Ci sono tanti modi per vivere la quarantena. Due sono i più comuni: quelli che, anche se sono chiusi in casa, si prendono cura di sé stessi, si vestono bene e si truccano, e quelli che vivono in pigiama.
Io mi chiamo Noemi e faccio parte del secondo tipo.
Ho 14 anni e, in quarantena, sto passando le giornate in camera: è molto piccola, ma ha una grande finestra da cui si accede alla terrazza in cui solitamente batte sempre il sole. Io esco raramente perché, visto che anche i miei vicini si annoiano, guardano sempre cosa fanno gli altri. Le poche volte che sono uscita mi sono sempre sentita chiedere: “come va?”, “che fai di bello?”. La mia domanda è sempre la solita: “ma come volete che vada?”. Però rispondo sempre “si tutto bene, grazie”. Ma non è così, quindi per evitare domande ho iniziato ad uscire ancora meno. Oltretutto io sono una ragazza che non ama uscire, non ama le domande, ma ama stare in pigiama, con i capelli legati in uno chignon spettinato e la nutella davanti. Le mie giornate sono lunghissime e comprendono video lezioni, compiti per casa, chat, minecraft (lo so che sono una ragazza di 14 anni, ma passatemela), Spotify e libri. Se dovessi vivere senza quest’ultimi probabilmente morirei. Loro ci sono sempre, non mi abbandonano mai: tengo più a loro che alla nutella e li preferirei a qualunque essere vivente. Le video lezioni sono in gran parte noiose, è difficile seguire se hai il telefono a cinque centimetri e ti stai pure annoiando. Diciamolo, probabilmente la metà degli studenti non segue le lezioni, anche se si impegna. Io a seconda della materia e del momento seguo anche più che in classe.
La sveglia ormai l’ho spenta, tanto non mi alzavo lo stesso, e ogni mattina alle 7:55 arriva mia madre urlando. Quindi mi ritrovo con delle occhiaie che farebbero paura ai cadaveri, a fare colazione mentre scrivo “Buongiorno” nella chat della video lezione e, naturalmente, spettinata e ancora in pigiama.
Se sono a conoscenza che in una lezione dovrò aprire la videocamera, mi sforzo di darmi una pettinata e di mettermi una maglia decente, solo per sembrare meno uno zombi, ma con scarsi risultati.
Io svolgo tutte le video lezioni nella mia camera, perché non ho né la voglia né il tempo di spostarmi. Una volta finite, ancora mezza addormentata, scendo svogliatamente le scale e vado a pranzo, ma trovo sempre da preparare e inizio a lamentarmi perché ho fame. Mia madre in risposta mi dice di preparare da me quindi quasi sempre finiamo a mangiare pasta.
In bianco.
E pure scotta.
Subito dopo vado a fare i compiti.
No, ho sbagliato qualcosa.
Subito dopo mi metto a guardare i Simpson con mio fratello quasi addormentandomi sulla sedia.
Ci sto fino alle 15 circa, poi risalgo le scale sempre svogliatamente e mi metto a leggere i compiti assegnati, che per me sono sempre troppi.
Per mostrare al mio mega orso come mi sento, mi rotolo di sotto dal letto mugolando.
Dimenticavo: la quarantena ha avuto molti effetti su di me, tra il quale “parlare con il mio orso gigante di ciò che mi succede”, almeno non si annoia.
Tristemente mi metto a fare i compiti, ci sto circa due ore, e sempre in modo molto teatrale smetto e chiudo tutto. Ormai sveglia definitivamente ma già stanca, vado alla ricerca di cibo pieno di zuccheri in cucina.
Che bello, la nutella è sempre presente. Mentre mangio rispondo ai messaggi, molti pochi, in quanto non sono sociale, soffermandomi soprattutto su quelli di Gabriele. È il migliore amico di mio fratello e abbiamo una storia alle spalle ed è l’unico che riesce a farmi ridere davvero in questo periodo. Io a lui tengo molto, meno di Spotify e dei libri si intende, ma sempre molto. Si ascolta ogni sera le mie lamentele, i miei problemi familiari, senza mai dirmi nulla. Anzi, dice che si diverte, e io ci credo pure.
Dopo gioco a minecraft, anche se è un gioco da bambini, insieme a mio fratello, a Gabriele, ad Angelo, un amico conosciuto lì, e ogni tanto ad un altro Gabriele, sempre conosciuto sul gioco.
Dopo un’oretta, quando ormai i miei occhi non sopportano più gli schermi, mi dedico alla lettura. È il mio modo di evadere dal mondo, di liberarmi da tutti i problemi. Contemporaneamente indosso le mie cuffiette, rigorosamente con il filo, e metto la musica a volume troppo alto.
Non mi concentro su ogni musica che passa, ma complessivamente mi rilasso. Naturalmente, ogni tanto partono dei momenti di pazzia e inizio a cantare a squarciagola.
Alla sera, dopo vari urli provenienti dal piano inferiore per andare a mangiare, mi lamento perché non mi piace ciò che è stato preparato, ma sempre senza risultato. E poi torno al telefono.
Alla fine, WhatsApp è una delle app che ci tiene più in contatto.
E di nuovo, scrivo a Gabriele.
In questo momento della giornata inizio a mandare degli audio infiniti, che non so con quale voglia lui ascolta, dove mi lamento, gli dico le mie preoccupazioni e di nuovo mi lamento e lo ringrazio.
Ogni sera.
Perché è lui che mi fa ridere, non mi fa deprimere. Probabilmente è l’unico punto buono della quarantena. Solitamente ci scriviamo circa fino a mezzanotte, io rischiando la vita perché se i miei genitori mi vedono finisco in punizione direttamente.
Poi con un passo felpato metto il telefono fuori dalla camera e...no aspetta.
Poi cerco inutilmente di mettere il telefono fuori dalla camera senza fare rumore, ma finisco per picchiare da qualche parte e mandare all’aria il piano del silenzio. Fortunatamente non si sveglia mai nessuno e posso tornare a dormire facilmente.
Ora si può pensare: va a dormire, non succede più nulla.
Sbagliato.
Primo: mentre dormo mi muovo e metà delle notti finisco per terra.
Secondo: un incubo da mesi mi disturba, e finisco per svegliarmi ad orari come le 4 del mattino.
E poi mi chiedo perché ho le occhiaie.
E la mattina dopo si riparte: sveglia di mia madre che urla perché sono in ritardo, colazione in video lezione, noia e soprattutto sempre praticamente chiusa nelle quattro mura della mia camera.
Ormai dall’inizio della quarantena è così, non so più che giorno è, quanto tempo è passato e non ricordo nemmeno le facce dei miei compagni.
L’unica fortuna è aver ritrovato un amico, che praticamente ignoravo, che mi fa stare meglio ogni giorno.
Probabilmente quando leggerà mi prenderà per pazza ancora di più, ma tanto so già che non giudicherà e si metterà solo a ridere.Spazio autrice 🌻
Ciao a tutti!
Questo racconto rappresenta davvero le mie giornate, senza finzioni.
E purtroppo, davvero mi lamento così tanto e ho così tanti problemi.
Mi sono impegnata molto per scrivere, se vi piace mettete una stellina ⭐, mi farebbe molto piacere! ❤️
Noemi🌻
La copertina è opera di _anna_does
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Settimana sconosciuta, giorno ignoto
General FictionNUOVI CAPITOLI OGNI GIORNO! ... Poi cerco inutilmente di mettere il telefono fuori dalla camera senza fare rumore, ma finisco per picchiare da qualche parte e fare una confusione assurda... Questo racconto e i prossimi, parlano di come ci si sente...