Sotto il suo palazzo , la vita scorreva. Indifferente dei pochi minuti che le rimanevano. A Federica sembrava di sentire tanti ventricoli disperati , contrarsi e urlare. Come se la meccanica sequenza cardiaca fosse solo un ispessimento dell'agonia. Chiuse gli occhi e immaginò con tutta la potenza del suo cervello stordito di scomparire. Immaginava vortici di energia che roteavano velocissimi. Illudeva se stessa di essere sospesa al centro di quella gravitazione folle. Sentiva gli occhi muoversi dentro alle palpebre e le meningi scambiarsi di posizione. I muscoli facciali si contraevano spasmodicamente e il collo si inclinava paurosamente verso la schiena. Per un attimo credette di avercela fatta e si spaventò a morte. La sua mente era un'arma alimentata dalla paura. Non poteva più resistere da sola con lei. Allungò il piede tremolante verso il pavimento, cautamente, quasi a voler testarne la sicurezza. Il legno sembrava essere rimasto lo stesso. Perlomeno in quel punto. Il balcone era a pochi passi. 38:45..38:44,38.43... Se un bambino fosse nato e vissuto su quel balcone al 28 piano, avrebbe compreso solo il cielo, fin quando un buon metro e mezzo d'altezza gli avesse permesso di sporgersi dalla balaustra per sconvolgere tutta la sua realtà . Anche Federica puntò il suo sguardo da qualche parte lontano dalla terra. Nell'infinite possibilità dell'universo, una persona stava ricambiando quello sguardo, in attesa della fine. Un'anima a milioni di anni luce cercava proprio lei , scandagliando il suo misterioso firmamento. Rabbrividì. A 100 metri dal suolo , la città pareva meno rumorosa. Suonava come una chitarra al piano di sotto. Ma la fine del mondo aveva reso le persone distorte disinibite, rumorose. Il fluire denso di automobili era diventato un'immobile scacchiera ove tutti correvano si affannavano e sparavano, come mai avevano fatto prima.