PARTE UNO

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Erano circa le tre di un'afosa notte d'estate quando si sentirono, immersi nel buio i passi di Davide mentre stava vagando da solo, nel buio, immerso nei suoi pensieri. Pensava al litigio che aveva avuto il pomeriggio precedente con i suoi genitori e dato che non ne poteva più aveva deciso di ribellarsi, scappando.
Aveva deciso di portare con sé lo stretto necessario di cui aveva effettivamente bisogno in quel preciso istante della sua vita, già difficile e tormentata. Nella sua sacca c'erano: un cambio di vestiti, il portafoglio, il cellulare (con anche il Power Bank e il caricabatterie), l'Amleto di Shakespeare, le sigarette, l'accendino e le cuffie.
Mentre, continuava a camminare, senza una destinazione, pensava e ripensava al litigio con i suoi genitori per una sciocchezza, come del resto tutte le litigate che erano avvenute con il padre e la madre da dieci anni a questa parte. Davide era ormai stanco di dover sopportare le continue urla e i continui litigi dei suoi, tanto che il pomeriggio precedente, aveva raggiunto il culmine della pazienza. Aveva iniziato a piangere e a gridare contro i suoi genitori, dicendogli che non ce la faceva piú a dover sopportare le continue litigate, non ce la faceva piú a sentire delle urla, non ce la faceva piú a essere messo in disparte e non ricevere affetto dalle persone a lui più vicino. I genitori lo guardarono per un mezzo secondo poi risero istericamente rispondendogli in coro che in fondo non era vero, che discutevano per il suo bene, ma che in realtà non avevano mai smesso di amarlo e dimostrargli il loro affetto, lui li interruppe bruscamente urlando e rispondendo nei peggiori dei modi, infatti disse: "Se certo, credeteci pure. Peccato che bisticciando ogni santo giorno facendomi assistere, non mi dimostrate il vostro amore, mi dimostrate solo che voi due vi odiate e non avete nemmeno tempo di rendervi conto che io esisto e sono sempre più solo, non dimostrando il fatto che dovrei essere la vostra priorità, perciò se volete rendermi felice la piantate immediatamente altrimenti se dovete continuare potete anche divorziare."
Dopo aver pronunciato queste parole cariche d'odio i genitori rimasero scioccati e smisero di azzuffarsi, mentre vedevano il loro figlio correre in camera piangendo dalla rabbia.
Quando Davide aveva smesso di piangere, si mise sul letto, a fumare una sigaretta e leggere i suoi passi preferiti dell'Amleto, cercando per quanto possibile di svuotare la mente, fuggendo nel suo mondo per alcune ore.
Verso l'ora di cena, andò in cucina, dove i suoi genitori erano già seduti al tavolo, mangiando in silenzio.
Finita la cena, Davide ritornò nuovamente in camera sua e dato che possedeva un suo bagno all'interno della stanza, andò a farsi una doccia ghiacciata. Uscendo dalla doccia pensò che fosse una cosa carina stare un po' seduto a fissare le stelle, che nelle piú limpide sere di estate sono le cose più magnifiche da veder brillare.
Verso mezzanotte e mezza, dato che non riusciva a prender sonno decise di raccattare alcune cose fondamentali e scappare di casa, nel buio, tanto i suoi genitori non si sarebbero accorti del fatto che fosse era scappato, o in ogni caso se ne sarebbero accorti molte ore dopo e lui poteva essere già molto lontano, lontanissimo.
Il problema più grande era che non sapesse sapeva dove poter stare in pace, lontano dai litigi dei suoi genitori. Forse poteva andare a casa di sua nonna materna, una delle pochissime persone al mondo che riusciva a capirlo e renderlo felice, portando i suoi pensieri per un po' lontano dalle cose negative che succedevano in casa sua, poi però pensò che essendo ormai notte non era sveglia e andare lì a quell'ora l'avrebbe sicuramente spaventata a morte.
Mentre camminava in strada, accendendosi un'altra sigaretta, pensò di prendere una corriera e fare un giro a zonzo per la città, solo che l'ultimo autobus era già passato mezz'ora prima dalla fermata vicino a casa sua e quindi escluse anche questa opzione.
Dopo un po' si ricordò del parco in cui andava sempre da bambino, quando tutto andava bene e la sua era ancora una famiglia felice e non rovinata dagli inutili conflitti dei genitori. I Giardini Margherita era il posto preferito di Davide quando era un bambino, voleva sempre andarci e stare lì a rincorrere le farfalle e giocare felicemente con il suo papà ai laghetti.
Dopo molte indecisioni pensò di andare un po' nel parco a camminare e poi verso le 7.30 di mattina di andare dalla nonna, dato che a quell'ora sarebbe già stata sveglia da circa un'oretta.
Camminando per il parco riflettè in tutta tranquillità sul pomeriggio precedente, riprensò alle parole che aveva detto e giunse alla conclusione che forse era stato doloroso per i genitori sentirgliele gridare, ma non si pentiva, ciò che aveva detto pensava e se potesse le ripeterebbe infinite volte, più forte.
Si diresse verso i laghetti, si sdraiò sull'erba, vicino a un lampione e guardò l'orario sul display del cellulare: erano le 4.45 di mattina, tra poco sarebbe sorto il sole e il parco si sarebbe iniziato a riempire di persone che avrebbero fatto jogging con le cuffie alle orecchie, probabilmente attaccate a un MP3 o a un cellulare, ignorando in quella maniera la sua presenza.
Decise di tirare fuori le cuffie e ascoltare un po' di musica. Adorava moltissimo la musica rock, specialmente i Queen e gli Europe e avrebbe potuto ascoltarli ore di fila senza mai stancarsi. Le sue due canzoni preferite erano "Don't Stop Me Now" dei Queen e "The Final Countdown" degli Europe, queste due canzoni in particolare lo distraeva da tutto e gli faceva immaginare dei posti bellissimi e lontani, che sperava di poter visitare in futuro.
Verso le 6.45 dopo aver ascoltato in ripetizione le stesse canzoni decise di iniziare ad andare a casa della nonna, dato che era abbastanza lontana dal parco. Arrivò da sua nonna verso le 7.40 e suonò il campanello. Nonna Irene, gli rispose quasi subito e fu felice di vederlo, ma era anche curiosa di sapere perchè era a casa sua così presto, dato che era in vacanza. Il nipote gli rispose semplicemente scappato di casa, dato che non sopportava più i litigi dei suoi genitori.
La nonna chiese "Hai fame? Presumo che tu sia stato fuori tutta la notte." E Davide disse che in effetti era molto affamato e avrebbe voluto mangiare la deliziosa ciambella al cioccolato che gli preparava sempre.
Dopo circa un'ora, Davide aveva già mangiato una buona parte della ciambella, bevendo una ciotola di latte come accompagnamento.
Finita la colazione, sua nonna, gli disse con molta dolcezza che Dario e Marta (i genitori di Davide) avevano chiamato poco prima per dirgli dell'improvvisa scomparsa e volevano fare pace, perchè, anche se i due litigavano in continuazione e sembravano dimostrargli poco affetto, in realtà per loro erano è la cosa più preziosa e bella che gli sia mai capitata e lo stavano cercando disperatamente da ogni parte di Bologna.
Il giovane a quelle parole, si commosse leggermente, perchè pensava di non essere così speciale per i suoi genitori. Allora pensò di chiamarli, per rassicurarli e stava bene e che era dalla nonna. I suoi al telefono tirarono un sospiro di sollievo e dissero che sarebbero venuti a pranzo dalla nonna del ragazzo per festeggiare.
Finalmente questa famiglia poté vivere felice e senza litigi.

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