blame it on the night

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Please don't go, I'll eat you whole

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Please don't go, I'll eat you whole.
I love you so, I love you so, I love you so.
- Breezeblocks; Alt-J

Tsubasa apre gli occhi lentamente e con inusuale fatica.
Ciò che vede non è la solita, flebile luce arancione che inonda la sua stanza appena si sveglia per andare a correre, ma è più che altro un misto di arancione, giallo, bianco, colori forti e accecanti per essere appena sveglia. Fatica ad aprire i sottili occhi scuri, emettendo un mugolio lamentoso nel mentre, e cerca di mettere a fuoco ciò che la circonda.
Vede due cose, la prima è l'erba verde e fresca bagnata dalla rugiada del mattino, la seconda è il corpo di Satori steso sopra di essa.
Ci mette un po' a notare che il suo corpo non è solo sdraiato di fianco a lei, ma addirittura intrecciato con il suo, il braccio destro del ragazzo è infatti avvolto attorno alle sue spalle e le dita lunghe e affusolate disegnano piccoli cerchi sulla sua schiena.
E' piacevole, un contatto che non avevano mai avuto prima anche se non si poteva ancora definire come vera e propria intimità. Pensando all'intimità, si ricorda della notte prima e ricorda il perché si trovino lì in quel momento. Non erano mai tornati a scuola, si erano addormentati su quello stralcio di erba che dava sui palazzi di Sendai e si erano baciati.
Ecco, ecco che cosa c'era di stranamente intimo tra loro che non fosse necessariamente quello stare abbracciati. Si erano baciati e lei ricorda esattamente quella sensazione delle lacrime sulle loro guance e del calore delle loro labbra.
Lo guarda mentre lui ancora rimane sdraiato pacificamente sul prato, gli occhi chiusi e se non fosse per le dolci carezze che le stava lasciando avrebbe pensato fosse addormentato.

"Satori-kun..." mormora Tsubasa, muovendosi impercettibilmente.

Tendou si immobilizza immediatamente, smettendo di cercare contatto con la sua mano destra e ritraendo il braccio.

"Y-Yamashita, dovremmo tornare a scuola" dice semplicemente lui, mettendosi a sedere e costringendo la ragazza a separare i loro corpi.

Yamashita.

Lei si ricorda di avergli detto il suo vero nome, Tsubasa, lo ha fatto perché è l'unico che sente in grado di chiamarla così.
Ma scaccia il pensiero in fretta, pensando semplicemente che è mattina molto presto e che lui ha passato mesi interi a chiamarla così, quindi non c'è nulla di cui preoccuparsi.

"Va bene" risponde lei.

Montano entrambi sulla bicicletta e ripartono all'alba.
La testa di Tsubasa fa male, le pulsa e desidera non aver passato tutta la notte lì a prendersi l'umidità dell'erba sulla nuca. Gli occhi sono ancora un po' rossi e bruciano, e anche qui desidera non essersi lasciata così tanto andare con le emozioni e avrebbe preferito far scorrere meno lacrime sulle sue guance. E poi, le sue labbra sono lievemente secche, ma qua non si pente di aver passato la notte a baciarsi con Satori.
Non si dicono niente mentre percorrono la strada verso scuola.
Tsubasa vorrebbe parlargli del bacio e chiedergli qualcosa, ma lei quella mattina sente che lui è strano e preferisce non dire niente per ora, meglio lasciargli del tempo per riposare da quella nottata insonne.
Arrivano a scuola con abbondante anticipo rispetto all'inizio delle lezioni, e Yamashita scende dalla bici come ha sempre fatto, aggiustandosi la gonna dell'uniforme ascoltando lo sferragliare della ruota contro la ringhiera del parcheggio delle biciclette.

𝘣𝘭𝘰𝘰𝘮 𝘭𝘢𝘵𝘦𝘳 | 𝘵𝘦𝘯𝘥ō 𝘴𝘢𝘵𝘰𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora