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29 luglio, mercoledì, italia

Questa notte non ho chiuso occhio, i rami dell'albero sbattevano contro la finestra della mia camera a causa del forte temporale, e le urla dei vicini ormai passano inosservate. Allungo il braccio per prendere il telefono che è sul comodino. La sveglia dovrebbe suonare da un momento all'altro e io sono molto agitata, domani devo partire per il mare e devo ancora finire di preparare la valigia.
Oggi devo salutare i miei due migliori amici, perché fino a fine agosto non lì vedrò più. La mia migliore amica si chiama Gaia, ha quindici anni come me e siamo vicine di casa da un paio di anni: ha i capelli neri, lunghi e sempre arruffati, e gli occhi sono colore castano, sua madre è per metà thailandese e Gaia ha dei lineamenti bellissimi e per questo l'ho sempre invidiata. Le nostre scuole sono abbastanza vicine, anche se lei fa il linguistico, (che non gli piace per niente.) Mentre io mi sono ritrovata a fare una scuola che non volevo fare, in una classe di secchioni malgrado comunque non sia molto difficile il mio indirizzo. Con i miei compagni di classe non ho un vero e proprio rapporto se non con alcune ragazze e l'altro mio migliore amico Gabriel. Io e lui siamo due emarginati in quella classe. Entrambi volevamo fare una scuola di moda per poter diventare stilisti, anche se una piccolissima parte di me sperava nel diventare modella (anche se sono alta poco più di un metro, ma questi rimangono comunque sogni). Ma, ovviamente, mia madre non me lo ha permesso comunque, quindi tutto ciò rimarrà solo e per sempre un sogno molto lontano e irrealizzabile per me. Gabriel sembra essersi rassegnato in questi anni passati nella nostra scuola. E forse dovrei dare retta a mia madre: non entrerò mai a fare parte del mondo della moda.                                                                 ''Devi smettere di sognare cose impossibili e di guardare in faccia la realtà e il tuo futuro Stella'', ricordo perfettamente quelle parole che a volte mi rimbombano ancora nella testa e la faccia di mia madre arrabbiata dopo la millesima sgridata su questo argomento. E sono di nuovo punto e a capo.                                                                                                                                                                        Ho molti pensieri per la mente che non riesco a scacciar via così mi alzo lentamente dal letto e la prima cosa che faccio è quella di mettere ''I love you''* di Billie Eilish sul telefono, adoro ascoltare la musica la mattina perché mi dà la carica di iniziare la giornata al meglio. Vado in bagno per sciacquarmi la faccia e lavarmi i denti. Uscendo dalla stanza mi accorgo che ieri sera avevo iniziato a disegnare un abito, ma ero talmente stanca che mi sono sdraiata sul letto e mi sono addormentata, lasciando tutto il casino sulla scrivania. Sicuramente mia madre si arrabbierà tantissimo. Lei odia il disordine. E odia anche tutti i disegni di abiti che faccio e che appendo per tutta la mia camera insieme ai disegni e quadri su New York. Ma lei non ne vuole proprio sapere su questo argomento e di tanto in tanto se ne trova qualcuno in giro me li butta. Eppure lei adora la moda, adora essere perfetta, adora avere sempre l'abito perfetto e per l'occasione adatta. Scendo le scale e vado in cucina per fare colazione e la trovo tutta indaffarata, in questi giorni ha mille cose da fare ''pre-vacanza'' come dice lei e quindi deve organizzarsi tutte le sue cose per far sì che non si dimentichi nulla, che non faccia niente all'ultimo minuto e che tutto sia perfetto e in ordine. Come piace a lei. Mia madre ha quarant'anni, metà americana e metà italiana da parte di mia nonna, è una donna divorziata e adesso ha un compagno perfetto, un lavoro perfetto e una figlia...quasi perfetta. Come mi definisce lei. Ma il suo compagno è davvero perfetto, è bello, affascinante e è abbastanza ricco, ha una azienda sua, di famiglia dove producono prodotti per la pelle e make-up. Ed è anche abbastanza simpatico, o almeno meglio del compagno che mia madre aveva prima.                                                    - Ciao Stella, mi raccomando fai colazione di fretta e poi torna su in camera per finire la tua valigia e mi raccomando tieniti fuori i vestiti per il viaggio e anche un cambio per sicurezza nello zaino. Oh, porta quello zaino che ti ho regalato io lo scorso anno e non quel tuo solito della Burton tutto rotto. – Mi da un bacio sulla testa e torna di sopra. Vorrei ripetergli di non rompere ma so che sono solo parole sprecate con lei. Odio il fatto che non posso seguire il mio sogno a causa sua, odio il fatto che dovrò fare un lavoro che non mi piace a causa sua. E non sopporto nemmeno mio padre che le da retta e sa solo ripetere quello che dice mia madre. Nella mia testa c'è un casino in assoluto, come sempre. Delle volte mi viene voglia di prendere uno zaino, mettermelo in spalla e scappare via, lontano. A New York. La città che più adoro, la mia città. Non ci sono mai stata eppure, Leo, il compagno di mia madre, ha una delle sue aziende proprio lì a Manhattan. Anche se non ci va praticamente mai.

A dream in New YorkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora