16. Messaggio dall'assassino

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Ashton era fermo, seduto sulla vecchia poltrona di pelle, i braccioli erano appiccicosi resti di bibite gassate e caramelle, i cibi preferiti di James.
Ashton lo odiava, ma aveva bisogno di lui per completare la sua fantasia, così la definivano quelli dell'FBI.
Squillò il telefono, erano le sei di mattina, doveva essere l'informatore.
Uno, due, tre, quattro squilli.
Ashton sollevò la cornetta, lentamente e rispose con voce calma e piatta.
"Pronto?"
"Sono io"
"Ti sento"
"Quello ha capito qualcosa, ma non hanno niente"
Silenzio
"Volevo dire che non hanno prove, ma hanno dei sospetti."
Ashton riagganciò, sapeva che il giovane Dylan Jasper ci sarebbe arrivato.
Lo sperava.

Siamo uguali io e te Dylan, vieni.

Anne e Jackson la pensavano allo stesso modo, e lei ne era felice, il giorno prima nessuno aveva badato alle sue deduzioni.
"L'obbiettivo sono io"
Page rabbrividì, Dylan invece rimase calmo mentre pronunciava quelle parole, sapendo che prima o poi quell'uomo l'avrebbe trovato.
"Ma comunque non abbiamo nulla in mano, nessuna corrispondenza del suo DNA nel database, niente di niente"
Bennet aveva ragione, tornó il silenzio.
Jackson si chiuse nella sua mente, ripercorse tutte le scene del crimine, tutti i pochi indizi che avevano a disposizione, le ferite dei cadaveri...come avevano fatto a non pensarci prima? Era un professionista e questo lo sapevano, un laureato in medicina o comunque un medico.
Un chirurgo
"Page, è un medico oppure un infermiere, i tagli suoi corpi sono perfetti."
Lo sguardo di tutti si illuminò verso Dylan.
Era tornato.
"Bennet, chiama gli ospedali e controlla tutti gli inservienti di sesso maschile che non si sono presentati a lavoro nei giorni degli omicidi"
"Solo della California?"
"Si"
Page prese delle carte, uscì dalla sala quasi correndo seguito subito da Paul.
Bennet stava componendo i vari numeri sul telefono fisso, chiedeva di mandare i registri del personale, era un lavoro più insidioso di quello che poteva sembrare, molti non cedevano subito volevano un mandato.
Un mandato quando potrebbe esserci un pluriomicida nei vostri reparti? Sta scherzando?
Era questo che diceva prima di sorridere soddisfatto.
Dylan era riuscito a recuperare il povero dossier che lo stesso Page aveva compilato su Caroline, lo sfogliò con cautela, evitando di fissarsi sulle foto da viva della sua ragazza, facevano riaffiorare troppi ricordi.
Sentí un tocco leggero sulla sua spalla, non serviva voltarsi aveva già capito di chi si trattava.
Il deciso profumo di Anne Marie lasciava sempre una traccia nell'aria, non era un esperto in questo campo, ma di sicuro quella fragranza non era proprio da donna.
Eppure le donava, rispecchiava il suo carattere.
Indossava il tailleur come fosse stata una divisa, bellezza di ferro.
"Perché Page è scappato così?" Chiese la donna, Dylan fece spallucce.

"Dio Page, non ci crederai mai."
"Ci hai fatto correre fin qui, se non me lo dici non posso crederci"
Marcus era agitato, spaventato anzi nessuno lo aveva mai visto così.
"Ci è arrivata una cassetta con la voce di una donna, sembrava terrorizzata, piangeva e diceva di essere stata rapita."
Page e Paul si guardarono, uno sguardo d'intesa. Poteva essere il loro uomo, oppure un emulatore.
Page era sicuro, ora che sapevano che il vero obbiettivo erano loro.
"È il nostro uomo?"
"Non siamo sicuri, aspettiamo, per adesso prendete questa e fatela analizzare, voglio sapere tutto, aggiornatemi su eventuali sviluppi"
Il capo consegnò una busta di carta gialla aperta sul lato corto a Page, la strinse nella mano e poi si voltò verso Paul.
"Dobbiamo prenderlo"
Nessuno rispose.
Lo sguardo di Marcus McKenzie comunicava molte più cose della sua espressione. C'era una potenziale vittima in pericolo, i casi di scomparsa dopo Caroline erano stati presi dalla squadra quattro, poteva esserci un collegamento con il loro uomo.

macellaio delle vergini

James ancora non capiva perché Ashton fosse tanto fissato con Dylan, nessuno uccide così sei persone solo per attirare l'attenzione di una. O meglio nessuno lo avrebbe fatto nella società civilizzata, ma forse nella testa di Ashton tutto quello era giusto.
Ma James non era sveglio, James non capiva.
Ashton percepiva quasi lo stato d'animo della sua preda, poteva sentirlo affannarsi tra le prove, cercare un collegamento, un movente.
Togli il movente e non c'è più nulla.
Era il momento di farsi notare però, Dylan J. ci stava mettendo un po' troppo.
"Falle leggere quel biglietto"
"Devo registrarla?"
Era così stupido.
James sentí il peso dello sguardo di disapprovazione dell'assassino gravare sul suo petto, era ovvio che avrebbe dovuto registrarla, altrimenti perché aveva rubato un registratore?
James annuì e poi corse di sotto, con la Colt stretta nella mano sinistra. Adesso veniva la parte bella, una delle poche cose che era in grado di fare, minacciare qualcuno.
Si chiuse la porta del seminterrato alle spalle, e scese le scale ad una ad una molto lentamente, lo scricchiolio dei vecchi gradini di legno fecero terrorizzare la povera ragazza legata ad una sedia in un angolo, cercava di urlare, si contorceva, si dimenava voleva liberarsi ma Ashton aveva usato un colla acida per attaccarle la pelle a quella sedia, e poi l'aveva anche legata ad essa a dovere, nel caso avesse avuto la malsana idea di strapparsi l'epidermide. A James il suo movimento vorticoso ricordò un serpente a cui da piccolo aveva tagliato la testa.
Voleva tagliare la testa anche a lei, si sarebbe mossa ancora come aveva fatto il serpente?
No, niente omicidi tu James.
Le tolse il bavaglio e al suo posto le mise in bocca la canna della Colt Phyton, la ragazza fu invasa dalla paura più totale, non voleva morire, ed infatti quello non era ancora il suo momento.
Pianse, pianse in silenzio.
Dopo buoni cinque minuti James le mise davanti agli occhi un biglietto scritto a mano da Ashton, aveva una perfetta grafia, pulita, comprensibile ed ordinata.
"Appena ti toglierò questa dalla bocca" iniziò James spingendo ancora più in fondo l'arma, la giovane emise degli strani versi, forse stava per vomitare, no, non poteva farlo "..dovrai leggere questo, puoi urlare quanto vuoi nessuno può sentirti."
La ragazza annuì lentamente, continuava ad emettere quei versi gutturali, James stava per spingere la canna ancora più giù, sarebbe soffocata.
Respinse il suo istinto e le tolse l'arma dalla bocca.
Lei non urlò, non disse nulla.
James accese il registratore con aria soddisfatta, aveva vinto.
"Avanti, leggi"
"C-ciao...D-Dylan...ti stai..."
Un singhiozzo, poi seguito da altri due.
"Muoviti!"
"...ti stai...divertendo?"

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