1.Ti ricordi come si chiamava?

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"Tre, due, uno...via!"Urla un uomo robusto pieno di tatuaggi, per dare il via alla gara.

Subito schiaccio il piede sull'acceleratore e inizio la corsa, in quinta posizione.
Alla prima curva, riesco a superare una macchina dall'interno, e senza troppi sforzi ne supero anche un'altra.
In pochi minuti mi ritrovo in seconda posizione, questo solo grazie alle due auto davanti a me, che hanno deciso di scontrarsi e mandarsi fuori pista a vicenda.
Come al solito i piloti di queste corse non si trattengono dal fare qualche giochetto sporco, ma finché non sono rivolti verso di me, non me ne preoccupo.

Manca poco al traguardo, sento l'adrenalina alle stelle e lo stomaco in subbuglio.
Premo sull'acceleratore e faccio finta di voler superare l'auto da destra. Come previsto la macchina mi blocca, così, in pochi secondi premo sul freno e in men che non si dica, mi precipito sulla sinistra.
Ovviamente il pilota se ne accorge, ma ormai è troppo tardi ed io taglio il traguardo.
Le urla dei tifosi prendono il posto dello scoppiettino dei motori.
Shadow!Shadow!Shadow!
Esco dalla macchina alzando le braccia al cielo e sorridendo come una pazza, anche se nessuno può vederlo, visto il casco nero che mi copre il viso.

Faccio qualche foto e firmo alcuni autografi fino a che non sento l'inconfondibile voce di John chiamarmi.
Lui è il mio allenatore, è un'uomo sulla cinquantina, anche se non li dimostra visto il fisico da modello. I suoi capelli, un tempo tutti castani, ora sono adornati da alcune striature di grigio, così come la barba, ed i suoi occhi sono piccoli ma intensi.

"Bello l'attacco che hai sferrato all'ultima curva" dice John.
"Non potevo lasciarlo vincere, io non perdo mai!" Affermo con una nota di soddisfazione.
"Bravo il mio ragazzo, tieni, questi sono i tuoi soldi". Mi passa una mazzetta di denaro e mi da una pacca sulla spalla.
"Grazie John, ci vediamo giovedì"
"Ci conto" mormora sorridendomi, per poi girarsi e sparire tra la gente.

Metto i soldi nella tasca del mio giubbotto in pelle e cerco la macchina di Trent, il figlio di John.
Può sembrare strano, ma non ho ancora la patente, quindi Trent mi fa da autista.

Come ogni sera, devo arrivare a casa prima delle due, perché a quell'ora mio padre si sveglia per andare a lavoro, e come suo solito, prima di uscire, viene a darmi un bacio.

Schizziamo tra le poche macchine che affollano le strade di Boston e in poco tempo arriviamo al punto in cui, di solito, mi scarica e mi viene a prendere.
Corro verso casa, mi arrampico sull'albero che da sulla mia finestra, e in pochi minuti sono già sotto le coperte che tento di regolarizzare i battiti.
Poco dopo sento i passi di mio padre dirigersi verso la mia camera. Apre lentamente la porta, in modo da non farla scricchiolare e con delicatezza si avvicina a me e mi lascia un tenero bacio sulla fronte.
Appena esce dalla stanza mi lascio sfuggire un respiro di sollievo.

Quando suona la sveglia mi tolgo le coperte di dosso e mi tiro su. Non sono una di quelle persone che rimanda la sveglia venti volte, una volta che suona io mi alzo, indipendentemente dal fatto che stia morendo di sonno o meno.

Per andare a scuola, faccio sempre la solita strada. Esco di casa vado a destra, poi a sinistra e dopo poco, ecco davanti a me l'imponente struttura scolastica a cui sono iscritta.
È il classico edificio in mattoncini rossi con il nome della scuola scritto in grande sulla facciata.
È costituito da tre piani, più il tetto, che però è chiuso agli studenti. Da quel che so, è il rifugio degli insegnanti e dei bidelli per fumare e sparlare dei propri alunni.

All'entrata non devo salutare nessuno, visto che, da quando la mia migliore amica Lena si è trasferita, sono rimasta sola.
Per un po' ci siamo sentite via messaggi e chiamate, ma poi lei ha iniziato a non cercarmi più, così ho smesso anch' io.

Vado dritta in classe e come al solito mi siedo in seconda fila, in modo da non essere troppo davanti ma neanche troppo indietro.

A scuola nessuno sa che sono Shadow e spero rimanga così per sempre. Non voglio che la gente mi stia vicino solo perché sono famosa, e so che esattamente cosa accadrebbe se lo sapessero, e poi troppi occhi addosso mi mettono ansia.

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