VI

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Correre.

Correre a perdifiato.

Correre senza meta.

Correre per non pensare.

Correre per dimenticare.

Correre per tornare a respirare.

Semplicemente, correre.

Mai come in quelle ultime settimane, correre era diventato per Harry la valvola di sfogo da ogni tensione, preoccupazione e pensiero.

Usciva prima dalla caffetteria, lasciando a Niall e Sophia il compito di chiudere il locale e, dopo esser rincasato, indossava la sua tenuta da corsa e raggiungeva il Boston Common.

Si era reso conto che quell'ora d'aria quotidiana era l'unico momento della giornata in cui riusciva a mettere in pausa i suoi pensieri e sgombrare la mente.

Perché era da quando Louis se n'era andato che non faceva altro che pensare a lui - non che prima non lo facesse - e rivivere quell'ultimo momento nell'illusione di un finale diverso, fino a quando la realtà non tornava a presentargli il conto.

Il cronometro sul suo polso emise il segnale acustico che gli indicava fosse ormai al suo ultimo giro del parco, perciò lo spense, iniziando a rallentare il ritmo mentre i muscoli delle gambe reclamavano un po' di riposo.

Ma Harry quel dolore lo sopportava benissimo. Anzi, più si intensificava, più lo preferiva perché il dolore fisico gli permetteva di acuire quello del cuore che, in certi momenti, era talmente intenso da togliergli il respiro.

Compì gli ultimi passi prima di arrestarsi, fermare il cronometro e respirare profondamente.

Si piegò sulle ginocchia, il fiato corto e le gocce di sudore a colargli in rapide scie lungo le tempie.

«Wow, 60 minuti di corsa. Hai una resistenza invidiabile, fratellino».

Harry strabuzzò gli occhi, voltando di scatto il capo verso destra. Gemma se ne stava comodamente seduta sulla panchina accanto alla quale si era fermato e lo guardava con un sorriso compiaciuto sul viso.

«Gems, che ci fai qui?»

«Ti stavo aspettando».

La guardò confuso, ancora incredulo di trovarla lì.

«È da qualche giorno che ti tengo d'occhio. Ti avevo cercato in caffetteria un pomeriggio e Niall mi ha spiegato che vieni qui ogni giorno, così ti ho seguito. Questo è il tuo punto di partenza e di arrivo, sempre alla stessa ora e con lo stesso numero di giri. Costante e metodico, esattamente da te».

«Mi tieni d'occhio? Che significa questa cosa che sai i miei orari e i miei ritmi? Mi spii?»

«Non lo definirei spiare» lo corresse, lisciandosi i lunghi capelli castani «Preoccuparmi per te, è più appropriato. Testo la tua resistenza e controllo che non ti senti male».

Harry raddrizzò la schiena, tergendosi il sudore dalla fronte con il polsino di spugna.

«Bene, ora che hai appurato che non sono stramazzato al suolo, possiamo anche salutarci».

«Non così veloce» si alzò, passandogli accanto per poi superarlo e incamminarsi lungo la via.

«Ma... dove credi di andare?»

Si fermò, facendo una mezza giravolta che le fece svolazzare il fresco vestito a stampa floreale.

«A casa tua, ovviamente. Ho qui con me il kit perfetto contro i cuori infranti» gli spiegò, agitando il sacchetto che aveva in mano.

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