Russia, 1897
Edgar guardò la donna di fronte a lui con un misto di incredulità e malizia, ma l'espressione lussuriosa lasciò presto il posto a una decisamente preoccupata.
L'uomo non si sarebbe mai aspettato di vedere Ida Lebedev nella stanza degli ospiti che occupava abitualmente durante le frequenti visite al conte, infatti non si stupì che quello strano avvenimento era dovuto a una emergenza.
- Edgar ho bisogno del vostro aiuto, c'è un uomo che si aggira per la casa... - disse titubante, ma l'uomo la incoraggiò a continuare, totalmente spoglio del solito atteggiamento di scherno che era solito mostrare.
-Calmatevi Ida, raccontatemi tutto.
- Non c'è tempo, dovete controllare! – disse in preda al panico e afferrò la mano di lui per trascinarlo verso la porta.
Edgar oppose resistenza e tentò nuovamente di rassicurarla; se la situazione non fosse stata drammatica, avrebbe goduto di più nel sentirla così vicina.
- Dove? – chiese infine.
- Attraversava l'ala sud, io stavo tornando in camera mia dopo aver lasciato quella di Aalina, mi sono nascosta prima che mi vedesse, ma dalla poca luce delle finestre ho capito che non è nessuno della nostra servitù e nessun domestico attraverserebbe i nostri appartamenti a quest'ora! – spiegò senza quasi prendere fiato.
Era vero, per quanto i rapporti tra la servitù e i conti fossero distesi, nessuno di loro avrebbe mai attraversato i piani superiori della casa di notte, passando per i corridoi principali.
- Restate qui. – disse mentre recuperava l'arma e gli stivali.
- In camera vostra? Non esiste.
Ecco che riconosceva la solita, piccola dispotica Ida.
- Per la vostra incolumità. – affermò fissandola con quegli occhi di un blu così scuro da sembrare quasi neri.
- Ida, vi prego... - concluse avvicinandosi a lei che s'irrigidì per quell'invasione del suo spazio.
- Siate prudente. – riuscì solo a dire, stordita dalla sua vicinanza e dal suo sguardo.
Quando l'uomo chiuse la porta alle sue spalle, Ida si rese conto dello strano calore che percepiva sul viso e di quanto fosse risultata languida quella raccomandazione.
Si sentì stupida e si maledisse per aver cercato aiuto dall'unico uomo che meno meritava la sua considerazione. Avrebbe potuto chiedere aiuto a Grigoriy, del resto era anche lui un soldato ed era anche l'uomo di cui era innamorata in segreto da quando era poco più che adolescente.
L'istinto però le aveva fatto muovere i piedi nella direzione opposta a quella dove avrebbe trovato la stanza del ragazzo, così si era ritrovata in quella camera, l'ultima in cui avrebbe mai potuto immaginarsi.
***
Quando Ida distolse gli occhi dal cadavere, posò il suo sguardo su un altro dettaglio che la sconvolse maggiormente.
Sua sorella Aalina e Grigoriy che si tenevano per mano.
Portò una mano sul ventre e l'altra si puntellò sulla parete per sostenere il peso del suo corpo, mentre le gambe si facevano molli e una brutta sensazione le schiacciava il petto.
Quando sollevò lo sguardo, corse istintivamente a cercare quello Edgar.
L'uomo, sudato e ancora leggermente ansante ricambiò subito, quasi come si aspettasse di essere intercettato. Non che fosse difficile, dato che tutti i presenti nella sala guardavano lui o il corpo che giaceva inerme ai suoi piedi.
Improvvisamente l'intrusione e il potenziale attacco ad una delle famiglie più influenti di Mosca passò in secondo piano per Edgar e per Ida.
L'uomo le scoccò uno sguardo provocatorio, era lì che chiedeva "Davvero non avevi capito nulla di quei due?", ma non lo fece e si limitò a rimproverarla per aver disobbedito al suo ordine di restare al sicuro, nella sua camera.
- Vi avevo detto di restare al sicuro nella mia stanza! – abbaiò nella sua direzione e la donna si rese conto immediatamente che quel rimprovero avrebbe dato adito a un enorme malinteso.
Il volto di Ida andò in fiamme, mentre il suo solito orgoglio spocchioso le veniva in soccorso, aiutandola a tenere alta la testa e lo sguardo.
- Non potevo certo chiedere aiuto a voi senza svegliare anche mio padre! – protestò, fugando ogni dubbio sulla sua presenza nella sua stanza. Anche se i suoi genitori sapevano come erano andati i fatti, non voleva che il resto degli ospiti e la servitù potesse fare congetture sulla sua virtuosità.
Soprattutto non voleva che Grigoriy fraintendesse.
All'improvviso si ricordò di ciò che stava accadendo tra lui e sua sorella e si sentì mortificata, ma la sensazione non durò a lungo perché lo sguardo di Edgar, fisso su di lei, la spronava a giocare a un gioco meschino.
Quella sfida silenziosa ebbe però vita breve, suo padre Kirill si era voltato verso la folla e aveva iniziato a mandare via tutti, rassicurandoli e affidando alla moglie il compito di gestire le figlie e il resto degli ospiti.
Grigoriy e Aalina si allontanarono subito, tenendo un'ampia distanza mentre tornavano ognuno nelle proprie stanze, convinti che nessuno avesse notato quanto in realtà fossero vicini.
Ida osservò bene i due e capì che non poteva fare più nulla per negare a se stessa l'evidenza dei fatti, ma soprattutto si chiese dove avesse sbagliato con Grigoriy.
Prima di abbandonare anche lei la sala, lanciò un ultimo sguardo a suo padre e a Edgar, si stavano allontanando dal corpo, lasciando alla servitù l'ingrato compito di spostarlo.
Suo padre lo stava ringraziando e i due avevano iniziato a conversare in maniera fitta e anche se Ida era grata della presenza di Edgar, non poteva fare a meno di pensare che quello spiacevole episodio sarebbe stata l'ennesima gloria per quella canaglia.
STAI LEGGENDO
La Proposta
RomanceRussia, 1897. Ida Lebedev è la giovane figlia di uno dei nobili più influenti della Russia, ma è anche una donna testarda e poco incline alla prospettiva di un matrimonio combinato. Tale ostilità è dettata dall'amore per il giovane Grigoriy Volkov...