Capitolo 2

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"Non credo che sia la cosa migliore per la tua carriera ora come ora!"

Victor aveva passato le ultime due ore ad ascoltare la voce del suo ex coach che continuava a ripetergli le stesse parole. Pensava che fosse un gesto sconsiderato partire per il Giappone così su due piedi per allenare una persona che neanche conosceva per tutta la prossima stagione.

"Per non parlare del fatto che il Giappone non è a due passi, se dovessi aver bisogno di qualcosa, sarebbe davvero faticoso raggiungerti lì. In più hai pensato a cosa dirà la stampa? Non hai immaginato che questa notizia girerà sul web nell'esatto istante in cui salirai su quell'aereo?"

Victor era seduto su una delle sedie dell'aeroporto e lo guardava con una mano a sorreggersi la testa, e l'altra ad accarezzare il suo cane mentre aspettava di fare i controlli di sicurezza. Yakov aveva insistito ad accompagnarlo all'aeroporto e non gli permetteva di partire, non prima, per dirle con le sue parole, di fargli entrare un po' di sale in zucca.

"Che cosa c'è di male? Almeno avranno qualcosa di cui parlare!" gli rispose Victor con un sorriso innocente sul volto, come se fosse la cosa più normale del mondo.

"Non prendermi per il culo, Victor. Stai sbagliando di grosso e questo lo sai. Non è così che risolverai le cose, non sei nelle condizioni giuste per pensare lucidamente al tuo futuro in questo momento."

Victor si alzò e si mise le mani nelle tasche del giubbotto, fronteggiando il suo coach. "Quale sarebbe la cosa giusta da fare secondo te? Continuare a starmene sul divano aspettando che qualcosa succeda? Beh è successo, mi sono deciso e non mi fermerai!" esclamò mentre prendeva il guinzaglio di Makkachin e la sua valigia e si avviava verso l'entrata per i controlli, dove avrebbe dovuto accedere con la sua carta d'imbarco e dove Yakov non sarebbe stato ammesso oltre. Il suo cane sbadigliò e lo seguì chiaramente infastidito per il modo in cui era stato destato dal suo pisolino.

"Sai benissimo che non puoi fare da coach a nessuno in questo momento!" esclamò Yakov. Stava riservando le sue carte migliori per il gran finale, gliene doveva dare atto.

"Ci vediamo presto, Yakov. Stammi bene! Ti manderò una cartolina dal Giappone!" esclamò Victor con il suo solito sorriso sul volto, prima di dargli le spalle.

"Non riuscirai a tornare a pattinare, Victor."

Victor si bloccò sui suoi passi stringendo il guinzaglio nella mano sinistra. Makacchin gli leccò la mano e quel gesto lo aiutò a rimanere calmo e lucido.

"Se prenderai quell'aereo non potrai più tirarti indietro. Stai facendo un grosso errore."

Victor rimase un attimo in silenzio, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo prima di voltarsi e andare ad abbracciare il suo allenatore, con cui aveva condiviso momenti meravigliosi e orribili... "Spasibo, Yakov..." esclamò piano al suo orecchio "senza di te forse non mi sarei mai rimesso in piedi. Ma adesso è il momento di camminare da solo... stavolta non posso proprio fare come mi dici!" esclamò sciogliendo l'abbraccio "do svidaniya!" esclamò sorridendo e si avviò di nuovo verso i controlli di sicurezza, lasciandosi alle spalle la voce del suo coach che gli ripeteva che non sarebbe mai riuscito a farcela da solo.

***

Aprì gli occhi di colpo e si mise seduto, indossava un kimono che gli aveva offerto la madre di Yuuri dopo essere uscito dalla vasca, Makkachin sbadigliò accanto a lui, destato dal suo padrone. Victor si stropicciò gli occhi e guardò dietro di lui. La voce femminile che aveva sentito mentre dormiva apparteneva a una ragazza di bell'aspetto, probabilmente sui 40 anni. Le sorrise e guardò Yuuri, che sedeva dalla parte opposta del tavolo. "Ho fame..." borbottò con gli occhi da cucciolo. Yuuri iniziò a dare di matto e Victor sorrise, gli piacque come con solo due parole fosse riuscito a farlo reagire così.

Born to Make History: Hot Spring on IceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora