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Mi posizionai dinanzi alla finestra della mia camera e, nel mentre sorseggiavo un delizioso thé verde, osservai con stupore i colori autunnali che rendevano Cold Spring ancora più bella.
Il paesaggio era davvero spettacolare ed a quella vista, i miei occhi si riempirono di un tripudio di meraviglia che regalava emozioni suggestive.
Dopo quasi quattro mesi, ero ritornata finalmente nella mia piccola e amata cittadina.
Avevo lasciato il centro circa tre settimane fa e ciononostante, non mi ero per niente abituata a vivere fuori da quel luogo che era stato la mia casa.
Era stato strano ricominciare tutto da capo: dal non ricevere occhiate da parte di medici ed infermieri ad ogni pasto, (anche se quella mansione ormai era stata presa da mia madre); dal non effettuare più nessun controllo del peso ogni lunedì o nessuna seduta dagli strizzacervelli.
Avrei dovuto essere contenta di ciò ma, una piccola parte di me, probabilmente la più malata, non accettava che io potessi essere guarita.
Nei mesi precedenti, ero completamente intimorita da ciò che sarebbe potuto accadere una volta tornata alla normalità ed avevo addirittura paura di non farcela, sia psicologicamente che fisicamente.
Ma, proprio quando ero sul punto di mollare tutto, in me si accese una voglia di combattere che avevo ormai perduto da molto tempo.
Giorno dopo giorno, m'impegnai sempre più per raggiungere il peso prestabilito dall'équipe di medici e, dopo non pochi sforzi, ci riuscì.
Tuttavia, ritornare alla mia vecchia vita non era stato così difficile come immaginavo in precedenza.
Non era cambiato assolutamente nulla. Cold Spring era rimasta la stessa, ero io ad essere cambiata.
All'improvviso, sentì bussare alla porta.
<<Avanti>> mi limitai a dire, immaginando già chi potesse essere.
Proprio come avevo previsto, mio fratello Damien fece il suo ingresso.
Mio fratello ed io non ci assomigliavamo per niente: se non fosse stato per il cognome, nessuno mai si sarebbe accorto della nostra parentela.
I suoi capelli biondi in quel momento apparivano molto disordinati, mentre i suoi occhi azzurri facevano invece trapelare un sottile velo di stanchezza, probabilmente dovuto allo studio per i vari esami. Nonostante ciò, era sempre bellissimo.
<<Ti disturbo Jess?>>
<<Ovvio che no, cosa c'è?>> risposi abbozzando un sorriso.
Il nostro rapporto era nettamente peggiorato dopo il mio ricovero e nonostante tutto fosse acqua passata, esso non era migliorato.
Iniziò a gironzolare per la stanza e, una volta avvicinatosi allo scaffale della libreria, prese fra le sue mani la mia ultima lettura.
<<Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen. Hai proprio dei bei gusti sorellina, lasciatelo dire.>>
Posò il romanzo e riprese a camminare, sospirando di volta in volta.
<<Jess, mi dispiace.>> disse all'improvviso. Probabilmente sul mio viso era comparso un grosso punto interrogativo, perché non compresi subito a cosa si stesse riferendo.
<<Per cosa, Dam?>>
<<Per tutto Jess. Per non essere stato presente durante questi mesi, soprattutto. Ero così frustrato da questa situazione. Vederti così fragile è stato un colpo al cuore.>> prese fiato e ricominciò a parlare.
<<Avevo anche paura ad abbracciarti, con il timore che potessi romperti.
Il tuo ricovero poi, è stato davvero uno shock.
I primi giorni qui in casa si respirava un'aria così tesa che non immagini neanche, la mamma era totalmente chiusa in sé stessa, quando la sera rientrava in casa il più delle volte si rintava nel suo studio a svolgere ulteriore lavoro. Per me era totalmente impossibile che la mia sorellina mi avesse abbandonato.
Ho colpevolizzato te per dei voti negativi ad alcuni esami del college, per il dolore della mamma e per il mio. L'unica cosa che avrei dovuto fare sarebbe stato starti accanto. Sono un fratello orribile, spero che tu un giorno possa perdonarmi.>>
Alcune lacrime rigarono il mio viso e, una volta finito il suo sproloquio, non persi tempo ad abbracciarlo. Sino a quel momento, non mi ero mai soffermata a pensare a quanto dolore avessi causato.
<<La colpa è solo mia, mi dispiace Dam.>>
Sospirai pensando a quanto dolore avessi causato in quei mesi. Ero io la persona orribile, non lui.
<<Jessica, non darti colpe non tue. Sono stato io lo stupido, e me ne pento amaramente. Sono così felice che tu sia finalmente guarita. Mi sei mancata così tanto.>>
Damien ed io trascorremmo il pomeriggio insieme fra risate e chiacchiere sul più e sul meno. Mi era mancato tantissimo.
Prima di andarsene, mi lasciò un bacio sulla fronte e senza dire altro, si allontanò raggiungendo la porta.
D'improvviso si voltò e disse: <<Sai Jess, dovresti sorridere sempre. Sei bellissima quando lo fai.>>

Spazio Autrice!
Buona domenica a tutti.
In questo secondo capitolo la nostra Jess è finalmente ritornata a casa e sembra stare bene, ma chissà...
Nel frattempo abbiamo conosciuto anche Damien, il fratello della protagonista.
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate!
Un bacio😘

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