Atto primo, Parte II - Mocciosus

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Lily e Severus occuparono uno dei vagoni vuoti dell'espresso per Hogwarts; presero posto, sistemarono i bagagli nelle apposite cappelliere e iniziarono a fantasticare su ciò che li aspettava una volta arrivati al castello. Avevano sognato quel momento tutta l'estate e finalmente il gran giorno era arrivato; nessuno si aggiunse a loro, per diversi minuti se ne stettero da soli a chiacchierare. A un certo punto, Lily si ricordò di aver visto aggirarsi sull'espresso una signora anziana che trasportava con sé un carrello pieno di strani dolci che nel mondo dei babbani non esistevano. Severus, che aveva sempre sognato di mangiare una cioccorana, propose di andare a comprarne un po'. Lily accettò, così esplorarono i vagoni del treno fin quando non trovarono la donna grassottella e allegra che spingeva il carrello colmo di dolciumi; comprarono cioccorane e gelatine tutti i gusti più uno, ringraziarono la vecchietta e si apprestarono a tornare ai loro posti. In uno degli scompartimenti, si ritrovarono davanti alcuni ragazzini che ridacchiavano e parlottavano in modo piuttosto rumoroso. Erano quattro, i due in prima fila erano abbastanza alti e di bell'aspetto, ce n'erano poi altri due, uno un po' più alto e dalla corporatura esile, un altro basso, minuto e alquanto bruttino, che sorrideva mostrando dei denti grossi e sporgenti; Severus pensò che somigliasse a un topo. Solo quando furono molto vicini riuscirono ad ascoltare la conversazione.

"In quale casa andresti se potessi scegliere, James?" chiese uno di loro.

"Grifondoro, dove vanno i coraggiosi" rispose James, prontamente.

Il volto di Severus assunse probabilmente un'espressione disgustata, perché, notandolo, quel ragazzino di nome James dai capelli scompigliati e gli occhiali tondi si avvicinò a lui con fare arrogante e gli domandò: "Che c'è? È un problema?"

Severus gli rivolse un'occhiata sprezzante.

"No... se preferisci essere tutto muscoli e niente cervello."

"Come hai detto?" boccheggiò James, oltraggiato dall'impertinenza di quel ragazzino dall'aspetto sgradevole.

"Lascialo stare, James" suggerì quello più alto.

"Lasciarlo stare? È lui che si permette di impicciarsi in conversazioni che non lo riguardano! E sentiamo, quale sarebbe la tua casa del cuore, Mocciosus?" si intromise il ragazzino accanto a James. Era il più carino dei quattro, aveva dei bellissimi occhi grigi e lunghi e ricci capelli che gli incorniciavano il volto squadrato.

"Che domande, Serpeverde, dove i geni e gli ambiziosi sono ben accolti."

"Ma certo, dovevo immaginare che fossi un insulso Serpeverde!" commentò James.

"E tu invece sei solo un pallone gonfiato!" sibilò Severus.

A quel punto James e Sirius iniziarono a spintonarlo.

"Basta! Basta così!" si intromise Lily, che fino a quel momento era rimasta in silenzio. Nessuno dei quattro undicenni l'aveva notata prima che parlasse.

"Lasciateci stare!" li rimproverò ancora, loro la fissavano.

"Non intrometterti, Lily!" la rimbeccò Severus; estrasse la bacchetta ma i suoi rivali furono più veloci.

Immediatamente, i lacci delle sue scarpe si annodarono e in un batter d'occhio Piton si ritrovò disteso per terra, il naso adunco schiacciato sul pavimento liscio.

Le fragorose risate dei suoi bulli risuonarono in tutto il vagone. Lily invece gridò, preoccupata e sconvolta.

"Mi dispiace, ma se l'è cercata!" esclamò James, mentre insieme ai suoi amici si allontanava.

"Ops! Stai attento Mocciosus, non sai nemmeno farti i lacci delle scarpe!" gli urlò Sirius.

"Mocciosus è geniale!"

"Grazie Peter, d'ora in poi chiameremo così il nostro amico."

Risero ancora di gusto, allontanandosi a poco a poco dalla loro vittima.

Severus Piton restò lì per terra, davanti a sé riusciva a vedere solo il pavimento leggermente impolverato del corridoio. Lily si offrì di aiutarlo ad alzarsi ma lui non accettò. Avrebbe voluto sedersi, sciogliersi i lacci, tornare indietro e scagliargli contro una fattura orcovolante (aveva letto qualcosa a riguardo, ma era roba difficile per un principiante). Avrebbe dovuto dirgliene quattro, o cercare un professore per denunciare l'accaduto; invece se ne stette lì per terra, il mento schiacciato contro il pavimento. Si sentiva arrabbiato, oltre che umiliato, ma non trovava modo per esprimere quella rabbia. Così la contenne, la represse, anestetizzandola come spesso faceva con le emozioni sconvenienti (o meglio, con le emozioni in generale). Aspettò di non sentire più niente; poi si mi mise in piedi da solo e si scrollò via la polvere dai pantaloni consunti, un rivolo di sangue gli colava dal naso. Lily gli porse un fazzoletto col quale si pulì.

"Che bulli! Dovremmo dirlo a un insegnante" disse Lily, con un misto di rabbia e preoccupazione. Smise di parlarne quando capì che il suo amico non ne aveva nessuna voglia.

Intanto una umiliazione rabbiosa invadeva il piccolo Piton. Un giorno sarebbe diventato abbastanza bravo da fargliela pagare. Un giorno sarebbe stato in grado di fare magie incredibili, sarebbe diventato un mago di gran lunga migliore di loro. Un giorno tutti avrebbero temuto Severus Piton.

Nessuno più lo avrebbe umiliato. Ne era certo.

Ma quel giorno il naso gli fece parecchio male, continuò a sanguinargli. Quando scesero dal treno un coro si levò dal fondo dello sciame di ragazzi che si dirigeva alle barchette. "Mocciosus, Mocciosus".

Severus non sapeva ancora che quella sarebbe stata la colonna sonora della sua adolescenza.







*I personaggi della storia non mi appartengono, sono di proprietà di J.K. Rowling. L'immagine della copertina e molte di quelle che accompagneranno i capitoli sono prese da questo sito: https://lilta-photo.deviantart.com/

Il serpente e la cervaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora