Capitolo II

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Le pantofole attutirono i suoi passi, mentre con furtività si dirigeva verso il piccolo studio che per anni era stato il suo rifugio.

Inizialmente era stato utilizzato da suo padre, fino a quando il conte non aveva deciso di regalarlo a lei, ordinando di costruire una ulteriore libreria per accogliere tutti i volumi in possesso di Ida.

Non che approvasse quel passatempo, che aveva portato sua figlia lontano da una vita a lei più adatta: quella coniugale.

Kirill era un uomo buono con le sue figlie, ma da troppi anni combatteva con la maggiore affinché si decidesse a prendere in considerazione un buon partito. Purtroppo per lui, Ida era da sempre innamorata di Grigoriy, non il partito influente che Kirill si aspettava, in particolare per la sua primogenita.

No, il conte voleva un matrimonio che garantisse un contratto vantaggioso, soprattutto in vista di una potenziale rivolta.

Quando Ida abbassò la maniglia ed entrò nello studio, fu sorpresa di trovare il camino acceso, salvo spaventarsi nel notare che la poltrona, la sua poltrona, era occupata.

La paura si tramutò in rabbia quando capì chi si era introdotto in quella parte della sua casa così intima.

- Non dovresti girare da sola a quest'ora, soprattutto non dopo gli ultimi avvenimenti di stasera.

Edgar non si prese la briga di girarsi, restò con il corpo rivolto al camino, in una postura comoda, ma non adatta alla presenza di una signora.

- Cugino Edgar, non siete il benvenuto nel mio studio, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti di stasera. – lo rimbeccò lei, posando una mano sulla pesante scrivania e l'altra sul fianco.

Per quanto fosse sollevata nel sapere che una potenziale minaccia per lei e la sua famiglia era stata eliminata, era del parere che l'intruso avrebbe dovuto essere consegnato alla giustizia e non ucciso nel salone di casa sua.

- Non lo avrei mai immaginato. – rispose sarcasticamente.

Si alzò lentamente per provocarla ulteriormente e si voltò nella sua direzione.

- Cosa ci fate qui? – chiese seccata, ma non riuscì a fare a meno di guardarlo come si deve, prestando attenzione a tutto ciò che, in preda allo spavento, non aveva notato da quando era entrata nella sua stanza.

Osservò come la camicia cadeva, leggermente slacciata, su quelle spalle larghe e sul quel busto troppo tonico per essere quello di un nobile. Deglutì quando lui si avvicinò fino a posare anche lui una mano sulla scrivania.

- Aspettavo voi.

- Quanta impertinenza. Spadroneggiate dalla mattina alla sera ogni volta che venite in casa mia, ora mi tendete anche gli agguati? – chiese sprezzante e non poté ignorare la fossetta sulla guancia destra mentre le accennava un sorriso di sfida.

- No, io dagli agguati vi salvo. Sono qui per consolarvi, Ida.

- Oh cugino, potete dormire sonni tranquilli, l'evento di stanotte non mi ha sconvolta così tanto. – mentì, staccandosi dal mobile e lo superò, diretta verso il camino.

- Ma io non mi riferivo all'intruso.

Ida sapeva con certezza a cosa si riferisse, ma continuò a rimanere impassibile, anzi cercò ulteriormente di essere dispotica nei suoi riguardi.

- E allora non so proprio a costa stiate alludendo.

- A mio fratello e a vostra sorella. Coppia graziosa, non trovate? – disse posando il fondoschiena sul bordo della scrivania e incrociò le braccia sul petto.

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