Atto primo - Parte I, La bottiglia di Brandy

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Lily si preoccupava sempre per tutti, era una persona piuttosto apprensiva; spesso si preoccupava anche per Piton. Il ragazzino, dalla pelle olivastra e il naso adunco, era solitamente cupo e serio, nonostante con lei qualche volta si mostrasse più propenso al dialogo e al gioco; stava bene con Lily, ma non glielo diceva. Si limitava a passare quanto più tempo possibile in sua compagnia e si riguardava bene dal tenerla lontana dalla dimora dei Piton.

Una sola volta Lily entrò a casa sua, qualche sera prima di partire per Hogwarts; non lo dimenticò mai più. Di solito era sempre Severus a bussare alla sua porta, ma quella sera, dopo essere stata a Diagon Alley con la sua famiglia ad acquistare l'occorrente per la partenza imminente, decise di montare sulla sua bici rossa per mostrare a Severus la sua nuova bacchetta. Così, intorno alle sei del pomeriggio, ben vestita e con i capelli legati in una lunga treccia laterale, si presentò a casa del suo migliore amico; ma quando suonò il campanello non fu lui ad aprire. Si ritrovò davanti una donna alta e molto magra; aveva la pelle pallida, il mento allungato, il naso aquilino e delle folte sopracciglia scure. Capelli sottili e lisci, di un nero pece, le ricadevano sulla fronte e sulle spalle. Ma ciò che colpì di più la piccola Evans fu la sua espressione: seria e infelice, come se avesse appena vissuto il giorno più brutto della sua vita.

"Posso aiutarla?" disse, con tono sterile.

"Ehm, salve, sono un'amica di Severus! Per caso è in casa?"

La donna sembrò quasi infastidita da quella richiesta; sospirò e si fermò qualche secondo a elaborare una risposta.

"Mi dispiace ma non è un buon..."

"Chi diavolo è?" tuonò una voce maschile alle sue spalle. Lily vide gli occhi della donna iniettarsi di panico.

"Che ci fai lì alla porta? Chi è venuto a scocciare?" chiese ancora la voce.

"Nessuno" mugugnò la madre di Severus.

L'uomo fece capolino dietro di lei e con un calcio spalancò la porta; la donna sobbalzò.

Fu così che Lily conobbe Tobias Piton, padre del suo migliore amico; un uomo che non avrebbe mai voluto incontrare sul suo cammino. Di poco più alto di sua moglie, era di corporatura media, aveva i capelli castani e unti leggermente tirati all'indietro, dei lunghi baffi spuntavano da sotto il naso adunco, lo stesso di suo figlio. Gli occhi erano grigi, piccoli e vacui; il suo volto ovale e olivastro era arrossato sulle guance smunte e quando rivolse a Lily una strana smorfia notò che gli mancava un dente, o forse due. Solo quando le si avvicinò si accorse che in una mano teneva ben stretto il collo di una bottiglia di Brandy.

"E tu chi sei mocciosa?" le chiese, in tono scortese e fin troppo alto.

La ragazzina si sentì intimidita da quella figura barcollante e per niente amichevole.

"Ehm... mi chiamo Lily, sono un'amica di Severus" ripeté, timorosamente.

"Da quando Severus ha amici?"

"Tobias, ti prego..." piagnucolò la signora Piton.

"Sta' zitta! Avanti entra, mocciosa! Eileen offrile un goccetto, una volta che questo porta un'amica dobbiamo festeggiare."

Il fatto che il padre si riferì a Severus con l'espressione "questo" la fece riflettere; Lily entrò e, sebbene quell'uomo fosse poco raccomandabile, non si sentì più spaventata. Piuttosto si preoccupò per il suo amico; non doveva essere semplice vivere con una persona del genere.

La madre, con un'espressione sconfitta e rassegnata, la fece accomodare in cucina; in quella casa aleggiava un'atmosfera quasi spettrale. L'arredamento era molto minimale, i mobili erano vecchi e malconci, le pareti quasi spoglie; passarono per il salotto, dove c'erano soltanto un divano mezzo sfondato, una piccola TV e un tavolino scuro con su un telefono e un paio di portafoto. La cucina era piccola e di forma quadrata; le credenze, il tavolo e le sedie di legno scuro erano consumati dal tempo e la carta da parati - a righe bianche e rosa pesca - sulle pareti mezza scollata. L'abitazione aveva un che di decadente, pareva che da un momento all'altro qualcosa potesse rompersi e crollare in mille pezzi.

Lily si accomodò con cautela, quasi avesse paura che la sedia si spezzasse sotto il suo peso, e strinse a sé la cartella in cui aveva messo la bacchetta e alcuni libri di testo che aveva appena comprato. Si sentiva terribilmente fuori luogo.

"Allora, offrile da bere! Hai fatto la spesa? Che c'è qui?"

Il signor Piton cominciò a rovistare nel frigorifero; prese una bottiglia mezza vuota, ne osservò il contenuto giallastro e poi la sbatté sul tavolo con troppa forza.

"Queste sono cose da donne, perché le sto facendo io?"

"Ehm, Tobias, caro sarà meglio che tu vada di sopra!" disse la donna, sforzandosi di apparire calma.

"Decido io quando andarmene" gridò l'uomo; scolò un lungo sorso di Brandy direttamente dalla bottiglia e poi la poggiò sul bancone accanto ai fornelli.

"Ma tra poco inizia la partita, sarà meglio che ti prepari, penso io alla ragazzina."

"Ma chi cazzo è? Non sarà mica una dei tuoi?"

"Sicuramente no"

"Non dirmi che è una fattucchiera come te, altrimenti la voglio fuori da qui!"

"Caro, ti prego, va' di sopra, ti porto i panini in un attimo."

Lily assisteva a quella scena come la spettatrice di una soap-opera da quattro soldi, una di quelle che ti trovi a guardare per caso su un canale sconosciuto. Mai come quella volta nella sua vita si era sentita al posto sbagliato, nel momento peggiore.

"Ti ho detto di stare zitta!"

Dopo quelle parole si udì uno schiocco sonoro; l'impronta rossa della mano del signor Piton si stampò sulla guancia destra della moglie. Lily, completamente scioccata ed estranea a quel gesto, istintivamente si alzò in piedi, gli occhi sbarrati.

Fu in quel preciso istante che vide la bottiglia di Brandy alzarsi in volo e schiantarsi violentemente contro la nuca dell'uomo, il quale barcollò per poi perdere i sensi e accasciarsi in avanti. La moglie lanciò un grido acuto e tentò di sorreggerlo; incapace di mantenerlo, lo adagiò piano sul pavimento a scacchi bianco e nero. Lily allora si voltò e vide Severus all'uscio della porta, le braccia esili ritte lungo il corpo.

"Andiamo, Lily" sibilò; la ragazzina fissò prima sua madre accasciata sul corpo privo di sensi del marito, poi guardò il suo amico. "Forza" la esortò lui; lasciarono quell'abitazione e avanzarono nel vialetto tranquillo del quartiere di Spinner's End.

"Severus io..." tentò lei, ma lui la bloccò.

"Lascia stare. Non saresti dovuta venire."

Lily, sull'orlo del pianto, trattenne le lacrime ed evitò di parlare per un po'.

"Adiamo al parco, così mi fai vedere la bacchetta" disse lui, interrompendo il silenzio.

Non menzionarono mai più quell'accaduto; ma Lily capì molte cose del suo migliore amico. Anche il perché, certe volte, sembrava triste e spento senza un apparente motivo, come se tutta l'allegria del mondo fosse stata spazzata via. O peggio, non fosse mai esistita. 









*I personaggi della storia non mi appartengono, sono di proprietà di J.K. Rowling. L'immagine della copertina e molte di quelle che accompagneranno i capitoli sono prese da questo sito: https://lilta-photo.deviantart.com/

Il serpente e la cervaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora