IV

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Era da poco passato mezzogiorno quando Louis varcò l'entrata del Liberty Cafè quella domenica, sollevando la mano per salutare Sophia e camminando velocemente fino al bancone.

«Ho bisogno di qualcosa di forte» esordì, dopo essersi seduto scompostamente sullo sgabello e aver posato la fronte sul piano in legno.

Il tutto sotto lo sguardo divertito di Niall.

«Nel caso non te ne fossi accorto, questa è una caffetteria. Non serviamo alcolici qui».

Sollevò il capo, guardandolo consapevole.

«Lo so questo, grazie tante. Se avessi voluto ubriacarmi, l'avrei fatto a casa scolandomi una tra le bottiglie di rum e gin della credenza, ma si da il caso che io non possa bere. Ed è proprio qui che entri in gioco tu, caro il mio Niall: sei pregato di farmi il caffè nero più forte di cui tu sia capace».

Niall scosse il capo, ridendo divertito da quella situazione. Louis aveva un colorito malsano, tendente al verdognolo, e un'espressione in viso di chi stava per vivere uno dei momenti peggiori della propria vita.

«Sei davvero così nervoso?»

«Me la sto facendo letteralmente addosso, sì. Quindi, per favore, cerca di darti una mossa».

Prese tra le mani il cellulare, rispondendo velocemente a un messaggio di Liam, che aveva ricevuto poco prima, e quando risollevò lo sguardo, si ritrovò gli occhi di Niall a fissarlo.

«Niall» lo richiamò «Sto aspettando».

«Sai, stavo pensando che bere caffè non è l'ideale nelle tue condizioni. È un eccitante naturale e non farebbe altro che aumentare la tua agitazione».

Louis sbatté le ciglia sorpreso.

«Non ho bisogno delle tue lezioni sulle proprietà del caffè, in questo momento. Preparami subito quella benedetta bevanda».

«Qualche bicchierino di tequila sarebbe proprio quello di cui hai bisogno».

«Ti sembra che presentarmi a casa di Anne ubriaco sia la soluzione al mio problema?»

«Certamente. L'alcol ti impedirebbe di far lavorare troppo quella testolina bacata che ti ritrovi, permettendoti quindi di rilassarti all'istante» gli spiegò, recuperando un bicchierino «E poi un pranzo da tua suocera con te sbronzo, che straparli e ti rendi ridicolo, sarebbe il massimo del divertimento».

Louis assottigliò lo sguardo, guardandolo minaccioso.

Quella situazione non era affatto divertente e prendersi gioco di lui a quel modo non era corretto, dal momento che essere teso per quel pranzo a casa della madre di Harry era più che comprensibile.

Harry gli aveva spiegato come il pranzo della domenica, nella casa in cui era cresciuto, fosse un appuntamento fisso che si ripeteva almeno due volte ogni mese perché Anne ci teneva particolarmente a riunire la famiglia.

Nulla di nuovo, insomma.

Peccato però che per lui era un po' come se fosse la prima volta – una delle tante presunte prime volte di quelle settimane – e di conseguenza, nonostante tutte le rassicurazioni ricevute e il fatto che la donna si fosse sempre dimostrata gentile e affettuosa nei suoi confronti, le poche volte che l'aveva vista in quei mesi, non era proprio riuscito a impedirsi di andare nel panico.

In più, l'incontro ravvicinato - se così si poteva chiamare - che lui e Harry avevano avuto solo un paio di giorni prima, e del quale ovviamente non avevano più parlato, non l'aveva certo aiutato a renderlo meno nervoso. Dunque il risultato era stato una notte insonne alle spalle e la sensazione di sentirsi ora peggio di uno straccio usato.

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