CAPITOLO 4

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Quella chiacchierata del cazzo mi rese inquieta finché non uscì da scuola. Cercai di trattenermi dal farlo vedere, mio fratello era un argomento che avevo cercato di seppellire anni e anni fa. Ma nulla, cerano ancora persone stupide che nominavano Gio. Infilai le cuffie e feci partire Mc Donalds di Francesco Bertoli. L'unico lusso che mi ero sempre permessa, era un playlist ben nascosta di canzoni tristi e poco Festaiole ben nascosta nel mio telefono. Mi appoggia ad un paletto, guardando la gente che passava, i bambini che uscivano dalla scuola elementare vicina, le mamme, le coppie di ragazzi che guardavano quei bambini come se ne volessero rubare uno.

Non è da tutti, ma amo osservare la gente, amo guardare i loro movimenti e come ciò che accade modifica le loro espressioni facciali. Mi piacerebbe fare la fotografa, un giorno.

Mi sento abbracciata da dietro, mentre parte Vuoi sposarmi di Irama.

"Scema ma buongiorno, scendi dalle nuvole?"

" Buongiorno pure a te, scusa non ti ho sentita. Che ascolti?".

Le passai una cuffia, quando iniziò la nostra parte preferita. Cominciammo a cantare come due sceme e a ridere di gusto. Lei si che era la mia migliore amica, avrei messo la mia vita nelle sue mani e avrei dato la mia per la sua. La conoscevo da non so neanche io quanti anni, avevamo fatto le elementari e le medie insieme, e ci eravamo poi divise alle superiori. Io sono andata al liceo classico e lei allo scientifico. Era come se fossimo la stessa persona sdoppiata.

Non avevamo mai litigato, mi era sempre stata accanto. Si, avevo il mio gruppo e le mie amiche a scuola, e le consideravo le mie migliori amiche, ma Dalila era sempre stata di più, come una sorella.

"Mi ha detto mamma che una certa scema oggi mangia a casa mia, eh?"

"Si, ma guarda che se disturbo non vengo"

Dali mi guardò e rise.

"Tu? Disturbare? Mai. E poi oggi mangiamo da me."

"Quasi mi mancherà tua nonna, lo sai?."

La nonna di Dalila era molto brava a cucinare quando maniacale nel controllarci. Quando andavo da lei spesso entrava a controllarci con le più disparate scuse. Andare a casa sua era un miracolo. Ridemmo di gusto e poi lei mi fece locchiolino quando arrivarono i nostri amici, sussurrandomi Ti conosco troppo bene, a casa parliamo. Ero un libro aperto per lei, sapeva troppo bene quando stavo male.

Gli altri arrivarono numerosi, e rumorosi, direi più del solito. In quella calca di persone che mi salutava notai qualcuno che mi aspettavo di non vedere mai più in piazzetta. Salvio, lex di Dalila. Io e lei ci guardammo, era con una ragazza dai capelli lunghi e ricci e gli occhi scuri, banale devo dire. Salvio mi salutò con un cenno del capo, io non gli risposi neanche. Trascorsero un paio di minuti prima che la ragazza che si era ancorata a lui si allontanasse, e si avvicinasse a noi, che stavamo tranquillamente ridendo con alcuni amici.

"Perché guardi il mio tipo eh? Lurida troia, come ti permetti?."

Quella voce era talmente squillante che mi fece male alle orecchie. A me quella ragazza pareva più in chihuahua addestrato che una tipa, ma non era quello il punto. La squadrai da capo a piedi, soffermandomi su quella specie di nido di boccoli che aveva al posto dei capelli e sulle scarpe degne della spazzatura, tacchetti neri stile mia nonna.

"Qua l'unica troia che vedo sei te cara mia, e non stavo guardando quel cesso del tuo tipo perché mi interessa. Ma notavo che esclusa la mia migliore amica, non ha mai avuto buon gusto in fatto di ragazze. "

Quella tipa mi guardò scioccata, come se non si aspettasse che le rispondessi. Dali mi fece segno di non andare oltre, ma ero talmente furente che non lascoltai.

"Se per la tua migliore amica intendi sta cessa che ti sta accanto, il mio ragazzo ha avuto ottimi gusti solo con me cara. Sai con chi stai parlando?."

Cercai di evitare di arrivare alle mani.

"Cessa qui sarai tu, e so con chi sto parlando, con una cagna a cui hanno dimenticato di mettere la museruola. E ora levati dal cazzo, ciao. "

Si avvicinò come per tirarmi uno schiaffo, ma il suono di un clacson la fece voltare, mostrando una macchina gigante da cui era affacciato un signore in giacca e cravatta. Mi guardò storto e poi disse "Non finisce qui, lurida puttana."

Poi la vidi allontanarsi, atteggiandosi e sventolando quella matassa di ricci.

Dalila mi guardò, ma rise talmente forte da farmi spaventare.

"Non cambierai mai vero?"

----SPAZIO AUTRICE----

Mi scusa se questo capitolo non è lunghissimo, ma i prossimi due sono due papielli, li pubblicherò tra poco <3

Io, lei e il nostro piccolo mondo💞 🏳️‍🌈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora