I walk through the valley of the shadow of death
and I fear no evil because I'm blind to it all
and my mind, and my gun
they comfort me,
because I know I'll kill my enemies when they come.Surely goodness and mercy will follow me
all the days of my life
and I will dwell on this earth forevermoreSad, I walk beside the still waters and they restore my soul
But I can't walk on the path of the right,
because I'm wrong.Mani, ovunque. Avevano osato, quindi. Senza pietà.
Lo sapevano. Lo sapevano che era una donna abusata. Aveva sporto denuncia, un ordine restrittivo. Ma, ancora, si stupiva di quanto l'essere umano potesse essere infido. E ipocrita.
Per questo se n'era andata.
Perché sapeva di avere anche lei un lato oscuro. Ma, almeno, aveva smesso di fare finta che non fosse così.
Come aveva fatto ad essere così stupida? Un albero liscio, senza rami. Anche un bambino avrebbe scelto un altro albero. E invece no. E così, l'avevano presa. L'avevano uccisa alle orecchie del mondo. Alle orecchie del Professore. E poi, l'avevano messa su un fottuto blindato e l'avevano "perquisita", come dicevano loro. L'avevano spogliata, rivestita. E molto altro. E poi Angel era entrato nel furgone. L'aveva abbracciata. Solo un altro povero ipocrita.
Gli occhi vitrei, lo sguardo fisso. Figli di puttana. Se fosse uscita viva da quel furgone, da tutta quella merda, gliela avrebbe fatta pagare.
"La giustizia", cos'è infondo?
Dove sta la soglia? Tra ciò che è giusto e ciò che è necessario?
E se ciò che è necessario fosse totalmente ingiusto, potrebbe forse diventare giusto per il semplice motivo che la causa per la quale viene messo in atto sia essa stessa giusta? Renderebbe l'ingiusto meno ingiusto?
La verità è che è la pretesa stessa di giustizia ad essere totalmente e paradossalmente trascendentale. L'atto di ritenersi al di sopra di qualsiasi umanità, a qualunque costo, a qualunque prezzo. Anche a prezzo di sacrificare segretamente quell'ideale di giustizia tanto agognato. Ma, in silenzio, ovviamente. I media non devono saperlo.
Aveva scelto. Il giorno in cui aveva davvero capito fino a che punto per tutti quegli stronzi nella tenda era più importante ciò che i giornali dicevano piuttosto che ciò che fosse davvero importante.
Alla fine, si riduce tutto ad una questione di punti di vista.
E di chi si vuole essere.
Un eroe, ipocrita e privo di onore.
O un criminale, fottutamente sbagliato ma con qualcosa di vero per cui vivere.
Fissò le catene ai polsi ed alle caviglie. Era fregata, per davvero stavolta. Fece un respiro profondo, nonostante il dolore all'addome, e giurò che non avrebbe mai tradito la banda. Per nessun motivo. Ormai, le cose erano due. O la tiravano fuori di lì, oppure era completamente fregata. Non c'era una terza alternativa. Indulto, riduzione della pena, buona condotta. Cazzate. Non avevano avuto pietà nel metterla su un blindato, non ne avrebbero di certo avuta da quel momento in avanti.
Sentiva le sirene spianate.
Ripensò al Professore ed a quello che le aveva detto quando era chiusa in quel pollaio, prima che l'inferno cominciasse davvero. Era stata la più bella dichiarazione d'amore che qualcuno le avesse mai fatto.
All'improvviso, il motore si spense. Non seppe quantificare quanto tempo fosse passato, ma era ancora giorno perché quando la porta si aprì la luce la investì accecandola. Entrarono due agenti che le fecero mettere una giacca e un passamontagna da poliziotto.
Perché travestirla come uno di loro? Forse volevano umiliarla. Non ne sarebbe rimasta stupita. La obbligarono a scendere, slegata, ma con una pistola puntata alla schiena, un'altra ipocrisia. Il mondo vedeva una cosa, mentre ne accadeva un'altra.
Si guardò intorno e vide una folla di persone urlanti dietro delle transenne, la maggior parte portavano la maschera di Dalì. Capì.
Erano alla banca di Spagna. La fecero entrare nella tenda e lì la vide. Alicia. L'ultima persona che desiderava vedere sulla faccia della terra. Si tolse il passamontagna e tutti nella tenda si voltarono e sussultarono nel vederla. Un sorriso le affiorò sulle labbra, aveva lasciato un segno in ognuno di loro. E anche bello grosso, a giudicare dalle loro facce. Un segno invisibile, ma che ti corrode, da dentro. "L'ispettore, colei che abbiamo ammirato e seguito per tanti anni, di cui ci fidavamo, ci ha traditi. È passata all'altro lato. Vorrà pur dire qualcosa no? Ah, no. Noi siamo i bravi poliziotti, lei è la cattiva!"
- Ciao, Raquél -
Un impeto di rabbia la pervase. Si trattenne dal rispondere. In sole due parole aveva rischiato di mandare all'aria la sua relazione, chissà cosa avrebbe potuto fare in tutte le ore che la aspettavano in sua compagnia. Ma non gliela avrebbe data vinta, mai.
- Non mi rispondi? Mi sento dispiaciuta, credevo fossimo amiche! -
Rise
- È Lisbona - le rispose infine.
Anche Alicia rise. Ma non aggiunse altro, si voltò e le fece strada verso il fondo della tenda. Non che Lisbona la seguisse di sua spontanea volontà. La fecero sedere in un luogo isolato della tenda e la ammanettarono ad un tavolo.
Alicia si sedette di fronte a lei e si mise a fissarla in silenzio.
- Lo sai che non ti dirò niente, Alicia -
- Oh sì, lo so bene, Lisbona -
- E allora perché mi hai fatta portare qui? -
- Beh, Lisbona. Pensavo di ricattarti. O meglio, usiamo un termine più accettabile. Pensavo di proporti un accordo. -
Lisbona rise.
- Potrei proporti un accordo, del tipo: tu ci consegni il Professore e io ti offro una riduzione della pena. Oppure ci consegni il Professore e io farò finta di non sapere dove vivono tua madre e tua figlia. Sarebbe un peccato se quella piccola bambina adorabile andasse a vivere con un depravato come il tuo ex marito! -
Si fermò per guardare Lisbona, che aveva smesso di ridere. Se l'era aspettato, era ovvio che l'avrebbero ricattata. Che le avrebbero proposto un accordo. Ma erano tutte palle, non appena avesse parlato avrebbero fatto completamente il contrario di ciò che Sierra le stava offrendo. E poi, Sérgio sapeva che l'avevano presa. Sapeva che avrebbe dovuto spostare la sua famiglia e metterla in salvo in un porto sicuro non rintracciabile dalle forze speciali. Per questo non avrebbe parlato. Le due cose più importanti della sua vita erano in salvo. Questa era l'unica cosa importante.
- Ma so che non accetterai - continuò Alicia.
Lisbona la guardò di sbieco, senza capire.
- Mi hai chiesto perché ti ho fatta portare qui, se già sapevo che sarebbe stato inutile? Beh, se non faccio finta di proporti un accordo, e se non dimostro a tutti che tu lo rifiuti, come pensi che io possa mantenere la mia dignità quando ti porterò negli scantinati dei servizi segreti per fartela pagare per aver infangato l'immagine dei servizi investigativi spagnoli? Oh, e poi, sotto tortura tutti parlano, cara -
Lisbona fu scossa da un tremito. Si era sbagliata. Il vero inferno non era ancora iniziato.
Quella era solo l'anticamera.
La lasciarono in isolamento per ore. Senza sapere cosa stesse succedendo fuori. Finché, la sua attenzione non fu attirata da qualcosa che stava succedendo dall'altra parte del telo che divideva il suo isolamento. Tutti si erano alzati in piedi, all'improvviso, con gli occhi fissi sullo schermo. Si alzò, doveva essere successo qualcosa. Doveva vedere. Qualcuno cercò di trattenerla ma Sierra blaterò qualcosa in merito al rispetto di un momento delicato. Guardò gli schermi. E la vide. Una bara, che usciva dalla banca di Spagna portata da quattro uomini in completo nero. I militari tutto intorno, visibilmente pronti per un assalto, si erano pietrificati. Lisbona scoppiò in lacrime, un'altra vita. Un'altra vita rubata. Incontrò la spalla di Angel su cui piangere, ma non le diede poi tutto quel conforto. Nessuno della banda aveva mai attentato alla vita di nessuno. Il loro scopo non era mai stato la violenza. "Iniezione di liquidità", quelle erano le parole che le avevano fatto aprire gli occhi. Potevano definirli criminali, ladri, depravati. Ma non erano assassini. Mentre invece, in quel momento, era la cosiddetta giustizia ad essersi appena trasformata in un'assassina. Forse il modo in cui volevano dimostrare la scorrettezza del sistema era poco ortodosso, ma dopotutto, il fine non giustificava i mezzi?
- Allora? Dov'è il Professore? -
Alicia le si era parata davanti e aveva pronunciato quella domanda con uno dei suoi sorrisi falsi. Che stronza.
- Fanculo - fu la risposta di Lisbona.
Fu la sua condanna. Sierra fece un cenno con la testa, e quattro agenti la strattonarono, la rivestirono da poliziotta e la portarono fuori, sbattendola di nuovo sul blindato che l'aveva portata in quella tenda solo qualche ora prima. Prima che la porta venne sbattuta fece in tempo ad intravedere la bara appoggiata a pochi metri dal furgone. Riuscì a leggere cosa c'era scritto. Nairobi.
Non si meritava questo.
Nessuno di loro lo meritava.
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My life is going on
FanfictionE se invece che portare Lisbona nella tenda per interrogarla, Sierra si fosse decisa a fare molto di peggio? Angst - Introspettiva - Thriller Ambientata alla fine della 3 stagione. Dal testo: L'avevano presa. L'avevano uccisa alle orecchie del mond...