L'acqua è un essere vivente.
Quando qualcuno si immerge, essa spalanca subito le sue fauci e si lancia all'attacco.
Ma non c'è niente di cui aver paura.
Non bisogna opporle resistenza.Era una delle prime cose che avevo appreso sul nuoto, da quando avevo iniziato il mio percorso molti anni prima nella piccola piscina comunale del mio paese, Iwatobi.
Non l'avevo intrapreso con chissà quali ambizioni, ma semplicemente per fare qualcosa insieme ai miei amici, gli stessi da che ne avevo memoria. Poi però ero rimasta affascinata dall'acqua che si infrangeva armoniosa contro il mio corpo, dalla luce che si intravedeva da sotto la superficie, dalla freschezza che avvolgeva la mia pelle, ma soprattutto dal senso di libertà che solo nuotando riuscivo a sentire.
Non era una libertà solo fisica, ma piuttosto una libertà di espressione.
L'acqua a volte era mia nemica; quando mi metteva davanti a dei limiti difficili da superare, quando ero troppo stanca per continuare ma non potevo mollare, quando accoglieva qualcuno più forte di me.
Spesso e volentieri però era mia amica; perché solo tra le sue fresche e liquide braccia riuscivo ad essere veramente e semplicemente me stessa. Senza limiti, senza paure.
<<T/N-chan, tutto bene? Non sei stanca?>> mi sentii chiedere all'improvviso.
Avevo appena toccato il bordo vasca e avevo le orecchie leggermente tappate dall'acqua, quindi ci misi qualche secondo per collegare quella voce a un viso.
<<Sto benissimo, Makoto>> risposi, rifiutando con un cenno garbato la mano che il bambino mi stava porgendo <<non voglio ancora uscire.>>
<<Eh? Ma hai fatto tantissime vasche. Rischi di stancarti troppo e di->>
<<Non preoccuparti. Sono in forma. E poi anche Haru ci sta dando ancora dentro... anche io voglio vincere una gara, non manca molto>> risposi, esibendo un sorriso soddisfatto.
Makoto era tra tutti il mio amico più fidato, soprattutto perché era stato il primo del mio piccolo gruppo ad essere entrato nella mia vita. La nostra amicizia era cominciata dal principio, essendo vicini di casa, e col tempo si era rafforzata sempre di più.
Poco dopo nella mia vita era arrivato anche Haruka e insieme avevamo creato un legame unico e indissolubile.
I nostri genitori ci chiamavano scherzosamente "I tre moschettieri", in onore dell'omonima opera scritta dal francese Alexandre Dumas. Anni dopo si era aggiunto alla combriccola il più giovane di noi: Nagisa.
Lui era un po' come il nostro piccolo D'Artagnan e non si poteva fare a meno di volergli bene.
Era una comitiva davvero allegra e spensierata la mia ed ero sinceramente legata a tutti loro. Nulla poteva guastare quell'armonia, se non quella che definivo una spina nel fianco. Una spina nel fianco bella grande in verità.
Il soggetto del mio fastidio si palesò proprio in quel momento, entrando nella piscina con un tuffo a dir poco da esibizionista, schizzandomi tutta l'acqua in faccia. Doveva sicuramente averlo fatto di proposito, solo per il gusto di infastidirmi.
<<T/N, oggi ti va una sfida? O hai paura di perdere?>> mi sentii chiedere proprio da lui, il tutto accompagnato dal suo solito sorrisetto soddisfatto, capace solo di farmi ribollire il sangue.
<<Ti piacerebbe. Oggi non ho tempo per darti corda. Le gare sono vicine e inoltre non mi va di vederti piagnucolare per la sconfitta>> risposi.
Il bambino non sembrò minimamente turbato dalla mia risposta, tanto da continuarmi a fissare senza perdere nemmeno un briciolo della sua espressione allegra.
<<Sei tu quella che piangerà dopo questa gara>> commentò deciso lui.
Lo guardai confusa, mostrando solo dopo qualche secondo la sua stessa espressione soddisfatta. <<Aiutami a rinfrescare la memoria, Rin... mi sembra che per ora siamo a ventidue vittorie per me e cinque per te, ma forse mi sto sbagliando.>>
Il suo viso alle mie parole cambiò immediatamente colore, diventando quasi più rosso dei suoi capelli. Il che era tutto da dire.
<<Non ero in forma, ma oggi lo sono.>>
<<Ah sì? A me sembri solo un pallone gonfiato.>>
<<E tu una brutta strega.>>
<<Brutta strega a chi? Accetto la sfida.>>
Makoto, che si trovava tra due fuochi, cercò invano di raffreddare i nostri animi. <<Non litigate per favore. La piscina è un luogo per stare tutti insieme e divertirci, quindi non c'è motivo di->
Il povero bambino smise di parlare notando i nostri sguardi iracondi e determinati rivolti nella sua direzione.
<<Makoto, dacci il via e arbitra la sfida>> gli dissi, facendo annuire Rin.
<<Ma io->> cercò di giustificarsi il castano, tuttavia senza ottenere l'attenzione desiderata.
Il rosso ed io infatti ci stavamo già apprestando ad uscire dalla piscina, senza smettere di guardarci con le fiamme negli occhi.
Da che ne avevo memoria io e Rin non eravamo mai andati d'accordo. Non sapevo nemmeno io esattamente il perché, semplicemente la nostra rivalità era partita dal nostro primo incontro ed era quasi leggenda in quella piscina.
Eravamo come cane e gatto ed ogni scusa era buona per sfidarci.
Per noi ogni pretesto era buono: da chi era più rapido a cambiarsi in spogliatoio, a chi mangiava più riso, a quello che trovava la sorpresa più bella nel Lucky meal, fino a chi era più veloce in acqua dei due.
Rin poteva essere considerato il mio acerrimo rivale, ma molto in fondo nessuno riusciva a fare a meno dell'altro ed entrambi lo sapevamo bene, senza bisogno di dirlo a parole.
Lui era la persona che mi esortava silenziosamente ad impegnarmi e a superare ogni mio limite. Era la corrente che mi spingeva ad andare sempre più avanti, così da migliorarmi ulteriormente sempre di più.
Sospettavo che per Rin fosse lo stesso, ma nessuno dei due l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
Il nostro rapporto era così e a noi andava benissimo. Nessuno dei due sentiva il bisogno di cambiarlo.Quel pomeriggio arrivammo sulle pedane senza smettere nemmeno per un secondo di guardarci negli occhi con una scintilla di sfida ben visibile.
Makoto tutto sommato si era arreso a fare da supervisore della nostra ennesima disputa e a malincuore si era sistemato a bordo piscina, pronto per darci il via.
<<Ai posti>> ci disse lui.
Eseguimmo immediatamente.
<<Cento metri in stile libero, pensi di farcela?>> mi sussurrò lui, alzando con un dito l'elastico dei suoi occhialini, così da farlo sbattere contro la nuca nel suo consueto gesto.
<<Ci puoi giurare>> risposi io, sistemandomi bene sulla postazione numero quattro.
<<Pronti...>> sentii dire di nuovo da Makoto <<...via.>>Gli ultimi raggi del giorno si riflettevano sul pelo dell'acqua, illuminandola tutta fino a farla brillare.
Non erano rimaste molte persone in piscina e tra i pochi c'eravamo io e Rin, entrambi ad oziare a bordo piscina, con le gambe immerse nell'acqua.
<<Sai che con quella di poco fa fanno ventitré vittorie per me?>> chiesi al bambino, riferendomi alla sfida in stile libero da me poco vinta.
<<Festeggia pure, tanto non ti permetterò mai più di sconfiggermi. Ci puoi giurare. Tra due giorni ci saranno le gare e la staffetta mista con Haru e gli altri. Quella per me sarà solo una delle tante vittorie>> rispose Rin, tuttavia continuando a tenere lo sguardo rivolto da un'altra parte; così da impedirmi di vederlo in viso
<<Saresti più convincente senza piangere, lo sai?>> chiesi io, capendo da me il motivo di tanto mistero.
<<Non sto piangendo>> rispose stizzito lui, passandosi una mano sotto agli occhi.
<<Certo... non stai piangendo...>>
Rin non prese bene il mio tono ironico e me lo comunicò schizzandomi con l'acqua della piscina.
Ovviamente io non me ne restai ferma e buona a subire, ricambiando subito l'affronto subito.
L'enorme stanza si riempì rapidamente di schizzi e delle nostre risate, seguite subito dopo dai richiami di un allenatore di passaggio e dalla nostra corsa in direzione degli spogliatoio. Il tutto senza smettere di ridere.
Era quella la mia vita lì a Iwatobi. Una vita felice e spensierata in compagnia dei miei amici.
Di Makoto.
Di Haruka.
Di Nagisa.
Ma soprattutto di Rin.
Quei legami erano per me la cosa più importante di tutte e vivevo quei giorni nell'illusione di non vedere mai spezzata quella stretta catena fatta di amicizia e di complicità.Eppure tutto andò in frantumi pochi giorni dopo.
Quando Rin partì per studiare in Australia. Senza dirmi nemmeno una parola. Senza nemmeno preoccuparsi di avvisarmi.Semplicemente sparì dalla mia vita, quasi come se non fosse mai esistito.
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ꓴӄ౹ყ꤀ || Rin Matsuoka x Reader
FanfictionRin Matsuoka era sempre stato per me un acerrimo rivale, fin dall'infanzia. Eravamo come cane e gatto. Come il giorno e la notte. Ma si sa che l'odio che diventa amore è uno dei più grandi cliché a questo mondo. E noi decisamente non eravamo destina...