezza e vederla qui, fragile e spaurita, mi fa sentire strano. Una parte di me vuole scappare veloce, senza voltarmi indietro, verso la sicurezza della mia esistenza, l'altra parte, sconosciuta e sorprendente, mi spinge a chiedere di più, a scoprire il perchè di questo assurdo senso di protezione che provo nei confronti di un'impacciata perfetta sconosciuta. Mi fa tenerezza e simpatia e guardandola bene, al di sotto degli occhiali, e del vestire scombinato, non sembra neanche così male. Mi siedo accanto a lei, scacciando l'idea di fuggire, prendendo tempo, d'altronde il treno è tra molte ore, ho tempo da sprecare.

"Vivi qui?" le chiedo a voce alta, per sovrastare il fragore del mare.

"No, ci studio, vivo in periferia a settanta chilometri di sperduta campagna" sorride, un sorriso davvero splendido, che mi attrae come una calamita verso le sue labbra piene, che lei continua a mordicchiare nervosa.

"Sofia" propongo, dopo eterni minuti passati in silenzio a rimirare il mare. "Passeggiamo?" indico sulla sinistra un tratto di spiaggia sabbioso, che curva fino a toccare ancora la scogliera rocciosa, uno stretto lembo chiaro tra le rocce. Lei mi fissa, sembra titubante, poi guarda la spiaggia e annuisce, senza fiatare. Le prendo la mano, aiutandola ad alzarsi. Mi sento catapultato in un altro mondo, lontano da computer e traffico, da riunioni e impegni lavorativi, perfino il telefono tace, senza linea, ma per una volta non me ne curo, ho voglia di passeggiare, possibilmente continuando a tenere la sua mano nella mia.

battiti d'aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora