Parte 4- Euristica

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L'euristica è una parte dell'epistemologia e del metodo scientifico nella ricerca che si occupa di favorire l'accesso a nuovi sviluppi teorici, nuove scoperte empiriche e nuove tecnologie.

Si definisce, infatti, procedimento euristico, un metodo di approccio alla soluzione dei problemi che non segue un chiaro percorso, ma che si affida all'intuito e allo stato temporaneo delle circostanze, al fine di generare nuova conoscenza. In particolare, l'euristica di una teoria dovrebbe indicare le strade e le possibilità da approfondire nel tentativo di rendere la teoria "progressiva", in grado, cioè, di garantirsi uno sviluppo empirico tale da prevedere fatti nuovi non noti al momento dell'elaborazione del nocciolo della teoria.

In psicologia le euristiche sono semplici ed efficienti regole che sono state proposte per spiegare come le persone risolvono, danno giudizi, prendono decisioni di fronte a problemi complessi o informazioni incomplete.
Il principio che giustifica l'esistenza di euristiche è quello secondo cui il sistema cognitivo umano è un sistema a risorse limitate che, non potendo risolvere problemi tramite processi algoritmici, fa uso di euristiche come efficienti strategie per semplificare decisioni e problemi.

Sebbene le euristiche funzionino correttamente nella maggior parte delle circostanze quotidiane in certi casi possono portare a errori. Infatti l'euristica fondamentale è il cosiddetto “prova e sbaglia” (trial and error), che può essere usato in ogni contesto: dall'applicazione di dadi e bulloni alla risoluzione di problemi algebrici. Di seguito sono riportati alcuni esempi di euristiche molto utilizzate, prese dal libro “How to solve it” di George Pòlya.

- Provare a fare un disegno quando si ha difficoltà nel comprendere un problema.

- Nel caso in cui non si riesca a trovare una soluzione plausibile a un determinato problema, assumere mentalmente di conoscere già una risposta e partire da essa per scoprirne di nuove.

- Provare a esaminare un esempio concreto nel caso in cui ci si trovi di fronte a un problema molto astratto.

- Provare a risolvere un problema più generico di quello in analisi (paradosso dell'inventore: il piano più ambizioso può avere più possibilità di successo).

Sebbene gran parte delle euristiche siano state scoperte da Amos Tversky e Daniel Kahneman il concetto fu originariamente introdotto da Herbert Simon, laureato e Premio Nobel per l'economia. Egli diceva che l'essere umano opera all'interno della razionalità limitata. A questo proposito Simon coniò il termine “satisficing”, il quale denota una situazione dove persone che cercano soluzioni a un determinato problema, si ritengono soddisfatte di risposte sufficientemente buone per i loro fini, nonostante queste soluzioni non siano realmente ottimizzate. Di seguito una citazione di James G. March, allievo di H. Simon:

«Le euristiche sono regole pratiche per calcolare determinati tipi di numeri o per risolvere certi tipi di problemi. Sebbene le euristiche psicologiche per la soluzione di problemi siano normalmente sviluppate nell'ambito della discussione sulla razionalità limitata come risposta a limiti cognitivi, esse possano venire interpretate altrettanto facilmente come versioni di un comportamento basato su regole che segue una logica diversa da quella della conseguenza.»

(en:James G. March)

Anche Gerd Gigerenzer si occupa di euristica. Egli si focalizza sulle proprietà “Fast & Frugal”, cioè utilizza l'euristica in maniera molto precisa eliminando, di conseguenza, gran parte dei bias cognitivi di cui l'essere umano è succube per natura. Da una particolare ricerca di Gigerenzer e Wolfgang Gaissmaier risulta che sia i singoli individui che le organizzazioni si basano sulle euristiche in modo adattivo. I due ricercatori appena citati hanno anche scoperto che ignorare una parte delle informazioni (relative alla presa di una decisione), piuttosto che considerare tutte le opzioni, può effettivamente portare a una scelta più accurata.

L'euristica nell'ambito della psicologia cognitiva

Le euristiche, tramite una maggiore ricerca e raffinatezza, hanno cominciato a essere applicate ad altre teorie o a essere spiegate da esse. Per esempio anche la CEST (Cognitive-Experiential Self-Theory) ha una visione adattiva dell'elaborazione euristica. A volte gli individui considerano razionalmente, logicamente, sistematicamente, volutamente e verbalmente i problemi. Altre volte invece gli individui considerano le questioni in modo intuitivo, senza sforzo, a livello generale ed emotivamente. Da questo punto di vista le euristiche sono parte di un più ampio sistema di elaborazione dell'esperienza che spesso è adattabile, ma anche vulnerabile a errori in situazioni che richiedono un'analisi molto più logica.

Nel 2002 Daniel Kahneman e Shane Frederick proposero (o teorizzarono) che l'euristica cognitiva funzionasse per mezzo di un sistema chiamato sostituzione dell'attributo, che avviene senza consapevolezza conscia. In base a questa teoria, quando qualcuno esprime un giudizio (di un "attributo target") che sia complesso da un punto di vista computazionale, lo si sostituisce con un "attributo euristico" calcolato più semplicemente. Tali euristiche sono attualmente concepite come processi di sostituzione di attributi, nei quali un attributo target (per esempio una classe) è sostituito da uno euristico (per esempio un prototipo) più accessibile per ragioni cognitive o affettive.

Negli scorsi decenni nella psicologia cognitiva sono state individuate diverse euristiche, tra cui le più conosciute e studiate sono:

- Euristica della rappresentatività: si tende a sovrastimare il valore informativo di piccoli campioni, attribuendo caratteristiche simili a oggetti simili, spesso ignorando informazioni che dovrebbero fare pensare il contrario.

- Euristica della disponibilità: si tende a stimare la probabilità di un evento sulla base della vividezza e dell'impatto emotivo di un ricordo, piuttosto che sulla probabilità oggettiva. La frequenza di un'informazione è un elemento chiave per trarre delle conclusioni. È particolarmente utilizzata nella formazione delle previsioni ed è la chiave del ragionamento induttivo. L'uomo “campiona” la propria memoria e utilizza le informazioni recuperate come un indice di frequenza. Il che è soggetto a diversi tipi di bias.

- Euristica affettiva: i giudizi e le decisioni sono prese a partire dalle emozioni suscitate dal problema e dalle modalità con cui lo stesso è posto. In questo caso si è in presenza di un processo di sostituzione di “Cosa penso di ciò?” con “Cosa provo pensando a ciò?”. Ciò impatta soprattutto sulla percezione delle componenti di rischio di una situazione e di un insieme di scelte. Sapendo che l'uomo è in genere avverso al rischio, si rileva sperimentalmente un aumento del valore attribuito dal proprietario a un bene posseduto, confrontato allo stesso bene reperibile sul mercato.

- Euristica dell'ancoraggio: se si deve dare una stima di probabilità di un evento, essa è sistematicamente influenzata da un termine di paragone. Questo tipo di euristica descrive la comune tendenza umana a fare troppo affidamento sulle prime informazioni che si trovano (“anchor, ancora”) quando si cerca di prendere una decisione. Ovvero l'uomo sembra utilizzare ogni informazione resa intenzionalmente disponibile nel processo della presa delle decisioni, secondo strategie di riduzione della distanza (mediazione) da quanto comunicatogli, anche se oggettivamente non pertinente con il problema.

L'eurisma è lo schema mentale, tipico nell'uomo, che impedisce il corretto svolgimento del "procedimento euristico". Comporta una sorta di "ancoraggio" a ciò che appare più visibile, impedendo di leggere più in profondità e attivare la parte creativa e intuitiva della mente.

Edit: Volevo condividere questo argomento con chiunque leggesse la mia raccolta di pensieri perché lo trovo particolarmente interessante, ogni frase è tratta da Wikipedia e sinceramente non trovo parole migliori per esprimere un concetto del genere.

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