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5 settembre, New York, Manhattan

Sto passeggiando per Central Park, sono le sei e mezza. Faccio tantissime foto e subito le posto su instagram. Non mi sembra vero il fatto di essere a New York, è il sogno di molte persone, ma a esserci dentro sembra quasi surreale. Oggi non è una bellissima giornata, ci sono molte nuvole nere in cielo e pioviggina, adoro la pioggia! Strano ma vero, la pioggia mi mette sempre di buon umore! Sto continuando a passeggiare con la testa piena di pensieri quando vedo una bambina cadere in bicicletta. Mi avvicino per aiutarla a rialzarsi, è molto carina e timida. Dopo essersi rialzata vedo la madre corrergli incontro per rimproverarla, mi ringraziano entrambi e poi le vedo scomparire dietro l'angolo. Dopo pochi secondi mia mamma mi chiama per dirmi di tornare a casa perché fra poco gli ospiti arriveranno. Stasera vengono a cena degli amici di Leo, sono italiani.  Sbuffo perchè volevo continuare a stare da sola insieme alle mie cuffiette, Central Park e i miei pensieri, ed invece devo già tornare a casa. Sto camminando quando qualcuno alle mie spalle, un ragazzo mi chiama per nome. Mi blocco un attimo a guardarlo, non l'ho mai visto, ha dei bellissimi capelli ricci castano chiaro, occhi verdi ed è abbastanza alto. – Sei Stella giusto? – mi richiede vedendo che sono rimasta immobile a fissarlo. – Si e tu saresti?- chiedo io mentre lui si avvicina e mi porge la mano. – Io sono Kevin, piacere di conoscerti Stella. Mi avevano detto che eri molto bella ma non pensavo così tanto. – Mi sorride. Ma che gli dico? Chi è? E come fa a sapere chi sono? Ma prima che possa aprire bocca, - sono il figlio di Kate e Robert, ti ho visto uscire di casa prima e mia mamma ha pensato che sarebbe stato meglio seguirti, così che non so potremmo conoscerci meglio, sei da poco qui quindi non penso che tu conosca qualcuno. – In questi casi di solito rispondo freddamente alle persone, per il semplice fatto che non mi piace fare nuove conoscenze e non mi piacciono molto le persone. Ma dato che Leo sembra essere molto affezionato al papà di questo Kevin e io non ho amici, decido di rispondere cercando di essere il più possibile convincibile.- Ah, piacere– sono le uniche parole che mi escono di bocca, intanto gli sorrido e mi tolgo le cuffiette. Facciamo il tragitto da Central Park a casa insieme, parla quasi sempre lui. Mi racconta che quando lui aveva tre anni i suoi si sono trasferiti qui, è cresciuto parlando sia l'italiano che l'americano. Ha un forte accento americano. Ogni volta che faccio per rispondere, lui mi interrompe sempre, mi sta molto irritando. Odio le persone logorroiche.                                                                                                                                                        Finalmente siamo arrivati a casa, apro la porta e lo invito ad entrare, mi presento ai suoi genitori e salgo subito in camera per togliermi le scarpe e la felpa, anche se nemmeno dopo due secondi mia mamma mi viene a chiamare per la cena.

È stata la cena più noiosa della mia vita, Kate e Robert sono molto antipatici. Robert fa sempre delle battute squallide, mettendoti a disagio, per tutta la sera non fa che vantarsi del suo nuovo ufficio, tra l'altro nell'azienda di Leo, mentre Kate è un oca giuliva e fa solo quello che il marito le dice di fare. Mia mamma è molto irritata, lo capisco dagli sguardi che mi lancia. E Leo sembra sorpreso dal loro comportamento. Kevin invece ha insistito per sedersi da parte a me e mi fissa per tutto il tempo. C'è molta tensione in sala da pranzo fino a quando Robert non si rivolge a me, speravo tanto che non lo facesse. – Allora Stella, in Italia vedo che siete a corto di tessuto- dice lui indicandomi il top un po' scollato senza spalline che ho preso da Pull And Bear. Restiamo tutti zitti, Kate ovviamente ride, Kevin lancia un'occhiataccia al padre. Io e mia madre lo stiamo fissando e dopo poco si mette a ridere e se ne esce con - era solo una battuta -. Lancio uno dei miei sorrisi più falsi, metto giù in modo ''scazzato'' la forchetta e vado in camera di sopra lasciando il piatto mezzo pieno. Mia madre mi urla cose del tipo ''torna subito qui '', ma io non le do retta e anche se sono sembrata molto maleducata, non mi importa, e non mi importa nemmeno se dopo dovrò fare i conti con mia madre o altre cazzate simili. Non so perchè sono qui in questa città, tutto è cambiato troppo in fretta, il divorzio coi miei, Leo e adesso nuova città e nuova vita. Non so se posso farcela. Sbatto la porta e mi chiudo a chiave, mi spoglio e mi infilo la mia maglietta oversize grigia . Per calmarmi mi metto le mie amate cuffie e la prima canzone della playlist è ''1984'' di Salmo. Amo questa canzone, tutta l'ansia e la pressione che ho addosso, con questa canzone spariscono in pochi secondi. Mi siedo sul davanzale della mia finestra e da sotto vedo Kate e Robert salutare mamma e Leo. Kevin invece cerca di sbirciare dalla finestra della mia camera ma non penso che mi vedrà dato che fuori è buio e la mia camera pure. 

Da sotto sento mia madre e Leo sparlare di Kate e Robert e del mio comportamento. Non penso che verrà qui sopra a farmi la predica e spero anche di non rivedere Kate e Robert per un po'.      

20 settembre, New York, Manhattan

Ida è appena andata via, mi ha dato tantissime cose da studiare, siamo solo all'inizio e già mi ha caricato di compiti. Le mie giornate sono molto monotone, e non lo avrei mai detto ma voglio fare delle nuove amicizie. Mi manca uscire il pomeriggio con Gaia o Gabriel. Così decido di uscire di casa e andare a fare una passeggiata per il quartiere e vedo un gruppo di ragazze che passeggiano con delle borse di negozi in mano. Ho un po' di nostalgia di shopping, così decido di andare Times Square per fare delle compere, ci sono stata solo una volta da quando sono arrivata, avviso mia mamma e mi avvio. Spero di non perdermi e di prendere la metro giusta. Ci sono un sacco di persone sulla metro ed è praticamente impossibile trovare posto per sedersi, così dovrò starmene in piedi vicino ad un ragazzo alto, sulla trentina più o meno che non emana un odore molto buono. Siamo arrivati, dovrebbe essere la fermata giusta. Scendo e quando arrivo sulla soglia delle scale, vedo delle insegne enormi e luminose e quindi capisco di essere arrivata a Times Square.

Sono dentro alla Levi's Store, non ho trovato nulla di interessante per adesso nei vari negozi. Mi soffermo a guardare dei giubbetti in jeans, dato che quello che avevo prima non mi va più molto sulle maniche, ma non mi sono portata dietro abbastanza soldi, quindi ripongo le giacche che ho provato dicendo alla cassiera che non mi piacevano molto e mi dirigo verso l'uscita. Mi blocco un attimo, sento una voce abbastanza famigliare. Ma come è possibile? Ci metto poco a capire che è Kevin, spero che lui non mi abbia vista, così esco dal negozio più velocemente possibile ed inizio a camminare, mi dirigo verso la metro perchè si sta facendo buoi. Ma come ho fatto ha ritrovarmelo nello stesso negozio, New York è enorme e l'unica persona che mi sta antipatica di questa città me la sono dovuta ritrovare proprio io! - Ei Barbie, che fai scappi da me? - Dice Kevin piazzandosi davanti a me tagliandomi la strada. I suoi capelli ricci color castano dorato sono molto lunghi, e le sue labbra carnose sono a pochi centimetri dal mio viso. È sempre così allegro. - Ciao Kevin - dico io sbuffando e ricominciando a camminare oltrepassandolo e prendendo gli scalini che porteranno alla metro al di sotto della città. Nel frattempo mi arriva un messaggio da mia madre, sono le 19.30, il tempo è passato molto velocemente. - Dove stai andando Barbie? – non so perché mi chiama così, non sono nemmeno bionda, non ci faccio caso e continuo a camminare. – Senti riguardo a l'altra volta, mi dispiace per la battuta di mio padre, sai lui è un po'...coglione, sì ecco – insieme ridiamo, sembra più simpatico dell'altra volta. Ha entrambe le mani nelle tasche della tuta hai piedi ha delle All Star semplici nere. Di solito le scarpe sono la prima cosa che guardo in una persona, esprimono molto secondo me sulla personalità della persona stessa. Vede che lo sto fissando e allora mi sorride, non vorrei sorridergli anche io ma mi scappa un semi sorriso. – Lo so, sono bellissimo. Spero di essere alla tua altezza - poi continua,  - domani che fai Barbie?-. – Alla mia altezza?- rispondo io alzando il mio solito sopracciglio sinistro. Sono quasi arrivata a casa e lui è ancora a pochi metri dietro di me, mi ha parlato per tutto il viaggio in metro senza smettere un secondo. – Non mi hai ancora risposto, domani hai da fare?.- Dice lui ridendo. -Fa niente Stellina, se non vuoi rispondermi allora ti scriverò su instagram. - Ormai sono arrivata alla porta di casa, poi lui mi da un bacio sulla guancia e di corsa attraversa la strada. Rimango un po' scossa per quel gesto d'affetto.

A dream in New YorkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora