II

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Nei giorni successivi a quella discussione, le cose iniziarono a migliorare.

Louis sembrava aver superato le difficoltà iniziali e aver cominciato ad adattarsi alla sua ''nuova'' realtà, provando ad approcciarsi ad essa con un atteggiamento diverso, più positivo, determinato a riprenderne il totale controllo.

Di quello, Harry non poteva che esserne felice: in diverse occasioni, riusciva persino a riconoscere nei suoi gesti e nelle sue espressioni il Louis di cui si era così follemente innamorato.

Tra loro la situazione stava evolvendo. Era ancora molto lontana quella sensazione di complicità capace di poter far pensare che da quel momento in avanti le cose potessero solo evolversi in meglio. Tuttavia, quel distacco e quella patina di disagio, che Louis aveva inizialmente creato tra loro, si stava a poco a poco dissolvendo, lasciando spazio a momenti di condivisione e vera complicità; come quando la sera a cena si raccontavano le rispettive giornate, o quando Louis si offriva di accompagnarlo a fare la spesa, dicendogli che in quel modo riusciva ad imparare più velocemente i suoi gusti.

A Harry andava bene così, davvero.

Sapeva bene che non poteva forzare troppo la mano, perciò si era imposto di fare tesoro di tutti quei piccoli momenti capaci di regalargli quelle sensazioni di gioia e affetto che gli mancavano da un po'.

Ciò nonostante, l'unica cosa che proprio gli pesava era il fatto che Louis lo trattasse come un amico. Proprio lui che amico di Louis non lo era mai stato. Mai mai, per davvero.

Il termine amicizia non aveva trovato alcuno spazio nel loro rapporto; avevano decisamente saltato a piè pari quel passaggio ed era stato per loro praticamente inevitabile: da subito c'era stata attrazione irrefrenabile, passione bruciante, forte tensione sessuale, coinvolgimento, frenesia e voglia di scoprirsi senza perdere tempo in troppi convenevoli. Il loro era un amore così totalizzante, che aveva portato Harry a credere immediatamente che Louis fosse una parte di sé - precisamente quella parte essenziale in ciascuna persona - e che sicuramente dovevano essersi già conosciuti e amati con altrettanta complicità in un'altra vita, perché non era possibile provare un sentimento del genere per una persona che si stava ancora imparando a conoscere.

E quante volte Louis gliel'aveva ripetuto quel concetto.

"Io non posso esistere senza di te e tu non puoi esistere senza di me. Mi sembra ovvio, Harry Styles".

Lui ci aveva sempre creduto.

Inoltre, Harry non poteva di certo dimenticare che al termine del loro primo appuntamento ufficiale si era subito concesso, senza alcun timore, a quel ragazzo dagli occhi azzurri, che già da due settimane gli rubava lunghi baci appassionati ogni sera alla chiusura del cafè.

Ricordava come fosse solo ieri quando Louis aspettava che Niall lo salutasse a fine turno, per poi mettersi in sella alla sua moto e aspettare. Aspettare che Harry abbassasse la saracinesca e si affrettasse poi a incastrarsi fra le sue gambe, salutandolo con un flebile ''ciao'' pronunciato così rapidamente da morire sul nascere fra le loro bocche.

Lui e Louis erano complici, amanti, partner di vita. Lui e Louis potevano essere tutto, ma non amici. Nemmeno riusciva a immaginarsi come tale, soprattutto dal momento che avrebbe voluto fare l'amore con lui in continuazione.

E proprio a causa di quella piccola frustrazione, quel giorno, visto che era di riposo, aveva deciso di rifugiarsi a casa di sua madre, confidandole le sue pene davanti a una buona tazza di cioccolata calda.

Anne si era dimostrata come sempre comprensiva e di gran sostegno: lo aveva ascoltato in silenzio, lasciandolo sfogare in libertà e asciugandogli le poche lacrime che avevano rigato il suo volto candido, nel raccontare tutto ciò che lo turbava profondamente. Poi gli aveva pizzicato il naso per strappargli un sorriso, proprio come quando era piccolo, e gli aveva ricordato che, nonostante l'enorme difficoltà che stavano attraversando, non doveva smettere di avere fiducia in Louis e nel sentimento che li aveva uniti nel tempo.

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