Capitolo uno 🦈

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La penna a sfera continuava a vorticare senza sosta tra il mio indice e il mio pollice, mentre la professoressa scriveva diligentemente un calcolo matematico abbastanza complesso alla lavagna, chiedendoci di risolverlo con le formule da poco studiate.
Le lezioni alla Kirigaoka non erano noiose come in tutte le altre scuole, perché potevamo contare su un sistema di insegnamento all'avanguardia; studiato a tavolino nel corso degli anni per garantire il massimo livello di istruzione a tutti i diplomati.
Il primo anno nella scuola, unicamente femminile per di più, era praticamente volato e quasi senza accorgermene mi ero ritrovata al secondo anno. Piena di entusiasmo e con ancora più voglia di fare.
Ovviamente mi era dispiaciuto frequentare una scuola diversa da quella mista lì a Iwatobi, ma ero stata costretta a scegliere un liceo poco distante per un particolare non trascurabile: il club di nuoto.
Al liceo di Iwatobi c'erano Makoto, Haruka e Nagisa, ma la scuola non possedeva un club di nuoto e soprattutto non c'erano tracce nella storia di club di nuoto femminili.
La Kirigaoka invece vantava tra i club femminili di nuoto più temuti del Giappone, oltre che un ottimo dormitorio fornito di tutti i servizi necessari. La scuola inoltre teneva in grande considerazione i club sportivi e non si risparmiava quando si trattava di budget, a patto di veder raggiunti determinati risultati.
Di conseguenza la mia scelta era ricaduta immediatamente sulla scuola in questione, lasciando ben poco spazio ai dubbi.
Fortunatamente non ero molto lontana da casa e andavo quasi tutti i giorni a trovare i ragazzi, quindi sentivo poco la nostalgia. Potevo così dedicare tranquillamente corpo e anima al nuoto, senza rimpianti e senza sensi di colpa.
Il nuoto era da ormai tantissimi anni la mia passione più grande e per nulla al mondo l'avrei lasciato andare via da me. Per me nuotare era come respirare, non potevo vivere senza.
Quell'anno inoltre mi era stata data la grandissima opportunità di fare da capitano alla squadra e stando ai racconti era un lusso che raramente veniva concesso a una studentessa del secondo anno, in quanto la scelta ricadeva sempre su un membro del club al terzo anno. Quasi mai a qualcuno frequentante un anno precedente.
Ovviamente la scelta dell'ex-capitano aveva causato non poche lamentele e dissapori all'interno della squadra, specie da parte delle ragazze più grandi di me, ma stavo cercando di fare del mio meglio per spegnerle.
Ero decisa ad essere un capitano degno di essere chiamato tale e passavo ogni momento libero a pianificare nuovi schemi di allenamento o strategie volte a far crescere la squadra. Lavoravo come una macchina e desideravo ottenere risultati soddisfacenti, anche a costo di giocarmi ore di sonno o tempo per me.

La docente posò il gessetto al proprio posto pochi minuti dopo, chiedendoci di iniziare immediatamente a risolvere l'esercizio.
Il mio sguardo cadde di conseguenza sulla penna che tenevo tra le mani, sentendo come di consueto un pizzico di nostalgia risalire lungo il mio petto.
La superficie mostrava infatti tanti squali di dimensioni e colori diversi, creando una trama quasi ipnotica allo sguardo.
Possedevo quella penna dalla fine delle elementari ed era un regalo che avevo ricevuto da niente poco di meno che Rin Matsuoka in persona.
Ovviamente io e lui non eravamo mai stati soliti scambiarci regali in passato, ma quello in particolare risaliva ad un evento organizzato dalla piscina poco prima di Natale e che aveva coinvolto tutti i bambini.
Quell'anno infatti era stato stabilito con accordo unanime di scambiarci dei doni con la regola vigente del Babbo Natale segreto. Ognuno di noi aveva quindi estratto al buio il nome della persona alla quale destinare il regalo, pescandolo senza sbirciare da una scatola contenente i nomi di tutti noi.
A me era capitato Nagisa, al quale per l'occasione avevo scelto di regalare il peluche di un pinguino, mentre il mio nome era stato estratto da Rin.
Chiudendo gli occhi riuscivo ancora a rivivere perfettamente e nitidamente la scena del bambino dai capelli rossi che mi allungava la piccola scatola, esortandomi a prenderla il prima possibile. Così come ricordavo benissimo la sua faccia fintamente seccata, che in verità non era bastata per nascondere il rossore sbucato rapidamente sulle sue guance. Era un ricordo capace ancora di farmi sorridere in qualche modo e di farmi percepire un fastidioso retrogusto dato dal rimpianto.
Quella penna era l'unica cosa che ancora mi legava a lui e non avevo mai smesso di usarla in tutti quegli anni, cambiando di tanto in tanto giusto la ricarica di inchiostro.
Era una ricorrenza che teneva vivida la mia nostalgia, ma anche la mia rabbia.
Nonostante il tempo passato infatti ce l'avevo ancora a morte con Rin per essere sparito dalla mia vita senza nemmeno scomodarsi di avvisarmi in merito, ma l'oggetto che stringevo tra le dita era l'unico ricordo materiale e tangibile a ricordarmi di lui.
Rin era andato via dalla mia quotidianità in punta di piedi, talmente silenziosamente da farmi dubitare negli anni della sua vera esistenza; se non per quel piccolo oggetto che ancora custodivo quasi gelosamente, a ricordarmi di quei giorni ormai lontani.
Finché avevo quella penna con me il suo ricordo non sarebbe mai sparito... così come tutte le nostre sfide, i nostri battibecchi e le nostre risate.
Dentro di me avevo sempre saputo di non essere ancora pronta a lasciarli andare e che non lo sarei mai stata.
Non ero ancora pronta a dimenticarmi di quel bambino, tanto sfacciato, quanto importante.

Sorrisi un'ultima volta e partii con gli esercizi.

• • • •

Il profumo rilassante della salsedine fu la prima cosa che mi accolse una volta rimesso piede a Iwatobi, quello stesso giorno.
L'immensa distesa di acqua all'orizzonte era sempre stata capace di rilassarmi, fin dalla mia infanzia; e mi riportava con la mente ai ricordi di tutte le estati pigre passate a sguazzare nell'acqua con Haruka, entrambi persi nei nostri pensieri relativi al nuoto o al senso di libertà in generale.
L'acqua era il nostro cielo. Le nostre braccia che tagliavano il pelo dell'acqua, fino ad affondare dentro, erano le nostre ali.
Il nuoto ci permetteva di volare, superando limiti altrimenti invalicabili per gli esseri umani.
Haruka era per me fonte di ispirazione e di profonda ammirazione. Non potevo fare a meno di incantarmi guardandolo nuotare e da che ne avevo memoria era l'unica persona capace di stuzzicare in me sensazioni diverse da quelle provate in una normale amicizia.
Forse un po' per il suo essere particolare, forse per il modo in cui si muoveva aggraziato nell'acqua o forse per la nostra passione in comune... non lo sapevo nemmeno io. Sapevo solo che il mio cuore veniva assalito da strane prese ogni volta che i miei occhi incontravano i suoi, così simili al colore dell'acqua da entrambi tanto amata.
Haruka aveva delle iridi fuori dal comune. Forse qualcuno aveva rovesciato un po' di mare nei suoi occhi prima della sua nascita. Da piccola ne ero convinta e accostavo a quella fantasticheria il motivo del grande amore per il ragazzo nei confronti dell'acqua.
<<Ciao ragazzi>> esordii semplicemente, notando il mio solito trietto attendermi nel punto da noi stabilito. Per l'esattezza in prossimità della spiaggia.
Nagisa e Makoto risposero calorosamente al mio saluto, mentre Haruka con appena un piccolo cenno della testa.
Non era mai stato un ragazzo di molte parole, ma spesso il suo silenzio parlava benissimo, senza bisogno di aggiungere altro.
<<Come è andata oggi al club?>> mi chiese Makoto, mostrando quel suo lato premuroso e apprensivo, sempre presente da che ne avevo memoria.
<<Non posso lamentarmi. Oggi ho provato un nuovo tipo di allenamento. Le ragazze del primo e del secondo anno erano entusiaste, mentre quelle del terzo anno... beh, con loro devo ancora lavorare un po' prima di ottenere la loro completa fiducia, spero di riuscirci>> risposi al ragazzo <<invece voi avete novità?>>
La mia era una semplice domanda, eppure bastò per far calare improvvisamente un'aria di gelo e di imbarazzo, ad eccezione del moro, apatico e indifferente come suo solito.
<<Ho detto qualcosa di strano?>> chiesi stranita, cercando di trovare una giustificazione dietro al loro comportamento.
Nagisa sviò il mio sguardo, mentre Makoto prese a grattarsi una guancia in leggero imbarazzo.
<<Hai presente Gou?>> mi chiese improvvisamente il castano, stupendomi.
<<Gou Matsuoka? Certo, me la ricordo... ogni tanto veniva in piscina e faceva da spettatrice a tutte le gare. Come mai me lo chiedi? Si è iscritta nella vostra stessa scuola?>> domandai a mia volta, trovando abbastanza strana quella situazione. Non tanto per la domanda in sé, ma piuttosto per la strana atmosfera di profondo disagio che trasudava dai ragazzi davanti a me.
<<Ecco... lei ha iniziato il primo anno qui e stamattina per caso ci è capitato di parlare un po'... ci ha detto una cosa in particolare>> continuò lui, grattandosi con sempre più imbarazzo la guancia.
<<Non essere così misterioso, Makoto. Non lasciarmi sulle spine, lo sai che sono una ragazza curiosa. Vuoi farmi morire per caso?>>
Il ragazzo prese un piccolo respiro, prima di pronunciare velocemente le seguenti parole: <<Rin sta tornando in Giappone. Studierà qui>>.

Gelo totale.

 ꓴӄ౹ყ꤀ || Rin Matsuoka x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora