Capitolo III - Parte I

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Si rivedeva ancora, timido quando si trattava di lei, poco più di un'ombra in quella sala, mentre ammirava la ragazzina diventare un piccola donna e lì, in preda alla gelosia per tutte quelle mani offerte per danzare, si era scoperto innamorato di una Ida ancora quindicenne.

Ma sapeva bene che, per quanto fosse ben voluto nella famiglia dei Lebedev, suo zio Kirill non avrebbe mai preso in considerazione la sua proposta di matrimonio. Non avrebbe sprecato l'occasione di sistemare sua figlia con un ragazzo, il cui titolo nobiliare era sempre stato messo in discussione e che non possedeva nessuna influenza politica.

Afferrò l'orlo della camicia da notte e lo sollevò, scoprendo lentamente le cosce pallide, morbide e toniche al tempo stesso e le accarezzò con i palmi con la stessa delicatezza che si riserva ad una porcellana fragilissima.

Poi, quasi esitando, le sfilò l'indumento e una cascata di capelli color oro le si sparpagliarono sulle spalle e sui seni, sfiorandogli il petto con le punte.

Istintivamente Ida portò le braccia al seno per pararlo dallo sguardo di Edgar, anche se una parte di lei voleva ardentemente che lui la guardasse e che le dicesse ancora una volta quanto fosse bella.

- Posso? – chiese usando il tono più dolce che avesse e sembrò funzionare perché Ida, anche se con iniziale titubanza, scostò le braccia, lasciando però che i capelli la celassero ancora.

Edgar afferrò le ciocche corpose, formando una coda disordinata e la attorcigliò attorno alla mano e la usò per attirarla dolcemente verso il suo busto, mentre l'altra mano sfiorò la schiena con la punta delle dita.

Fu Ida a chinarsi sulle sue labbra, forse perché lo desiderava veramente, o forse per interrompere quella staticità imbarazzante e il contatto visivo con Edgar a cui non era abituata, non se si trattava di mettere in gioco i sentimenti.

Incoraggiato dall'iniziativa, l'uomo le afferrò una natica e la spinse istintivamente contro la sua mascolinità e Ida mugolò nella sua bocca.

Il sesso di Edgar spingeva proprio in quel punto preciso dove più sentiva il desiderio diventare insistente, quasi fastidioso, lo stesso punto che da ragazzina aveva scoperto, quando fantasticava su Grigoriy.

L'uomo interruppe il contatto solo per sollevare il busto e sfilarsi la camicia, lasciando Ida alquanto perplessa.

Dal canto suo, era la prima volta che vedeva un uomo a petto scoperto, quindi non aveva un metro di paragone, eppure qualcosa le disse che era davvero un peccato che Edgar dovesse girare tutto vestito.

Sfiorò i contorni definiti del petto e dell'addome, prima di risalire sulle spalle e scendere nuovamente sui bicipiti, tesi e gonfi per lo sforzo di reggere il peso di entrambi.

Ida ci avrebbe giurato, Grigoriy non aveva lo stesso fisico di Edgar, primo perché era più snello, secondo perché il servizio militare che stava prestando non era paragonabile a quello svolto dal fratello. Preservato da lavori più amministrativi e poco pericolosi, Grigoriy godeva della protezione donata dal suo titolo e dalle raccomandazioni del defunto padre.

Edgar si sentì orgoglioso e compiaciuto di sé stesso mentre si godeva le carezze e lo sguardo di Ida sul suo corpo e per un attimo lei sembrò essersi completamente dimenticata di essere nuda.

Quella fu un'arma a doppio taglio perché, se da una parte poteva guardare indisturbato le sue forme, dall'altra lo rendeva quasi incapace di controllarsi e non voleva spaventarla o sembrargli troppo brusco.

Mentre contemplava Edgar, Ida pensò istintivamente al cugino Olaf e rabbrividì immaginandoselo al posto dell'uomo che giaceva sotto di lei. Aveva visto Olaf solo un paio di volte durante l'ultimo anno e la descrizione che ne aveva fatto Edgar era molto accurata, sebbene fosse scarna di particolari minuziosi, ma era essenziale per spegnere ogni fantasia erotica.

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