Leòn apparve inizialmente spaesato dalla mia domanda, poi successivamente il suo sopracciglio destro s'innalzo, dando spazio ad un sorrisetto.
"Cosa te lo fa pensare?" -mi chiese.
"La tua amica, te. La vostra fisicità è la stessa dei ragazzi di stamani, l'unica differenza è il colore dei capelli e la pelle...che risalta l'elettricità" -dissi indicando con il dito le vene sul suo corpo.
Mi sorrise, per poi annuire -"Mea culpa"- disse ridendo.Lo guardai, all'inizio fui felice del mio collegamento a detective, ma poi mi arrabbiai.
"Perché siete venuti? Se la gente se ne fosse resa conto? Sai che fine avresti fatto?!"-dissi nervosa.
"Che tenera, ti preoccupi per me..."-disse toccandomi i capelli, io gli spostai la mano.-"Tranquilla, la mia amica è super brava con i costumi e il trucco"
E che motivazione era questa? Come poteva pensare di farla franca? Per un attimo, mi dimenticai che avevo fatto la sua stessa azione, il suo stesso pensiero.
"Sophie! Eccoti! Dobbiamo andare" -disse, chiamandomi Newt, il quale per un attimo mi guardò male per la presenza di Leòn.
"Newt, non trovo Sophie!" -disse correndo Jen da Newt, il quale le prese le spalle, e la girò verso di me.
"Mi sa, che devi andare..."-disse Leòn, riprendendo la mia attenzione, con voce alquanto bassa-"Ci rivedremo, mi auguro"
"La città è piccola" -gli sorrisi, per poi salutarlo con un cenno di mano.
Durante il viaggio di ritorno a piedi, ebbi continue domande da parte di Jen e sgrida da parte di Newt.."E se ti avesse bruciata viva?E...E...se ti avesse rapito?"-ripeteva Newt, con un mix di voce tremolante e arrabbiata
"Dai, Newt...non fare l'esagerato" - mi difese Jen- "piuttosto...molto carino, no? Ed eravate molto vicini" -disse con una voce, che avevo ben capito dove volesse apparare.
"...Cosa stai insinuando?" - chiesi, con voce 'sicura'
Non ce ne rendemmo nemmeno conto, ma eravamo arrivati al piazzale, che divideva le nostre case. Il nostro quartiere era davvero molto tranquillo, costituito da tutte le persone che avevano sempre avuto una certa ricchezza. Anche i miei nonni, zii, abitavano in quel quartiere...poco lontano dal mio piazzale. Tra l'altro, mio nonno è il sindaco della mia città, come tale, papà è per questo che ha sempre molto lavoro. Spesso, ipotizzo che lui possa essere il suo successore in carica, ma questo non ci è mai molto chiaro, a causa del nonno che cerca di essere sempre molto confusionario.
"Dai, ragazze...ne parleremo domani" -disse Newt sospirando, cercando di riprendere la sua solita calma
Ci scambiammo la buonanotte, per poi dileguarci nelle proprie case.—CASA—
"Chi è?" -chiese mia mamma, sentendomi entrare dalla sala da pranzo.
"Sono io, Sophie" -dissi chiudendo la porta dietro di me.
La nostra sala da pranzo era molto spaziosa, aveva un tavolino non appena entravi, dove mia madre aveva sempre messo foto e vasi di famiglia...alla destra, invece, diversi divani beige erano posizionati per poter avviare una conversazione, ma contemporaneamente, anche poter vedere la televisione. Le pareti si alternavano tra un azzurro scuro, e un beige.
"Ma dov'eri?"- chiese, mia mamma - " Hai saltato la cena, tuo padre erano tornato presto...E dov'è la parrucca?" - chiese arrabbiata
"Mi dispiace, ho avuto qualche imprevisto." -dissi, abbassando lo sguardo - "Piuttosto, papà si è di molto arrabbiato?"
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2056 a.C.
RomanceDopo una epidemia, la quale ha mutato diversi esseri umani, Sophie si ritrova a dover cercare di recuperare un minimo di normalità. Durante ciò, incontrerà diverse persone, situazioni spiacevoli . Dovrà mostrare ed avere atti di coraggio.